Un bilancio tra luci e ombre che evidenzia le difficoltà finanziarie del Comune di Palermo, dettate in parte dal costo del personale, dalla riduzione dei trasferimenti statali e regionali e dai conti delle partecipate, in particolare di Rap, Amat e Reset.
Stasera, dopo una maratona iniziata nel primo pomeriggio, il Consiglio Comunale ha approvato il bilancio di previsione 2017. Compatta la maggioranza che ha votato favorevolmente. Contrari Forza Italia, il M5S, i consiglieri Alessandro Anello (Palermo per Fabrizio), Fabrizio Ferrandelli, Claudio Volante e Cesare Mattaliano (i Coraggiosi). Mimmo Russo (Palermo 2022) ha votato favorevolmente, ma ha dichiarato di aver deciso di abbandonare la maggioranza. L’atto è stato approvato con esecutività immediata.
Un’impalcatura che, nei numeri, dà il senso di una macchina comunale con una spesa corrente di circa 881 mnl di euro di cui, 260 mln di euro per spese di personale e 402 mln per acquisti di beni e servizi.
Per quanto riguarda, invece, l’equilibrio di bilancio le entrate sono circa 920 mln di euro e le uscite 912 mln di euro, con una differenza che dà un avanzo di cassa di appena 8 milioni di euro. Cifre che però si assottigliano nelle previsioni: quasi 6 milioni di euro per il 2018, per risalire nuovamente nel 2019 a circa 8 milioni.
Invece, sul versante della spesa di investimento, c’è stato un incremento finanziario nei settori: istruzione (da 2 .255.620,58 mln di euro del 2016 a 59.633.624,13 di previsione, con una differenza 2017/2016 di 57 mln circa); mobilità (da 828.269,75 mila di euro per il 2016 a 298.843.728,35 mln di euro, con una differenza 2017/2016 di circa 298 mln di euro); ambiente (da 18.255.819,34 mln di euro del 2016 a 123.798.017,68 mln di euro, con una differenza 2017/2016 di 105 mln di euro); cultura (da 869.082,47 mila di euro per il 2016 a 48.176.685,12 mln di euro, con una differenza 2017/2016 di 47 mln di euro); diritti sociali e famiglia (da 1 .576.784,13 mln di euro per il 2016 a 24.012.927,30 mln di euro, con una differenza 2017/2016 di 22 mln di euro).
Malgrado queste scelte, in termini di aumento delle risorse, rimangono, invece, al “palo” le opere pubbliche e in particolare il piano triennale, approvato a ridosso della sessione del bilancio, dove sono stati inseriti solo manutenzioni o, perlomeno, opere già previste dai precedenti bilanci e, quindi, non possono essere considerate programmazione di nuovi interventi.
Solo il 46,3 per cento, quelle per “prevenzione dei rischi e protezione” delle strutture, come lo stesso assessore ai Lavori Pubblici, Emilio Arcuri, aveva dichiarato in aula. Dalla scelta “politica di non fare strade” e intervenire, invece, sui quartieri di Borgonuovo, Sperone, Zen, grazie all’accordo di programma; dai mercati generali, in attesa della nuova collocazione nell’area di Bonagia; dal nuovo forno crematorio che dovrebbe andare a gara appena appena sarà reso esecutivo il bilancio, alla riqualificazione della di via Messina Marine (spesa per 10 milioni di euro), anch’esso ancora da mettere a gara; dalla realizzazione degli svincoli di Brancaccio, al cimitero di Ciaculli. Per quest’ultimo vi è un carteggio con una società che ha presentato un progetto. Ma si aspettano alcuni chiarimenti. Quindi tutto in alto mare.
Insomma, un quadro complessivo che disegna la mappa di 663 opere, con una disponibilità di 550 milioni di euro nel triennio, che possono arrivare fino a 700. Continuando con i 33 milioni del PON (Programmi Operativi Nazionali) e i 350 milioni del Patto per Palermo (ma questi con fondi dello Stato). Sono 109, per il 2017, i milioni di euro previsti che poi arrivano a 1.8 miliardi nel 2018, fino a 2 miliardi di euro per il 2019.
Ma leggendo bene le carte del bilancio, tra i 109 milioni si leggono solo opere di manutenzione straordinaria e nessuna di programmazione. E quello che salta agli occhi sono i 160 mila euro di adeguamento elettrico per la Fiera del Mediterraneo. Un intervento di sola manutenzione e non un progetto per utilizzare la struttura, ad esempio come Polo fieristico o di eventi. Anzi sembra che il Comune voglia trasferire là alcuni dei suoi uffici.
