“Sono trascorsi 39 anni dall’omicidio di mio fratello Peppino, anni lunghi e intensi, ma credo sia venuto il momento di non vivere di eredità. Dall’anno scorso sul nostro balcone abbiamo esposto lo striscione ‘Verità per Giulio Regeni’ e abbiamo manifestato alla sua famiglia il nostro sostegno e la nostra vicinanza. Giulio è solo uno tra i tanti. Vogliamo arrivare al traguardo dei 40 anni con una mobilitazione che affronti concretamente il tema dei diritti negati“. Cosi Giovanni Impastato, fratello di Peppino, l’attivista di Dp ucciso a Cinisi su ordine del boss Tano Badalamenti, intervenendo al corteo di Cinisi nella giornata del 39/o anniversario.
Da quella che oggi è diventata Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Giovanni è intervenuto per non dimenticare “i diritti dei migranti, la schiavitù che si continua a perpetuare in tutti gli angoli della terra e il diritto al lavoro di tante realtà che rischiano di essere smembrate e decimate, le verità che non vengono riconosciute, i depistaggi e le tante richieste di giustizia”.
“Dietro i volti dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, dei bambini che muoiono di fame a causa di un liberismo globalizzato dominato dal profitto – ha detto di fronte alla folla radunatasi al termine del tradizionale corteo – delle vittime di guerre assurde che scoppiano per tutelare gli interessi di governi potenti, ci sono grida disperate che non possiamo più ignorare. Dobbiamo ritornare a fare quello che faceva Peppino, scendere per strada, indignarci, batterci, denunciare. È venuto il momento di definire la nostra scelta, di tirare una linea di demarcazione netta, nessuna connivenza, perché anche il silenzio è connivenza“.
A Cinisi oggi sono arrivati anche giovani dai 14 ai 30 anni che hanno partecipato al progetto “Le vie della memoria” con laboratori di teatro e legalità, giornalismo, turismo responsabile, realizzato in collaborazione con Casa Memoria, Comune di Cinisi, l’Università di Palermo e Centro Tau.
Il video del corteo di oggi pomeriggio:
“Ricordare Peppino Impastato e Felicia Bartolotta a nome di tutta l’Amministrazione comunale di Palermo – ha dichiarato Orlando – è un modo per rendere omaggio a due figure storiche del movimento antimafia che hanno rappresentato un modello di coerenza, amore e rispetto per i propri principi, superando i recinti della subcultura mafiosa e della distorsione che questa ha fatto dei valori della famiglia. Ricordare Peppino e Felicia è oggi più importante e necessario che mai, nel momento in cui alcuni assumono comportamenti di debolezza, se non di vera e propria subalternità culturale nei confronti della mafia”.