“Guardi, questa è del 7 novembre 2012: la denuncia della prima minaccia che mi arrivò come benvenuto: una telefonata anonima di un uomo con accento americano che diceva che mi avrebbero scannato. Mi ha ricordato le frasi degli uomini dei clan di Gela: ‘Lo scanneremo come un porco quando non sarà più nessuno’. E tra poco non sarò davvero più nessuno”. Così, in un’intervista a La Repubblica, il presidente uscente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che si appresta a lasciare Palazzo d’Orleans, a Palermo.
“Due cose mi hanno fatto davvero male al cuore in questi anni – sottolinea – la prima è stata l’infamante campagna contro le mie auto di scorta. E poi quelle dicerie sulla mia sessualità, sui miei amanti”.
“Chi lascia un posto come questo – dice Crocetta – dovrebbe sentirsi libero e felice. Io non sarò libero né felice perchè penso che torneranno gli impresentabili”.
L’ultimo messaggio da governatore della Sicilia è per il futuro presidente, Nello Musumeci: “Lo cerco da due giorni, ma non mi risponde. Volevo semplicemente congratularmi con lui. Non ha un buon carattere: gli avevo chiesto di ritirare la querela nei miei confronti, e lui cosa mi ha risposto? ‘Quando sarai in galera’. Gli auguro buon lavoro e gli chiedo solo una cosa: niente purghe ne’ vendette verso chi ha lavorato con me”.
“Adesso vado via, nudo come ero venuto, indossando solo il mio anello berbero. Torno a Tusa, che mi concede le poche soddisfazioni della mia vita: guardare il mare e farmi un bagno anche d’inverno”, conclude Crocetta.