La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito cinque misure cautelari e sequestrato beni per 500mila euro ai componenti di una organizzazione criminale accusati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Uno e’ finito in carcere, tre ai domiciliari e uno ha il divieto di dimora nel territorio del capoluogo siciliano. Il provvedimento e’ stato emesso dal gip di Palermo. le indagini sono state coordinate dalla Procura del capoluogo.
L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo, diretto dal colonnello Gianluca Angelini. Gli investigatori hanno utilizzato intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese ed hanno esaminato i flussi finanziari. degli indagati Secondo quanto accertato, l’organizzazione criminale, a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti con l’applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro.
Parte dei proventi illeciti intascati sarebbero stati poi “autoriciclati” dal figlio di uno degli indagati, attivo “collaboratore” del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nella zona della movida palermitana.
LOCKDOWN E CRISI COVID LA CAUSA
Altri indagati avrebbero agito a vario titolo come intermediari, entrando in contatto con le vittime, proponendo “piani di rientro” e invitando i debitori a rispettare la scadenza delle rate concordate. A spingere le vittime a rivolgersi alla banda è stato il grave stato di bisogno, aggravato dal lockdown causato dall’emergenza Covid.
E’ stato scoperto, inoltre, un un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati e su dazioni in contanti, prive di qualunque tipo di tracciabilità, con l’obiettivo di “schermare” i passaggi di denaro. Ai prestiti sarebbero stati applicati tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo. Per riavere i soldi gli indagati hanno esercitato anche minacce nei confronti delle vittime.
I militari, attraverso il controllo delle banche dati, hanno accertato la sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati. Il gip ha disposto il sequestro dei locali di un ristorante nel quartiere “Capo” di Palermo, altri due immobili, una moto e conti correnti.
VITTIME SPESSO NON COLLABORANO
“L’operazione dimostra il costante interesse delle organizzazioni criminali ad inquinare il tessuto economico legale mediante l’utilizzo di capitali illeciti. L’attività di usura degli indagati si è intensificata durante il periodo del primo lockdown causato dall’emergenza pandemica, sfruttando senza scrupoli il periodo di crisi economica a danno di piccoli commercianti in difficoltà. Purtroppo dispiace registrare che le vittime non sono state collaborative con gli investigatori nonostante le pressanti intimidazioni e minacce subite dagli usurai.” Lo sottolinea il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della guardia di finanza di Palermo, commentando l’operazione “Tonsor” che ha portato all’arresto di quattro persone accusate di usura ed estorsione. “Ribadisco ancora una volta che l’unico modo per uscire dalla morsa dell’usura, così come dell’estorsione, è denunciare questi criminali” conclude il generale della Guardia di Finanza.
CASI AUMENTATI CON LA PANDEMIA
“I rischi di usura sono sensibilmente aumentati a seguito della crisi economica connessa all’emergenza sanitaria per la pandemia ancora in atto e per questo l’impegno investigativo è costante per contrastare ogni tentativo della criminalità di strumentalizzare le difficoltà di famiglie e imprese per ottenere ulteriori profitti”. Lo dice Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, commentando l’operazione Tonsor che ha portato in carcere quattro indagati accusati di usura ed estorsione.
“L’usura rappresenta una forma di investimento sicuro per la criminalità, in grado di generare in poco tempo guadagni elevatissimi che spesso vengono utilizzati anche per finanziare attività commerciali, inquinando il tessuto economico sano con capitali illeciti che alterano le regole del mercato e della sana concorrenza, a danno degli operatori economici onesti, la cui tutela rappresenta una priorità dell’azione della Guardia di Finanza”, prosegue.
“L’usura continua ad essere purtroppo un reato che difficilmente si denuncia – conclude – ma l’omertà e la distorta percezione del rapporto tra vittima e usuraio rappresentano i migliori alleati dei criminali: affidarsi con fiducia alle Istituzioni rappresenta invece l’unica strada per sottrarsi al giogo degli usurai che contrariamente a come possano presentarsi, in breve tempo, si manifestano sempre come aguzzini senza scrupoli. Evidenze investigative lasciano intendere come le vittime possano essere molte di più di quelle già individuate. L’invito è quindi a chiunque si fosse trovato coinvolto in tali pratiche illecite di contattarci al fine di trovare insieme ogni possibile soluzione di supporto, anche grazie l’accesso ai fondi dedicati alle vittime di questo reato”.
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