Nell’immaginario collettivo, oltre a cibi e paesaggi, ci sono anche un paio di parole che immediatamente identificano la città di Palermo.
Senza molti giri di parole una di queste è “suca” che, nel tempo, nella lotta tra il perbenismo delle buone maniere e l’impeto, quasi innato, di pronunciarlo, si è trasformato nella parola in codice “800A”.
Chi arriva in città lo vede scritto ovunque, per non parlare poi delle repliche a viva voce che si scambiano gli automobilisti innervorsiti o gli amici, a vario sfondo figurativo, fino allo sdoganamento fatto in tv, sui canali nazionali, tra i siciliani doc Ficarra e Picone e Fiorello.
Il rinomato “800A” si presta anche come titolo di un libro dal sottotitolo “Storie di un esclamativo poetico“, in uscita il 15 dicembre per Qanat edizioni, un caleidoscopio di racconti che ruota intorno alla parola “suca“.
L’idea è venuta a Toni Saetta, editore di Qanat, circa un paio di anni fa: “Volevo fare un libro con un argomento apparentemente ironico, elevato alla sua vera essenza antropologica dalle firme di autori di spessore che certamente avrebbero dato un contributo letterario al tema“.
E così è stato: sono ventidue alla fine, tra giornalisti, scrittori di professione o improvvisati, attori di teatro, opinionisti, gli autori che hanno offerto la loro personalissima riflessione.
“Oggi che il libro è in tipografia per la stampa sono molto orgoglioso del risultato – ci ha detto Saetta – non solo perché alcuni degli autori mi hanno dato fiducia un po’ a scatola chiusa, credendo da subito nel progetto, ma anche perché, quasi sotto l’influsso di una regia super partes, si sono delineati tanti filoni nei racconti che toccano non solo la vita sociale della città ma anche le storie private degli autori”.
Gli autori sono Salvo Piparo, Fulvio Abbate, Lollo Franco, Alberto Samonà, Daniele Billitteri, Giusi Patti Holmes, Gianni Nanfa, Pippo Montedoro, Sofia Muscato, Gandolfo Li Puma, Mari Albanese, Marco Pomar, Alessia Randazzo, Lucio Luca, Tenia D’Armetta, Rosamaria Carini, Antonio Musotto, Vania Lucia Gaito, Francesca Picciurro, insieme ai nomi di chi si è trovato a scrivere per la prima volta, superando a pieni voti l’esame come, ad esempio, Gaspare Scimò.
“L’idea di mettere insieme scrittori di professione e neofiti della penna è stata una sfida nella sfida – continua Saetta – ma ero sicuro del buon risultato perché tutti prima o poi, a vario titolo ci siamo confrontati con questa parola“.
E se tra i “dottori della comunicazione“, interpellati da Saetta per un contributo scientifico al testo, nessuno si è sentito di poter dire la sua, data la sfuggevolezza del nuovo significante assunto dalla parola in questione, in aiuto dell’editore è arrivata la tesi di una neo-laureanda in Scienze della Comunicazione, Alessandra Agola, che, offrendo degli stralci della propria ricerca, ha confermato l’evoluzione storico-sociale del fenomeno.
Niente foto delle scritte, infine, all’interno del libro, quelle le si possono ammirare di presenza in ogni angolo della città: “Avevo pensato di mettere una sezione che riproponesse le innumerevoli varianti della scritta – conclude Saetta – ma alla fine ho preferito non farlo; ho puntato sulla qualità e non sulla quantità da offrire ai lettori e non escludo che questo primo lavoro, nel tempo, approfondendo l’argomento, possa ampliarsi con nuovi contributi“.