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Regione, volano strazi: sfratti, strappi e pochi sfarzi. L’amarcord del Presidente al Governatore

mercoledì 3 Agosto 2022

Capita, a volte, che per raccontare certe storie, si debba iniziare dalla fine e non dall’inizio. E se oggi, parlare di ultimo miglio sarebbe improprio, accontentatevi di un “penultimo” atto di una storia tormentata. Questa foto – datata – di due protagonisti di questa calda estate per la politica della Sicilia, tenetela a mente perché si sa, in amore, come in guerra, tutto è concesso e spesso, i confini fra le due, sono talmente sfumati, da non vedersi più.

Palermo, Palazzo dei Normanni, Cerimonia del Ventaglio. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, incontra i giornalisti della stampa parlamentare, per il tradizionale incontro prima della pausa estiva. Parla da circa un’ora Miccichè. Alterna battute, stoccate, riflessioni e polemiche. Il titolo, lo ha dato subito: “Questa legislatura? Per quanto ne so, forse, finirà venerdì”.

Nel fare un bilancio, il presidente dell’Ars mantiene la stessa espressione, sia quando fa l’elenco degli “strazi”, sia quando sta per parlare degli “sfarzi” ma poi ci ripensa: “Tanto, queste cose, non vi interessano”, dice.

“Musumeci ricandidato? Unnu sacciu, non ho idea di quello che pensa, non ne abbiamo parlato nemmeno una volta. Non lo so.” Ed è poco dopo questa ennesima frecciatina che arriva, per un attimo, un cambio di espressione, un mezzo sorriso. L’assist glielo offre un giornalista che gli chiede: “Musumeci si deve dimettere in Ars?”

“Può mandare anche una lettera in cui dice che si è dimesso dal giorno x, può comunicarla all’Ars. E’ una questione di etica”, dice Miccichè con l’aria di chi attende qualcuno al varco. Il pensiero va subito a due ex Presidenti di Regione, Cuffaro e Lombardo. Il primo, si dimise il 26 gennaio 2008; il secondo il 31 luglio 2012 diede l’addio  sempre dinanzi l’Assemblea regionale siciliana con alcuni mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato prevista per l’aprile 2013.

“Se sceglierà di dimettersi dinanzi all’Ars riunita in seduta straordinaria, deve farmelo sapere prima, non a sorpresa. sarebbe un obbligo etico non obbligatorio, non giuridico. Se l’etica è ancora un valore esistente ci saranno cose obbligate, se non è più un valore, pazienza che vuoi che ti dica?”

Fine della storia? Certo che no. Quello che può apparire come l’ultimo capitolo di una storia difficile e complicata, come i rapporti di questi cinque anni fra Governo e Parlamento, è sempre il penultimo atto o, per meglio dire, l’inizio di un nuovo capitolo.

Così, mentre volano gli stracci tra rimorsi e rancori, tra rivendicazioni e silenzi, tra battute, ironie e mezze verità in pieno spirito da campagna elettorale, in un futuro prossimo e nemmeno tanto parallelo, quello che oggi appare un terremoto, potrebbe trasformarsi in un’oasi di pace.  Miccichè potrebbe ancora essere il Presidente della nuova Assemblea regionale e il Governatore ancora lì per un Musumeci bis. Nel cassetto tutti sospetti su quelle norme di serie A e di serie B, da difendere od osteggiare. I veti? Solo tavoli e trattative.

Gli avvisi di sfratto potrebbero finire nel dimenticatoio e gli antichi dissapori sparire per sempre, come per magia. La concordia potrebbe ritornare e nuovi scatti come quello di questo articolo, ritornare. Cambiare, tornare, ritrovare gli stessi protagonisti, un po’ meno giovani ma di nuovo insieme. Fantascienza? No, politica.

 

 

 

 

 

 

 

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