L’urgenza di una svolta!
La politica siciliana è attraversata oggi non da una delle costanti scosse di assestamento che si ripetono periodicamente, ma da un vero e proprio terremoto.
Dalle macerie del centro sinistra è emerso un variegato centro destra frutto di nuove alleanze. Un forte vento di centro desta è dunque ritornato sulla Sicilia.
Sono state fatte analisi e avanzate complicate teorie per spiegare questo ennesimo cambiamento di rotta, ma il dato centrale rimane la difficoltà odierna di riannodare i fili di spezzati e di riavviare un progetto su basi comuni del un centro sinistra, al quale appartengo. S ono mancati “luoghi del confronto”, e gli sporadici incontri non sono stati sufficienti a individuare contenuti, progetti e speranze di cambiamento necessari a dare una nuova motivazione ai cittadini chiamati a votare.
Il Partito Democratico siciliano deve molto a Matteo Renzi per avere certamente imposto un cambio di rotta. Purtroppo però questo vento romano in Sicilia non è stato impetuoso, ma si è ridotto a una semplice brezza. La discontinuità invocata da Renzi è stata tradotta, da chi ha cavalcato l’onda, con una sostanziale divisione e spartizione di fette di potere. La faccia di Renzi è servita in Sicilia a molti, rappresentanze istituzionali e dirigenza di partito, come chiave per aprire mondi prima a loro inaccessibili.
La Sicilia oggi è andata a destra per l’ incapacità, a tutti evidente, di una seria proposta politica da parte di ha governato il centro sinistra. La sconfitta del centro sinistra alle regionali è la logica conseguenza del non aver saputo avanzare una proposta politico-programmatica, un’idea, una sfida, un programma innovativo di governo sulla cui base si poteva chiedere il consenso. Tutto ciò in una regione in cui le ultime statistiche ci dicono che una persona su due è disoccupata e ha quotidiani problemi di sopravvivenza.
Quanto accaduto nei giorni scorsi nel PD con l’elezione del Presidente dell’ARS manifesta ancora una volta l’inadeguatezza di chi ha gestito il tutto. Sarebbe stato piuttosto serio e istituzionalmente corretto un dialogo trasparente e costruttivo con le forze della maggioranza parlamentare.
Oggi è tempo di riflessioni e di conseguenti ed inevitabili cambiamenti. E’ lo stesso San Tommaso nella “Questio 104” della Summa Theologiae a prevedere il “regicidio”, l’uccisione del re piuttosto che del governante, da attuare in casi particolari: la disobbedienza al potere divino, quanto piuttosto alla cattiva gestione della “res publica”. Oggi nessuno vuole uccidere nessuno, ma in tantissimi crediamo che buona parte della classe dirigente del centro sinistra non possa essere più adeguata a gestire un necessario cambiamento e che le imminenti elezioni nazionali non possano essere il viatico romano per coloro che certamente non sono stati in grado di gestire il cambiamento voluto dalla Segreteria nazionale del PD. Il PD peraltro non può essere considerato come un tram da utilizzare per salire o scendere alle fermate richieste.
Chi scrive appartiene alla generazione che ha vissuto sulla propria pelle gli anni delle stragi e con esse la grandissima tensione sociale che in Sicilia si sviluppò: impegni, lotte, tensioni, entusiasmi che si tradussero in impegno politico costruttivo e positivo. Alla stagione dei diritti si affiancò la stagione dei doveri, come diceva Aldo Moro, dell’impegno di molti di noi nel riuscire a dare risposte concrete alle esigenze reali dei cittadini. Penso ad Alessandra Siragusa e alla primavera di Palermo.
Abbiamo oggi una Sicilia umiliata, offesa e mortificata da chi avrebbe dovuto difendere i diritti dei cittadini ed invece ha spesso tradito il mandato loro assegnato.
Oggi il PD ha bisogno di essere rinvigorito con tutte le energie disponibili e occorre ripensare un centro sinistra siciliano che sia in grado di rigenerarsi a partire da “ alleanze vaste e ambiziose”. Occorrono nuove energie per innestare una nuova crescita della sinistra, di quella sinistra dai valori laici e non; occorrono quelle energie mortificate e volutamente anestetizzate.
Questo è oggi il nostro futuro e questo è il futuro della nostra Sicilia!
Solo convogliando moderati e progressisti attorno ad un “patto costituente siciliano” in grado di creare nuove e significative alleanze, credo sia possibile ridare speranza e futuro ai siciliani. Ci auguriamo che la Segreteria nazionale del Partito Democratico, pur riconoscendo l’impegno prestato da molti, abbia la forza di ringraziare costoro e chiedere loro di fare oggi un passo indietro.
La presenza oggi di un governo di centro desta in Sicilia impone al centro sinistra una seria opposizione ma anche un costruttivo dialogo in grado di accelerare processi costruttivi di governo che abbiano incisive ricadute sul contesto siciliano.
Mi auguro che la Segreteria nazionale del Partito Democratico comprenda l’importanza e il ruolo che la Sicilia dovrebbe avere per lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. Una nuova classe politica regionale, nuova nei contenuti e nei metodi, potrebbe essere certamente da stimolo e da rilancio per una ulteriore vittoria del Centro Sinistra nazionale.