Per Alessandro Baccei i numeri parlano chiaro. L’assessore di Crocetta all’Economia ha illustrato, nel corso di una conferenza stampa in assessorato stamani, il bilancio regionale della Sicilia “ tra passato e futuro”, mettendo a fuoco i punti, a suoi avviso, più nevralgici e importanti. Un bilancio di mandato, lo definisce. A partire dalle spese correnti che erano maggiori dalle entrate: “Dal 2015 si è cambiata marcia- ha esordito, andando dal 2008, il governo Lombardo ha chiuso con un miliardo e 400milioni di disavanzo. Noi abbiamo fatto un’operazione ‘pulizia’, le entrate sono sostanzialmente maggiori delle spese e lo saranno anche per i prossimi anni”.
Non si crea secondo Baccei nuovo debito e l’accordo con lo Stato porta a casa due miliardi di euro in più netti all’anno: “cambiando metodo e passando dal riscosso al maturato, una differenza che arriva a valere anche sette miliardi. La storia di sessant’anni dei rapporti con lo Stato parla di silenzi da parte dei governi siciliani nel tempo e di ricorsi costantemente persi.”
Se questo lavoro di ricucitura con Roma fosse iniziato per tempo, con tutto quello che di capillare e certosino avrebbe dovuto comportare, oggi la differenza dei sette miliardi euro per la Sicilia, in altre parole sostiene Baccei, non ci sarebbe.
Il tema del consolidato fiscale e del totale delle tasse maturate in Sicilia è solo uno di quelli che vengono individuati: “Era più comodo urlare e stare qui e fare ricorsi piuttosto che andare trattare, noi abbiamo portato a casa risorse senza farci dare funzioni che avrebbero vanificato l’effetto di avere soldi in più”
La Sicilia passa di fatto, come è illustrato nel grafico consegnato all’interno del rapporto realizzato dagli uffici, dal gruppo delle meno virtuose a quello delle più efficaci.
Una cavalcata faticosa, un messaggio che non sempre i cittadini, ritiene Baccei, hanno avuto modo di comprendere fino in fondo:”Chi dice che andrà a tagliarlo non so dove andrà a farlo-commenta il tecnico renziano- si parla di conti ridotti all’osso, stipendi e costi essenziali. Dovranno licenziare tutti e ovviamente non lo farà nessuno”.
Ma, oltre alla riduzione c’è stato spazio nella ristrutturazione dei conti anche per la riqualificazione della spesa. Dai 170 milioni di euro in più per i disabili, al risparmio di 75 milioni di euro della centrale acquisti:”per i fondi europei, ad esempio la sfida è spendere bene e farlo velocemente. Magari si potessero mettere forze nuove di lavoro dentro settori come questo o la programmazione– prosegue-occorre velocizzare la macchina burocratica. Bisognerebbe inserire le risorse di personale in maniera chirurgica (arrivando magari a 9mila dipendenti e 450 dirigenti). Il coraggio alla fine paga”
Una enucleazione di numeri e concetti che trova il conforto dei dati illustrati e che prosegue con i risultati centrati nella sanità con i trasferimenti in cassa nell’anno stesso pari al 95% delle risorse di competenza e con la riduzione dei tempi di pagamento dei fornitori nel settore pari al 60%.
Baccei va via dalla Sicilia soddisfatto: “pronto a tornare, se serve, a lavorare per le istituzioni”, ma rimane la sensazione che la politica, con i suoi colori, anche quelli di’casa’ e i più vicini, lo abbia sempre guardato con curiosità e diffidenza. E non solo per le incomprensioni occasionali “che pure ci sono state, ma è normale” come lui stesso assicura. Quanto piuttosto perché le esigenze del Fare e quelle della politica, spesso sono andate per due strade completamente diverse.