E sulla vicenda mutui, per opere inserite nel piano triennale, sono 15 milioni di euro quelli che il Comune dovrebbe contrarre attraverso la Cassa depositi e prestiti. Perplessità sono state manifestate sia dai consiglieri, che dagli stessi revisori dei conti. Ma dagli uffici sono arrivate le rassicurazioni in tal senso. I dubbi sarebbero nati nella validazione dei progetti che, in caso di assenza da parte degli uffici, non consentirebbero l’erogazione degli mutui.
Pesa anche la spada di Damocle dei debiti fuori bilancio. Si tratta di 30 milioni di euro che il consiglio comunale dovrà obbligatoriamente approvare nelle prossime sedute d’Aula, pena la decadenza dello stesso consiglio. Somme che per la maggior parte riguardano sentenze già esecutive. Tagliate le spese di rappresentanza del consiglio comunale per 9.760,00 di euro (costo annuo).
Sul settore tributi incide l’elevato tasso di morosità: si parla di quasi 50 milioni di euro di evasione. Somma che riguarda la Tari e che dovrebbe essere recuperata con un piano antievasione. In bilancio, per 2017 è stato previsto un “accantonamento fondo crediti” di quasi 44 milioni di euro, che nel 2018 sarà di 41.873.197,45 mln di euro, per salire poi nel 2019 a 49 milioni di euro.
E i conti non tornano, anche, per tre aziende: Rap, Amat e Reset. Proprio per quest’ultima, nata dalle ceneri della Gesip, mancherebbero all’appello, rispetto alle previsioni di budget, 3 milioni di euro di contratti per interventi straordinari e altri 1,4 milioni relativi agli stanziamenti sul contratto di servizio con il Comune. Nella società consortile sono occupati 950 lavoratori, che svolgono mansioni di giardiniere, addetto alle pulizie, custode, seppellitore, ma anche amministrativo. E i 31 mnl di euro, inseriti in bilancio, bastano soltanto a pagare gli stipendi dei lavoratori. Con un emendamento è stato destinato, sempre per Reset, 1 mln di euro per interventi straordinari. Non sta neanche molto bene la Rap, che ha un buco di 17 milioni di euro, come il nostro giornale aveva scritto in esclusiva, con un disallineamento tra i crediti e debiti nei confronti del Comune. E tra questi alcuni crediti in “contestazione”, che ammontano a quasi 3 mnl di euro, e che il Comune dovrebbe corrispondere all’azienda “Risorse ambiente Palermo”.
Infine l’Amat, che perde quasi 7 milioni annualmente e su cui grava il contratto di servizio per il tram. Se si pensa che, per il 2016, il costo di produzione dell’azienda di via Roccazzo è stato di 95 milioni di euro, e tra questi 66 mln di spesa per il personale e circa 10 mln di euro per servizi appaltati all’esterno. Una situazione che ha causato il taglio, oltre che di alcune corse, anche del servizio navetta all’interno dell’ospedale “Civico” di Palermo e del cimitero dei Rotoli, quest’ultimo rimpinguato con due emendamenti approvati dall’Aula, il primo di 375 mila euro e il secondo di 185 mila euro, tolti dal capitolo della pubblica istruzione.
E non meno sul piano delle alienazioni, atto inserito all’interno del bilancio, con il quale l’Amministrazione di Palazzo delle Aquile dovrebbe mettere a reddito il proprio patrimonio immobiliare. Si tratta di appena 38 alloggi di edilizia pubblica di proprietà comunale su un parco di immobili che è superiore alle 2.000 unità, ma quest’ultime andrebbero adeguate a norma di legge. Così come le strutture abusive, che ovviamente non possono essere messe in vendita, per un totale di 604 immobili tra patrimonio indisponibile (67), beni confiscati (78) e alloggi Erp (459). Il piano è stato bocciato dai revisori dei conti in quanto a loro dire “non si hanno elementi di valutazione di ordine finanziario ed economico”.
Un bilancio, dunque, che in molti hanno definito più “consuntivo” che di previsione. In parole povere: uno strumento ingessato e certamente non di sviluppo, ma soltanto necessario a “contenere” i conti finanziari. Adesso la parola passerà agli uffici che dovranno predisporre il Peg (piano esecutivo di gestione), quello che consentirà all’amministrazione comunale e al Sindaco di aprire i “rubinetti” della spesa, o di quel poco che si potrà spendere. Ma il vero “scoglio” da superare, come da molti consiglieri ribadito in aula, sarà quando si dovrà affrontare il bilancio 2018. E per quella data, anche sul versante politico (sarà l’anno delle elezioni nazionali), capiremo quale potrà essere il “futuro” di questa consiliatura.