“Luglio e agosto sono stati, sono e resteranno i mesi del boom turistico, ma i conti andranno fatti a fine anno. Ci si è chiesti perché in Sicilia da anni non si riesce a migliorare il dato costante della presenza annuale di 15-16 milioni di turisti, mentre in Veneto ad esempio sono arrivati a quota 65 milioni”?
L’interrogativo lo pone il presidente emerito della Uftaa (Universal Federation of Travel Agents Association), la Federazione mondiale degli Agenti di Viaggio, Mario Bevacqua che pone l’accento sul trend di questa estate che volge al termine e si interroga sulle prospettive del movimento turistico dell’isola.
“La stagione turistica 2017, se parliamo di luglio e agosto – spiega Bevacqua -, è andata evidentemente molto bene perché orientativamente e globalmente si è registrato un +20% in Sicilia in questi due mesi. Ma va detto che proprio questo bimestre è tradizionalmente sempre stato un periodo di grande affluenza e quest’anno c’è stata un’affluenza ancor più forte nella nostra isola. Al di là dei dati confortanti sulle presenze di questi due mesi, il rendiconto vero e proprio lo potremo fare al termine della stagione ed anzi del 2017, cioè soltanto al 31 dicembre. E’ allora che potremo capire se se sarà andata bene o se invece male. Occorre riflettere, in ogni caso, sulla situazione drammatica dell’abusivismo nella ricettività, che si evince in modo emblematico dai dati di Federalberghi, nei quali si parla di dieci mila alloggi abusivi in tutta la Sicilia. L’abusivismo diffuso a macchia di olio va combattuto con determinazione c’è da rimarcare anche il mancato incasso della tassa di soggiorno che non viene versata dagli abusivi. Si potrebbe dire che il controllo della qualità è nelle mani di Dio e fanno bene a lamentarsi gli operatori economici che investono ingenti risorse per poi vedersi contrastati e danneggiati da chi non è in regola. Questa è la fotografia, lo stato delle cose“.
“Nonostante tutte le incentivazioni che si sono avute nel corso degli anni in Sicilia – continua Bevacqua -, c’è un dato eclatante che deve fare riflettere più di qualsiasi altro. Il Veneto fa 65 milioni di presenze l’anno, la Sicilia ne fa 15 o 16 milioni, ma il vero fatto negativo è che quei 15 o 16 milioni di turisti li fa da tanti anni e non riesce ad andare oltre quella soglia. C’è da chiedersi per quale motivo non si riesce ad arrivare a venti milioni almeno. Agosto può anche fare registrare un più 20 per cento ma quello che appare poi terrificante è che, a lungo termine, non c’è azienda al mondo che possa sopravvivere non utilizzando a pieno il proprio potenziale. Taormina, ad esempio, fa il pienone sino a settembre-ottobre e poi bisogna aspettare la Pasqua successiva per tornare a fare turismo, quindi tutta la potenzialità che potrebbe esprimere una città del genere non vanno oltre i 6 mesi e non si riesce a decollare per dodici mesi l’anno. Il potenziale cliente fa i suoi calcoli e va a Palma di Maiorca, alle Canarie, e la scelta è fatta: anzichè andare in Sicilia si muove per andare altrove“.
“La cultura – conclude il presidente emerito di Uftaa – è un segmento di nicchia che non coinvolge complessivamente tutti: il “prodotto mare” va bene, è sempre andato bene e anzi migliora ma su tutto il resto la situazione complessiva non progredisce. Servirebbe un’ottimizzazione della disponibilità. Se abbiamo 200 mila posti letto e li riempiamo al 35 per cento significa che bisogna fare molto di più per aumentare quella percentuale di occupazione. Il Governo regionale che verrà, una volta insediato a novembre, dia al turismo la giusta e doverosa importanza e si adoperi per valorizzare il settore con le programmazioni e con le pianificazioni che sono elementi imprescindibili in questo campo. E’ indispensabile evitare sprechi e provincialismi per guardare ad una isola che può offrire tantissime opportunità che non sono più soltanto il mare“.