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Palermo: il Palazzo delle Poste apre le porte alla città dopo gli ultimi restauri [Fotogallery]

giovedì 28 Settembre 2017

Il Palazzo delle Poste, il palazzaccio così come veniva chiamato all’epoca della sua costruzione negli anni ’30, amplia le parti dell’edifico ristrutturate e, in occasione dell’apertura dell’undicesima edizione della manifestazione “Vie dei tesori” apre le porte alla città.

Dopo il ripristino della sala conferenze e del patrimonio ospitato al terzo piano dell’edifico, sono state restaurate le  due fontane gemelle, presenti ai lati della maestosa scalinata esterna già tornate a zampillare, e la scala elicoidale con la sua varietà di marmi, scala attraverso cui si accede al patrimonio artistico custodito nel palazzo.

Progettato dall’architetto e ingegnere del Ministero delle Comunicazioni Angiolo Mazzoni Del Grande, l’edificio sorge, con grande impatto visivo, sulla centrale via Roma, all’epoca sede dei palazzi simbolo del potere economico e politico della città (Banco di Sicilia, Ferrovie dello Stato, Assicurazioni Generali) .

La facciata principale costituisce un tipico esempio di architettura fascista “aulica” retorica, cui fanno da contrappunto le soluzioni policrome e polimateriche degli interni e degli arredi, anche grazie a marmi particolari come quello grigio di Billiemi, quello rosso di Portasanta, quello giallo di Mori e quello nero del Belgio, e all’impiego di polvere rossa di marmo Li Vigni e rame.

Di rame sono anche le porte che danno accesso agli spazi riservati al pubblico e agli uffici, metallo che si ritrova anche negli arredi quali infissi, sgabelli, cestini per i rifiuti, portaombrelli, in alcuni casi disegnati dallo stesso Angiolo Mazzoni.

Designer, dunque, oltre che architetto e ingegnere.

Ai piani superiori si accede attraverso una portineria definita da una parete curvilinea: un richiamo alle curve della scala elicoidale che si inerpica nel Palazzo. La scala, visibile da uno dei due cortili esterni simmetrici alla sala al pubblico, è delimitata per tutta la sua lunghezza da una parete-vetrata caratterizzata da telai in anticorodal.

Percorrendo questa scala per tutta la sua altezza, si arriva al piano attico, al momento non accessibile, che ospitava la sala degli apparati telegrafici, per un’estensione di circa 7.000 metri quadri, illuminata da lucernai in vetrocemento e da un vetrata di 50 metri lineari visibile dal prospetto posteriore dell’edificio.

Questo monumento architettonico contiene al suo interno un “piccolo museo futurista” che in queste settimane potrà essere visitato.

Lo studio del direttore e la Sala delle conferenze, entrambi al terzo piano, accolgono mobili, tende ricamate (opera di Brunas, nome d’arte della moglie del poliedrico giornalista futurista Mino Somenzi) e oggetti in puro design futurista; alle pareti quadri e affreschi.

A curare in modo specifico lo studio del Direttore è stato l’artista siciliano Paolo Bevilacqua. Nelle tenui tonalità del marrone, del beige e del grigio, dipinti murali in tempera raccontano il tema delle comunicazioni, dal mito alle tecnologie dell’epoca. Anche i rivestimenti in palissandro alludono al mondo delle comunicazioni.

Per la Sala delle Conferenze, l’architetto Angiolo Mazzoni volle far realizzare opere ex novo da giovani artisti dell’avanguardia futurista.

Tutt’oggi, alle pareti, i visitatori potranno ammirare cinque enormi tele di Benedetta Cappa Marinetti, raffiguranti allegorie delle moderne vie di comunicazione, due tele di Tato (parte di un trittico realizzato da Tato autonomamente), una tela di Piero Bevilacqua dedicata alla allora avveniristica televisione.

Di tutt’altro segno la statua, molto classica e tradizionale, di Corrado Vigni, “Diana cacciatrice” del 1926.

Nella sala un grande tavolo centrale è attorniato da sedie rivestite di rame e pelle di marocchino rosso; una lunga panca, di marmo, scorre lungo le pareti. I materiali impiegati hanno tutti colori vivaci: mosaico azzurro e giallo per pavimento e soffitto; lacca rossa e nera per le porte; marmo rosso e libeccio di Trapani alle pareti.

Il tutto, dalle opere d’arte agli arredi, ai materiali decorativi, curato personalmente dal Mazzoni.

Il Palazzo sarà aperto al pubblico il sabato e la domenica (dalle 10 alle 18) per cinque weekend dal 29 settembre al 29 ottobre.

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