Ritorna lo spettro dello sciopero dei lavoratori della Reset, la società nata dalle ceneri della Gesip, che si occupa di alcuni servizi del Comune di Palermo. Dal verde ai cimiteri, sono 950 i lavoratori che svolgono mansioni di giardiniere, addetto alle pulizie, custode, seppellitore, ma anche amministrativo.
In un incontro che si è svolto, oggi, tra i sindacati e i vertici della Reset, la stessa società consortile, in un documento sottoscritto da ambedue le parti, ha affermato che “rispetto alle previsioni di budget mancano 3 milioni di euro di contratti per interventi straordinari da firmare e altri 1,4 milioni relativi agli stanziamenti sul contratto di servizio con il Comune”.
Quindi la stessa Reset ha ammesso che, finora, nessun contratto sarebbe stato stipulato con l’Amministrazione Comunale e questo causerebbe, di conseguenza, uno squilibrio sui conti dell’azienda, con un’inevitabile perdita d’esercizio. Una bella “grana” per il Comune che, proprio in settimana, dovrebbe approvare il bilancio di previsione e che, adesso, dovrà individuare una soluzione, anche per evitare che i lavoratori proclamino lo stato di agitazione.
E proprio su questo versante, i vertici della Reset sarebbero orientati ad attuare delle azioni che portino al “contenimento delle spese”. Tra queste, la possibilità di concedere ai lavoratori, entro l’anno in corso, permessi, ferie, ore ed ex festività già maturati e non utilizzati. Ma, anche, bloccando lo straordinario e sospendendo l’applicazione del regime di 32 ore settimanali, previsto dall’accordo firmato a maggio di quest’anno.
“Sono fuori luogo e intempestive – hanno tuonato i sindacati – le considerazioni espresse dalla società, che rigettiamo totalmente, rispetto al budget previsto per quest’anno”. Un attacco a tutto tondo, in una vicenda che sembrava poter trovare un percorso condiviso. I sindacati hanno ancora ribadito che “restano validi gli accordi sottoscritti anche con l’Amministrazione Comunale nel 2104, che prevedevano l’incremento del contratto di servizio a 35 milioni per il 2017 e a 38 milioni per il 2018″.
Tutto, dunque, in alto mare con la posizione delle sigle sindacali del comparto, determinata a “riservarsi ogni ulteriore azione a tutela dei lavoratori” e quella della Reset che “prendendo atto della posizione sindacale, non potrà che procedere, unilateralmente, ad azioni essenziali per la salvaguardia del conto economico aziendale”. Non resta che aspettare e vedere se lo sciopero sarà davvero l’opzione da scegliere.