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Dopo Grasso, Alfano? La corsa a ostacoli dei big e degli outsider per Palazzo d’Orleans

lunedì 3 Luglio 2017

Un colpo d’ala capace di restituire all’elettorato siciliano la solida figura originariamente individuata del presidente del Senato, Piero Grasso, nella corsa per Palazzo d’Orleans. A questo pensa da giorni Renzi che vuole intestarsi la regia dell’operazione, anche per togliere il tempo ad altre ipotesi esterne al Pd.

Tra queste, quella di una clamorosa candidatura  di Angelino Alfano, che viaggia al momento sotto traccia.  Alfano non vuole passare come quello che ha definitivamente chiuso la porta alla candidatura (eventuale) di Grasso, ma soprattutto deve decidere che partita giocare con Renzi.

Di rottura? O di composizione? Rimettere insieme l’area centrista proprio sul nome del leader agrigentino sarebbe stato impensabile solo due mesi fa. Oggi invece il quadro va mutando  anche  se senza  accelerazioni decisive.

Il rischio di tirare fuori nomi così ‘pesanti’ (Alfano dopo Grasso) che poi rimangono nel vuoto è quello di  lasciare in campo figure destinate al ridimensionamento già in partenza. Piccoli ripieghi illustri.

Inoltre il gruppo di Castiglione prima o poi dovrà dare una fisionomia definitiva alla permanenza o meno di Vermiglio nella giunta di Crocetta. Un’ulteriore uscita darebbe al presidente della Regione la possibilità di ulteriori ritocchi, ma risuonerebbe con la prosecuzione  irreversibile di una disfatta  a cui diventa difficile potere dare nomi diversi.

Scricchiola e vacilla la spendibilità di Crocetta. Sia che si ricandidi, ipotesi poco quotata, ma non esclusa, sia che si accodi al sostegno della candidatura di Grasso a cui Renzi pensa di poter dare l’impennata giusta.

L’assenza del governatore sabato scorso a Palazzo Steri, per il giudizio di parifica, va al di là del semplice presagio negativo, e rende plastica la situazione di vuoto  e scollamento tra partiti e governo, tra maggioranza e parlamento, tra problemi e soluzioni.

L’autocertificazione della buona volontà da parte dell’esecutivo nel risanamento dei conti, alla Corte non è bastata.

Sabato per un attimo,   l’assessore Alessandro Baccei ha pensato all’ipotesi di dimissioni, ma ha poi cambiato idea, rimanendo al suo posto. In una terra disabituata alle assunzioni di responsabilità, dove il passato ha regalato spalle larghe e misericordiose in occasioni analoghe da parte della magistratura contabile, oggi si chiede il massimo rigore.

I bronci e i malumori nel Pd inoltre si susseguono con grande velocità. Secondo alcuni esponenti di peso del partito Democratico siciliano ad esempio, la certificazione della fine dell’esperienza di Crocetta ieri da parte di Ettore Rosato, capogruppo al Senato, alla presenza di Lupo e Cardinale,  in un incontro politico a Baida,  con la benedizione del nuovo ‘vecchio’ sindaco di Palermo, “non crea valore aggiunto“.

La ribalta occupata da Orlando, in altre parole, comincerebbe a creare fastidi e perplessità.

Il “modello Palermo”, nato in condizioni specifiche poco ripetibili, sarebbe un’incognita per le elezioni regionali.

Per quanto riguarda l’Ars ci sono fibrillazioni in arrivo dai Centristi per l’Europa, pronti ad ascoltare la sirena di centrodestra con Miccichè che tenta il disgelo con  lo stesso Alfano.

Fluida anche la situazione con  i ‘cespugli’ di centro che ruotano intorno al Pd, Cardinale in testa, pronto a mettere in campo tutte le armi possibili della melina e dell’ostruzione per negoziare con il Pd, non necessariamente in chiava Pro-Faraone, o con Lentini che aveva scommesso sul ‘civismo’di Orlando.

I ‘battitori liberi’  e ‘le schegge impazzite’  pronte ad affossare o appesantire una manovra tecnica e di verifica potrebbero allargare l’elenco delle criticità da affrontare.

A fine legislatura le maggioranze potrebbero nascere e formarsi o disgregarsi e morire a questo punto sugli ultimi isolati e sporadici voti del parlamento siciliano. Dal ‘collegato’ al Codice etico, dalla legge che segna il ritorno al voto diretto per l’elezione dei sindaci metropolitani, ai testi di legge più pesanti e al momento accantonati, su riforma acqua, Formazione e rifiuti.

Già domani ne sapremo di più con il presidente dell’Ars Ardizzone che proverà a riprendere la trama dei lavori d’Aula, a oggi palesemente spezzata.

 

 

 

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