Dopo la conferenza stampa svoltasi alla Biblioteca San Giorgio, una Barbara Giangravè visibilmente emozionata è salita in serata sul palco del R-mutt 1917, nella centrale via dei Bacchettoni di Pistoia, al momento della proclamazione del vincitore del Premio Augusta edizione 2017.
La giornalista e scrittrice siciliana, al suo esordio come autrice con il romanzo “Inerti” (pubblicato dalla casa editrice milanese Autodafé), è arrivata alla finale del Premio Letterario per il secondo anno consecutivo. Già l’anno scorso, infatti, a Mantova (capitale italiana della cultura 2016), la romanziera siciliana era risultata seconda alla fine della votazione on line da parte dei lettori e non era salita sul palco del Teatro Sociale perché non selezionata dalla giuria.
Il regolamento del Premio – che le ha consentito di partecipare anche quest’anno, perché non ha ancora pubblicato il suo secondo romanzo – l’affetto dei lettori e dei librai, il sostegno dei giornalisti e la sua stessa tenacia, oltre che la preferenza della giuria nominata quest’anno, hanno finalmente avuto la meglio.
Come dichiarato dagli stessi organizzatori del Premio,“Nel paese in cui gli autori esordienti vengono vessati da una cronica assenza di impegno economico da parte dei soggetti della filiera del libro, Augusta scommette sui talenti del presente che è già futuro, premiando con un assegno da 10mila euro il vincitore”. Così, lo scrittore Giuseppe Culicchia, lo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi e il linguista, critico letterario e saggista Gian Luigi Beccaria – componenti della giuria di questa seconda edizione – hanno fatto convergere sull’autrice nata a Palermo la loro scelta.
Inerti è un romanzo a tutti gli effetti, anche se nasce da un precedente lavoro d’inchiesta di colei che lo ha scritto. Questa la quarta di copertina: “Licenziata dall’azienda per cui lavora, la trentenne Gioia lascia la sua città e si trasferisce nel paese di provincia dei defunti genitori. Il suo arrivo nel piccolo centro abitato non passa inosservato, nonostante Gioia viva tra casa e la libreria, nella quale viene assunta come commessa. L’incontro con una vecchia conoscenza, Fabio, sconvolge i piani di Gioia. L’uomo, malato di tumore, rivela che sono in tanti ad avere il cancro in quel posto. Interessata a fare luce sulla vicenda, Gioia comincia, con l’aiuto di Fabio e di altre persone, a cercare le prove di un traffico illecito di rifiuti di cui tutti parlano tra i denti, senza mai fare alcuna vera ammissione. Alla ricostruzione del passato dell’antico borgo delle origini, si affiancano il ricordo doloroso di uno stupro subito da Gioia quando era adolescente e dubbi e sospetti sull’incidente stradale in cui sono morti i genitori. Il romanzo nasce dalla raccolta di materiale per un’inchiesta su presunti intombamenti in Sicilia e viene incoraggiato dalle dichiarazioni che il pentito di camorra Carmine Schiavone ha rilasciato all’autrice un anno prima di morire, relative allo smaltimento illegale di rifiuti che, in Sicilia, sarebbe iniziato dieci anni prima rispetto alla Campania. <<Mentre noi abbiamo cominciato alla fine degli anni ’80, loro lo facevano da un decennio. Già negli anni ’70 loro erano immischiati in questo business>>. Tra finzione e realtà, il libro si conclude con una postfazione che contiene per intero le affermazioni di Schiavone”.
Dopo la sua pubblicazione, avvenuta alla fine di febbraio del 2016, Barbara Giangravè ha cominciato un tour nazionale di presentazioni che l’hanno portata, in poco più di un anno, a toccare 60 librerie sparse sul territorio italiano: da nord a sud, isole comprese.
Accolto con particolare interesse e reale apprezzamento dalla critica (qui https://www.autodafe-edizioni. com/2015/05/28/barbara- giangrave/ trovate le 65 tra recensioni e interviste pubblicate fino a oggi dalla stampa nazionale), il romanzo ha rappresentato una vera e propria scommessa per l’esordiente siciliana che, dopo dieci anni, ha lasciato la professione giornalistica per dedicarsi completamente a quello che lei stessa ha sempre definito “il suo sogno di bambina”.
Oggi, forte dell’esperienza fatta totalmente in prima persona e senza altra organizzazione alle spalle che la sua, ha già cominciato a lavorare alla stesura del secondo romanzo.
“Con questo assegno in tasca – ha dichiarato Barbara Giangravè – avrò la possibilità di concentrarmi sulla scrittura per qualche altro mese. Poi si vedrà. Ma, nel frattempo, voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno portata fino a questo punto: i giornalisti che hanno scritto subito di me, i librai che mi hanno dato la possibilità di presentare il romanzo anche se un’illustre sconosciuta ha bussato personalmente alla loro porta, i lettori che dopo avermi incontrato mi hanno seguito e incoraggiato tramite la rete, gli amici (tanti) che mi hanno supportato e sopportato in giro per l’Italia, la mia famiglia di sangue e quella buddista… che mi ha permesso di non mollare mai, soprattutto nei momenti peggiori”.