Quando qualche giorno fa Angelo Attaguile, segretario di Noi con Salvini, tuonò contro il passo in avanti e la fuga in contropiede di Nello Musumeci all’interno della coalizione di centro destra, la confusione regnò, lasciando perplessi quanti ricordavano le parole positive di apprezzamento spese fino a poco tempo fa da lui sullo stesso Musumeci. Cosa poteva infatti fare saltare dalla sedia un fan della prima ora nei confronti dell’ipotesi Musumeci se non un riposizionamento in corso nella coalizione?
È bastato che Angelino Alfano, poco abile nel gioco di tirare la corda, ma stretto all’angolo dalle circostanze, da dove deve pur uscire, facesse trapelare la disponibilità sul nome del leader di #diventeràbellissima. I salviniani e gli alfaniani in Italia infatti sono incompatibili per definzione, almeno al momento. Questo per volontà di Matteo Salvini. Senza spazi di intermediazione. In Sicilia i leghisti non vogliono trovare laboratori di discontinuità in questo senso.
Il vero problema però per il partito di Alfano non è il pensiero di Attaguile, ma i pozzi avvelenati che il politico agrigentino continua a trovare.
Se infatti il big per eccellenza di Forza Italia fa allungare il collo all’ex delfino a cui “manca il quid”, martedì è previsto l’incontro romano con Gianni Letta, Ghedini e lo stesso Afano, è altrettanto vero che la scommessa al buio di Alfano di un ritorno al fianco di Miccichè, tanto per fare un nome a caso, è carica di insidie e di complicazioni. Alfano ha preso avanti con cocciuta determinazione, ma cominciano a essere sempre e meno quelli che si lasciano impressionare dai suoi modi.
Salvare la lista e i posti in parlamento per le prossime nazionali è l’obiettivo minimo dell’esponente di Alternativa Popolare, ma la partita si gioca sull’azzardo.
Immaginando per un attimo che la posta in palio non sia, come invece è, la cittadinanza nelle liste di coalizione per le elezioni politiche, le cose potrebbero assumere una lettura diversa.
Tanto varrebbe infatti per Alfano, a questo punto, sparigliare ulteriormente, lanciando con D’Alia, una forte candidatura di centristi per Palazzo d’Orleans, possibilmente sul nome dello stesso ex ministro della Funzione pubblica, dal momento che sul suo, pare manchi la sua stessa disponibilità.
D’Alia infatti, che guarda sempre più con crescente interesse verso Musumeci, non ha trovato in quel che resta di un Pd dilaniato che attende mercoledì Renzi per la presentazione del suo ultimo libro, la sponda per una’nomination’ per Palazzo d’Orleans, a cui pensa da tempo di poter puntare.
Se Forza Italia infatti continuasse ad avere dubbi su Musumeci, sempre meno in verità, la carta da giocare per Alfano, potrebbe essere quella del rilancio. La partita nazionale sempre più complicata, di Alternativa Popolare, si configurerebbe come qualcosa di più che un semplice sfogatoio dei moderati, specie se aggregasse anche i cuffariani, perplessi su Musumeci.
Il risiko si complica dunque e non è detto che questo veto di Berlusconi su Alfano si possa annacquare in fretta. In caso contrario anche i centristi potrebbero andare alla resa dei conti.
Certo, il listone dei moderati, che una volta era la corazzata che portava a Palazzo d’Orleans Cuffaro, per vedere la luce, dovrebbe mettere insieme il coraggio che manca a tutti e tre gli schieramenti centristi, spezzettati e senza troppa voglia di provare l’all in decisivo.