Le 400 strutture residenziali socio-assistenziali per minori presenti in Sicilia accudiscono ogni mese, per conto dello Stato, migliaia di bambini e ragazzi, italiani e stranieri, ai quali vengono forniti vitto, alloggio e servizi socio-educativi. In cambio dovrebbero percepire una retta che però lo Stato trasferisce in media con 6/12 mesi di ritardo, in molti casi ben oltre l’anno. Una circostanza insostenibile per chi lavora nel settore e che rischia di ripercuotersi sul destino stesso dei minori.
In tutte le strutture dell’Isola, e non solo, si va avanti a stenti, solo grazie alla disponibilità e alla forza di volontà dei lavoratori, che non percepiscono lo stipendio per mesi. In questa condizione sono frequenti i casi in cui molte cooperative sociali non ce la fanno e sono costrette a dichiarare fallimento, nonostante i crediti vantati nei confronti degli Enti locali.
La situazione va avanti ormai da anni, ma da un po’ di tempo a questa parte un nutrito gruppo di realtà, dopo una serie di incontri e manifestazioni, ha deciso di riunirsi in un coordinamento regionale nato la scorsa settimana a Villarosa, in Provincia di Enna. Qui si sono dati appuntamento i referenti delle provincie siciliane. L’obiettivo è quello di dar voce ad un comparto in profonda crisi “a causa – scrivono i rappresentanti del coordinamento in un documento da loro sottoscritto – del disinteresse e della mancanza di programmazione delle politiche locali e regionali”.
“Da troppo tempo – si legge nel documento – a fronte della necessità di approfondire studi ed incrementare azioni di tutela e sostegno di famiglie e minori, le istituzioni pubbliche siciliane rispondono con astrusi calcoli economici-finanziari che hanno imposto agli enti del privato sociale di chiedersi (senza riuscire a darsi spiegazioni valide) quale e quanto sia per le istituzioni pubbliche il valore economico-finanziario corrispondente al benessere di vita dei piccoli e giovani assistiti in strutture residenziali socio-assistenziali”. È duro l’atto d’accusa che viene rivolto alla politica, colpevole di aver ridotto la tutela dei minori ad un mero calcolo monetario.
“Da queste premesse – dichiarano – nasce la necessità di scendere in campo, o come piace dire a questi operatori sociali, scendere in strada per stimolare una riflessione seria, uno studio attento finalizzato a proporre piani concreti e rendere chiari ed attuabili progetti ed azioni operative attraverso la creazione di una associazione che partendo dalla base, da chi ogni giorno sta sul campo in prima fila, porti dentro le istituzioni il grido disperato dei minori e degli operatori”.
È questo il primo passo che prelude alla costituzione di un soggetto formale che rappresenti tutte le realtà coinvolte e all’adozione di iniziative forti di protesta. “È stato siglato un patto, un impegno, con proposte concrete che a breve vedrà la nascita di una nuova associazione che sarà impegnata a proporsi quale interlocutore serio e credibile dinanzi alle istituzioni che dovranno avere orecchie ben aperte disposte ad ascoltare”.
Ad oggi sono circa 200 le cooperative sociali che hanno dichiarato di aderire alla rete. Una realtà molto numerosa a cui le istituzioni saranno costrette a dare conto. Si profila all’orizzonte un’estate molto calda per la politica siciliana che proprio in questo periodo si preparerà al voto.