Agli atti dell’inchiesta, ancora in fase conoscitiva e senza indagati, c’è un colloquio radio tra persone in Libia e altre su una nave che rispondono “potete mandarli… noi siamo qui...“.
Non è quanto affermano Di Maio o Salvini, ma le risultanze investigative svelate dal Procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, che ha fatto il punto sul lavoro e sulle “connivenze” di certe Ong nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo. Il colloquio non è processualmente utilizzabile perché proveniente da una fonte non ufficialmente identificabile, ma è registrato e c’è stato. Questo è inequivocabile.
“Che ci siano alcune Ong che abbiano contatti con in Libia – aggiunge – è un fatto, ma non una prova. Così come a volte spengono i transponder per non fare rilevare la loro presenza. Così come – afferma il magistrato – alcune iniziative di alcune Ong mettono in crisi l’Italia. Sono tutte ipotesi. Ma un procuratore che vede e sa queste cose – aggiunge Zuccaro – che fa? Non ne parla? Secondo me è un suo dovere farlo”.
Il procuratore catanese sottolinea che “denunciare il fenomeno è un mio dovere”, ma “c’è da combattere una criminalità forte e devo avere gli strumenti per poterlo fare, altrimenti mi limito a registrarlo. Ci sono fenomeni – aggiunge – che, se non sono affrontati in tempo rischiano di produrre elementi talmente deleteri che poi è difficile ridurre i danni. In passato questo è accaduto con la mafia: quando i magistrati denunciavano il fenomeno ma non si interveniva”.
Il magistrato sottolinea la necessità di avere “un supporto investigativo adeguato, che in questo momento non c’è”. “Ho il dovere di denunciare – sottolinea Zuccaro – che c’è gente che si sta arricchendo con l’immigrazione, con le risorse destinate all’assistenza che attira appetiti mafiosi. Catania – ricorda – è la prima Procura in Italia per i procedimenti sulla tratta di essere umani”. Ma è necessario “non fare di tutte le Ong un fascio”, elogiando Save the children e Medici senza frontiere: “quelli dati a loro sono soldi spesi bene”.