Leoluca Orlando conclude il suo lungo mandato, cominciato nel 1985 con le prime giunte “anomale” che hanno dato vita alla “primavera” di Palermo, ma annuncia che ci sarà un futuro.
“La mia stagione di sindaco è finita. Ma non è finita né la mia stagione né quella dei sindaci. Ne parlerò – aggiunge – quando non sarò più sindaco“.
E intanto sostiene che oggi si può essere orgogliosi di presentarsi come palermitani. Il bilancio che Orlando presenta è nei numeri delle tabelle che segnalano una tendenza positiva delle attività culturali, dei servizi alla persona, della progettazione di un sistema tranviario, dell’innovazione digitale, del forte aumento delle presenze turistiche. Ma c’è anche altro nel resoconto del sindaco: “Palermo è la città culturalmente più cambiata in Europa. Per descrivere gli effetti economici di questo cambiamento e allo stesso tempo per indicare le opere già finanziate e progettate, e pronte per essere realizzate, formulo l’auspicio e l’augurio che il nuovo sindaco sappia prestare coerenza a quella visione. È una visione che ha fatto del diritto e dei diritti la discriminante non soltanto con l’applicazione della legge ma con l’attuazione dei diritti di tutti: dai condannati a morte agli Lgbt, ai migranti. Oggi Palermo, grazie a questi cambiamenti, è diventata una città turistica. È chiaro a tutti cosa significhi tutto questo per l’economia. Il mio augurio da palermitano è che quella visione a cui tanti abbiamo creduto non venga tradita dalle future amministrazioni”.
Il congedo di Orlando si riflette nel titolo dell’incontro: “Missione compiuta, da completare”. C’è quindi tanto da fare ma intanto il sindaco uscente può dire: “Il più importante obiettivo raggiunto è quello di potere di dire nel mondo che essere palermitani non è motivo di vergogna. Scusate se è poco”.
Nel concludere il suo mandato, Leoluca Orlando non nega che la città presenta varie criticità e che anche dalla sua parte politica si possa manifestare qualche presa di distanza. “Il problema – dice – è se ci si distanzia da me come persona. A Palermo non c’è qualcuno che abbia la mia storia. Non c’è uno che negli ultimi 40 anni abbia attraversato la merda e l’oro di questa città riuscendo a tenere in piedi una visione, una dignità e una affettività internazionale. Quindi è evidente che purtroppo non ci sarà un altro sindaco come me”.
Orlando ha fatto anche una rivelazione, pensando ai due anni terribili che lo aspettavano, che non ha più presentato perché nelle cose fatte in questi anni aveva “messo la faccia“: “Questa che ho in mano è la lettera con cui, il 31 dicembre 2020, ero pronto a dimettermi da primo cittadino.
Non l’ho mai presentata perché la mia coscienza mi ha imposto di metterci la faccia fino alla fine e di prendermi non solo gli applausi ma anche le critiche dei palermitani. Inoltre, se mi fossi dimesso il teatro Massimo avrebbe rischiato di chiudere nuovamente”.
E quanto ai problemi ancora presenti avverte: “Non possono essere utilizzati come una sorta di corpo contundente per distruggere la visione che ho portato avanti. Troppi incolti e inadeguati hanno una visione contrapposta che vuole tornare al tempo nel quale la città aveva la faccia della mafia e la mafia la faccia del sindaco. Costoro utilizzeranno un sacco di spazzatura per strada o un lampione spento per criticare la mia amministrazione e per distruggere una visione. Non ci riusciranno perché ormai i palermitani sono cambiati e hanno capito da che parte sta il futuro della città”.
Orlando vede almeno qualcuno che possa raccogliere la sua eredità? “Non c’è – risponde – un’eredità da lasciare. Chi aderisce alla mia visione è veramente il mio erede”.