La Targa Florio, dopo la nomina nel 2002 a “Patrimonio storico-culturale della Regione siciliana”, è oggi protagonista della mostra “Il ruggito della velocità. Miti e modernità della Targa Florio motociclistica”.
Tappa conclusiva e fulcro di un progetto articolato, voluta e promossa dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, l’esposizione è ospitata negli spazi del settecentesco Real Albergo dei Poveri ed è stata inaugurata il 22 dicembre.
L’impianto espositivo si configura come una riflessione critica su quella che fu una tra le stagioni siciliane più felici della modernità, mettendo in evidenza alcuni aspetti cruciali: lo slancio euforico verso il futuro, il mito della tecnologia, l’urgenza d’innovazione, la figura del pilota, la storia delle moto da corsa e del racing, i paesaggi madoniti, fino ai molti cambiamenti sociali, politici, estetici e ideologici che definirono lo spirito del tempo.
La manifestazione sportiva, ideata nel 1906 da Vincenzo Florio, membro di una celebre dinastia di imprenditori siciliani, rese la Sicilia punto di riferimento dello sport internazionale.
Intorno alla riedizione della gara, lo scorso novembre, il Dipartimento ha lanciato diverse iniziative comprese un ciclo di conferenze sui Florio e sul relativo contesto storico-sociale, la ristampa anastatica delle pagine di Rapiditas, storica rivista della Targa, culminate con la mostra.
Cultura, storia, sport e territorio si incontrano lungo il percorso espositivo, in un dialogo tra passato e presente che vede insieme design, ingegneria, arti visive, cinema, editoria, memorie d’archivio.
Da una sezione introduttiva in cui foto, oggetti storici e alcuni rari dipinti di Vincenzo Florio raccontano le gesta di questa grande famiglia siciliana, si passa all’esposizione di moto d’epoca, con esemplari dei primi del Novecento provenienti dalle collezioni dell’Associazione Siciliana Veicoli Storici.
La lettura del periodo storico-culturale procede con l’archivio di documenti, in cui sono raccolte preziose testimonianze, tra lettere, giornali, libri, riviste, fino al Manifesto Futurista del 1909.
Ed è proprio un documentario sul Futurismo in Sicilia, firmato dal regista Salvo Cuccia, che anticipa la sala dedicata a opere del primo e secondo Futurismo; la selezione, curata da Maddalena De Luca, dirigente regionale per i Beni Storico-Artistici, in collaborazione con la storica dell’arte e docente Anna Maria Ruta, si concentra su opere che hanno al centro il tema della velocità, del progresso tecnologico e del mito delle due ruote.
Tutti prestiti giunti da importanti collezioni private e pubbliche, con una lista di nomi che va da Mario Sironi a Giacomo Balla, da Fortunato Depero a Gerardo Dottori, e ancora Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Tato, Iras, Giulio D’Anna, solo per citarne alcuni.
Spicca il celebre “Libro Imbullonato” di Fortunato Depero, tra i primi libri d’artista moderni, pietra miliare nella storia del graphic design, pubblicato nel 1927 in pochissime copie, una delle quali posseduta dalla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana.
Per la sezione arte contemporanea, curata da Helga Marsala, si potranno visionare le opere di Elisabetta Benassi (1966, Roma), Clayton Burkhart (1968, Buffalo, New York; vive a Parigi) e Francesco De Grandi (Palermo, 1968).
Il concetto di velocità e il topos del paesaggio sconfinano in una dimensione vertiginosa, tra lentezza, magia, sospensione, capovolgimenti, linee di fuga, relitti meccanici, contaminazioni uomo-macchina, cortocircuiti spazio-temporali.
Le opere sono poste in relazione con alcuni pregiati pezzi aeronautici, databili tra gli Anni Venti e Quaranta, facenti parte della prestigiosa collezione del Museo dei Motori dell’Università di Palermo.
L’ultima sezione è un’ulteriore appendice sull’attualità, curata da Laura Barreca e Francesco Piazza, che mette in dialogo due artisti siciliani di generazioni diverse, Sandro Scalia ( Ragusa, 1959) e Gianfranco Maranto (Petralia Sottana, Palermo, 1983), unendo fotografie e interventi installativi, tra scorci di paesaggi madoniti e luoghi della memoria.
Il progetto nasce da un’idea e col coordinamento di Sergio Alessandro, Capo Servizio Valorizzazione e Fruizione del Patrimonio. L’allestimento è a cura di Stefano Biondo, responsabile del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro.
La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta fino al 28 gennaio 2018.