Oltre 100 miliardi di costi aggiuntivi per le imprese italiane. Gli ulteriori rincari di energia elettrica e gas si tradurranno in una stangata per aziende e famiglie che rischia di provocare una debacle al nostro sistema produttivo. Se dal prossimo autunno la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas verso l’Europa, è probabile che il prezzo di questa materia prima subirà un’impennata che spingerà il costo medio dell’ultima parte dell’anno ad un livello molto superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2022.
E sulla questione energetica, si è espresso oggi il premier dimissionario Mario Draghi al meeting di Rimini. Pare che la Commissione europea sia già al lavoro su una proposta per introdurre un tetto al prezzo del gas che sarà presentata al prossimo Consiglio europeo accompagnata anche da una riflessione su come slegare il costo dell’energia elettrica dal costo del gas.
Un tema molto sentito anche in Sicilia. Proprio qualche giorno fa l’allarme è partito dall’imprenditore Giovanni Arena, direttore generale del Gruppo Arena e presidente di Gruppo VéGé.
Come rappresentante di Federidistribuzione Sicilia, Arena si è appellato alle istituzioni nazionali e al Capo dello Stato, Prof. Sergio Mattarella, affinché il tema diventasse punto focale dei programmi elettorali, esortando il governo dimissionario ad approvare misure urgenti e straordinarie per mettere al riparo le imprese dai maggiori incrementi dei costi energetici, almeno da qui a dicembre.
“Occorrono provvedimenti urgenti, e in via straordinaria, per calmierare i costi dell’energia, oggi sempre più insostenibili per famiglie e imprese. Altrimenti sarà un dramma sociale, oltre che economico”, ha dichiarato Arena.
“Il nostro extra costo di energia per il 2022: è di 48 euro al minuto. 2.880 euro ogni ora, 69.120 euro al giorno, 2.108.160 euro al mese, 25.297.920 euro in un anno. Secondo voi è possibile per un’azienda che seppur redditizia sostenere un così alto extra costo di energia? Se questi 25 milioni li avessimo impegnati, anziché a far arricchire qualche società di energia, ad ulteriore sviluppo della rete di vendita, ad innovazione, a velocizzare la digitalizzazione ed a migliorare l’autosufficienza energetica avremmo creato sicuramente più posti di lavoro, maggiore Pil indotto, maggiore Iva. Questa è l’amara conclusione che traggo dalle mie continue analisi!”
“Ho voluto stimolare l’attenzione sul tema perché, continuando con rincari e iperinflazione, piccole e medie imprese saranno costrette a chiudere. Sapevamo da inizio anno che avremmo dovuto affrontare costi energetici per circa il doppio rispetto al 2021. Alla fine del primo semestre le previsioni sono state confermate. Ma da luglio il costo è stato di 4,4 volte maggiore rispetto a luglio 2021”.
“Ad agosto stiamo registrando un rincaro del 10-15% e gli indicatori predittivi della curva degli oneri per i prossimi mesi indicano una ulteriore crescita del 30%. Un trend rischioso per tutti”, ha detto Arena, aggiungendo: “Lo abbiamo sentito anche in Tv, c’è gente del settore della ristorazione, in campo siderurgico, dei servizi e della distribuzione che sta cercando di risollevarsi dopo la pandemia e sono ancora nella fase di ripresa, e con questi aumenti certamente non andranno avanti nel campo della produzione e dello sviluppo”.
“La distribuzione che rappresenta l’ultimo anello di confronto con il consumatore finale, se non sarà in grado di fornire le quantità necessarie per far fronte alla domanda dei consumatori e sostenere i costi energetici, rischia un blackout dell’intero anello produttivo e distributivo – spiega Giovanni Arena -. Dunque, non possiamo attendere le elezioni del 25 settembre e il nuovo governo che ne discuta.”
Tutto questo causa problemi occupazionali. E non solo il caro energia. “L’inflazione delle materie prime determina una riduzione del potere d’acquisto dei consumatori e quindi un calo dei consumi, considerato che ad oggi i salari non sono aumentati. Manca ad oggi una misura politica fiscale in tal senso. I tassi bancari aumentano perché lo spread aumenta e dunque tutte quelle famiglie che avevano finanziamenti a tasso variabile, e non a tasso fisso, si ritrovano di botto a sostenere costi di gestione familiare che abbassano il potere di acquisto”.
Giovanni Arena, in rappresentanza del proprio gruppo, è leader in Sicilia nel settore della Gdo.
L’impresa di famiglia, che a settembre compie 100 anni dalla fondazione, conta circa 3000 dipendenti e un fatturato di oltre un miliardo di euro all’anno: una delle più importanti sull’Isola, circa 200 punti vendita distribuiti sul territorio regionale.