“Gli Iacp? Spariranno”. Era, più o meno, il mese di marzo del 2013, quando Rosario Crocetta pronunciava queste parole, incontrando i giornalisti nell’ambito dell’abolizione delle Province. Il “pacchetto tsunami” faceva il giro delle agenzie , inondando di aspettative il popolo della ‘rivoluzione’ siciliana. Si trattava, per intenderci, dello stesso insieme di provvedimenti che prevedeva l’abolizione di Crias ed Ircac.
Oggi la storia è un’altra. Gli Iacp, istituti autonomi case popolari, sono rimasti al loro posto. In più vengono nominati i Cda.
I sindacati non ci stanno. Arriva una nota ufficiale a cui affidano perplessità e disappunto. Poi marcano una differenza, sostanziale, tra l’esigenza di dare vita a organi di gestione che si occupino di amministrare alcuni enti tra i più difficili della Sicilia e l’opportunità che ciò possa avvenire in questo momento.
Cgil e Sunia regionali si tirano fuori dai consigli di amministrazione degli Iacp, ritenendo la loro ricostituzione, avvenuta nei giorni scorsi a meno di due mesi dalle elezioni regionali, “una scelta frettolosa, condizionata dall’imminenza della competizione elettorale, che depotenzia l’iniziativa positiva del superamento dei commissariamenti”. Lo scrivono in una nota i segretari generali delle due organizzazioni Michele Pagliaro e Giusy Milazzo.
“Nonostante la presenza delle parti sociali sia espressamente prevista nel decreto del 6 settembre sulla ricostituzione dei cda – scrivono– temiamo che nel contesto dato il ripristino degli organi d’amministrazione possa essere poco produttivo”. Pagliaro e Milazzo sottolineano che Cgil e Sunia “da tempo chiedono che l’attuale sistema di governance e di gestione dell’ingente e importante patrimonio abitativo pubblico sia rivisitato attraverso una riforma organica e radicale del settore in grado di garantirne la valorizzazione e nello stesso tempo soddisfare le esigenze abitative di quella ampia parte della popolazione in sofferenza dal punto di vista economico e sociale”. Rilevano però che “l’attuale Governo non ha mostrato grande interesse ad affrontare questa tematica né la tardiva ricostituzione dei cda, nel clima preelettorale, può essere considerata un primo passo di un progetto più ampio di riforma”.
Non sono mancati, tra gli altri, anche gli attacchi, duri e ripetuti, di Marco Falcone, capogruppo di FI all’Ars su quello che ha definito “un nominificio” quello del governo regionale delle ultime settimane.
Qualche giorno fa, intervenendo a Palermo a una manfistazione elettorale Nello Musumeci, candidato a Palazzo d’Orleans del centrodestra alla presidenza della Regione, aveva chiesto venisse fatto chiarezza sul controllo di quella che lo stesso Musumeci ha definito: “una vera e propria emergenza degli alloggi occupati abusivamente. In alcuni di questi addirittura viene riscosso il canone”.
In realtà già Raffaele Lombardo aveva tentato con scarsa fortuna, una riforma strutturale, con l’istituzione dell’Agenzia regionale per l’edilizia sociale (Ares) che subentrava agli Iacp, acquisendone il patrimonio post-liquidazione e siamo addirittura nell’aprile del 2011. L’Ares avrebbe dovuto avere sede a Palermo, un Consiglio di amministrazione formato da tre componenti, ed assorbire il personale a tempo indeterminato proveniente dagli Iacp.
Adesso il passato ritorna. Altro giro altra corsa.