Silvio Berlusconi si ricandida al Senato. A Roma, la partita sul tavolo delle regionali in Sicilia, Lombardia e Lazio viene rimandata per l’ennesima volta. Musumeci si ritira dalla corsa e risalgono le quotazioni di Stefania Prestigiacomo. Ultimatum, addii, accordi e smentite infuocano la settimana di ferragosto della politica. Chi la spunterà?
“Basta con questo interminabile mercato nero dei nomi. Cercatevi un candidato che risponda alle vostre esigenze. Mi rendo conto di essere un presidente scomodo. Ringrazio di vero cuore Giorgia Meloni e Ignazio La Russa per il convinto e tenace sostegno datomi. Torno a fare il militante.” Con un post di tre righe sui suoi canali social, Nello Musumeci fa quel “passo di lato” ventilato, annunciato, spiegato, minacciato e infine attuato. A meno di una settima dalle dimissioni da Presidente della Regione Siciliana, Musumeci sembra dire addio a una sua possibile ricandidatura. Stessi canali, toni decisamente diversi: l’ex Governatore si mostra più irritato che amareggiato.
Fine della storia? Forse no. Ad avere un peso, altre parole: quelle della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che, per marcare il territorio a difesa del proprio candidato, risponde su twitter.“Abbiamo sempre difeso l’unità del centrodestra e continueremo a farlo, anche in Sicilia, dove il candidato migliore per noi rimane Nello Musumeci. Una cosa, però, non ci si può chiedere: sostenere un candidato che saliva sulla Sea Watch con il Pd”, dice Meloni.
L’unità del centrodestra evocata da Meloni, potrebbe portare ad altri passi indietro, ad altri passi di lato? Di certo, il rischio di una frattura a 45 giorni dalle elezioni politiche e dalle elezioni regionali in Sicilia è molto alto. Tuttavia, il rischio di “sfasciare” tutto potrebbe avere l’effetto opposto e ricompattare la coalizione di centrodestra e i suoi equilibri.
A proposito di equilibri, in questo pericoloso tiro alla fune, si gioca anche un’altra partita: quella delle tre carte. “Dividi et impera”, così recita un famoso motto latino. A essere spartite, tre Regioni: Sicilia, Lombardia e Lazio. La prima, al voto il 25 settembre 2022, le altre due il prossimo anno, nel 2023. Per quanto riguarda l’indicazione del candidato Governatore, a Fratelli d’Italia spetterebbe il Lazio, alla Lega la Lombardia (con la riconferma di Attilio Fontana) e a Forza Italia la Sicilia. Ma è l’Isola a Sicilia il vero tasto dolente a fare da apripista con un Governatore uscente appoggiato proprio da Fratelli d’Italia che, da settimane, secondo tutti i sondaggi, è il primo partito, il più votato almeno secondo le intenzioni di voto degli italiani.
Da capire come verrebbe interpretato un eventuale passo indietro di Meloni. Un segnale di debolezza o di maturità politica?
E poi c’è Silvio Berlusconi. A 85 anni il Cavaliere annuncia su Rai Radio 1: “Penso che mi candiderò al Senato, così faremo tutti contenti, dopo aver ricevuto pressioni da tanti, anche fuori da Forza Italia. Non mi interessa la lotta sulla leadership, i nomi mi appassionano poco. Mi interessano di più le cose da fare, la battaglia contro l’oppressione fiscale, contro l’oppressione giudiziaria.”
Per alcuni, ci sarebbe proprio lui dietro l’accordo Lega-Forza Italia sul possibile candidato alla Presidenza siciliana e in particolare su quello dell’azzurra Stefania Prestigiacomo. Nome caldeggiato da Gianfranco Miccichè, nome su cui Meloni sembra aver messo un veto. Quel candidato che “saliva sulla Sea Watch con il Pd” e su cui Fratelli d’Italia avrebbe imposto un fermo no, è proprio l’azzurra di Siracusa. Un nome bruciato dunque? E allora, su quale puntare?
Il tempo a disposizione sta per scadere.