L‘Assemblea regionale siciliana, presieduta da Gianfranco Miccichè, ha affrontato questioni che attengono alle politiche sociali, per troppo tempo rinviate. Si tratta della “Legge regionale per l’accoglienza e l’inclusione” dei migranti regolari che dimorano sull’Isola.
E il dibattito a Sala d’Ercole è stato lungo ed intenso, non mancando qualche polemica e contrarietà sulla proposta di legge che riguarda l‘edilizia, esattamente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 agosto 2016, n. 16” per il “Recepimento del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2011, n. 380”.
Il primo, verso il voto finale, ha l’obiettivo di programmare l’accoglienza del richiedente asilo nei limiti della competenza della Regione Siciliana, per regolamentare questioni attinenti alla propria condizione per il tempo che va dalla proposta della domanda alla risposta da parte dello Stato italiano. La funzione della proposta di legge è anche quella di migliorare l’accessibilità al sistema dei servizi territoriali come quelli sociali, sanitari, logistici, universitari, abitativi e, in relazione alle politiche attive del lavoro, sviluppare strategie territoriali utili soprattutto a contrastare lo sfruttamento lavorativo.
I migranti regolari fanno parte del nostro tessuto sociale, perciò serve oggi assicurare nei loro confronti processi di integrazione, sociale ed occupazionale, quindi di partecipazione attiva alla vita della comunità dove risiedono, ed assicurare loro adeguate misure di prevenzione e tutela della salute sui luoghi di vita e di lavoro, intervenendo con azioni di alfabetizzazione sanitaria e di formazione che li possano accompagnare verso l’inserimento nel mercato del lavoro regolare e alla loro piena autonomia.
La Sicilia è terra di migrazione ma non aveva fino ad oggi una legge proiettata alla lotta contro il caporalato, prevedendo un elenco di mediatori linguistici culturali posti come interfaccia tra il dimorante nel territorio regionale e le istituzioni. Questa legge è frutto di un percorso comune, avviato nel 2018, che ha messo a confronto le forze politiche, senza distinzione di bandiera, le associazioni del territorio e i sindaci che in collegialità affrontano il fenomeno.
Terreno di scontro politico tra il Governo, rappresentato in aula dall’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente, e l’opposizione di Sala d’Ercole, continua ad essere il disegno di legge sull’edilizia, e ancora una volta il nodo cruciale è dato dagli articoli 12 e 20 che fanno riscaldare gli animi di PD e M5S relativi ai “condoni” sugli abusi edilizi. Norme su cui comunque si sono detti “assolutamente contrari” sia il deputato grillino Giampiero Trizzino che il parlamentare dem Anthony Barbagallo.
“Il nostro emendamento che bocciava il condono edilizio non è passato per un solo voto, grazie anche ad alcuni nostri ex colleghi, ora di Attiva Sicilia. L’aggressione al paesaggio di questa norma, che estende gli effetti del terzo condono, di berlusconiana memoria, alle aree a vincolo relativo, per intenderci quelle tutelate dal paesaggio o quelle a rischio idrogeologico, è inaccettabile. Con questa norma il governo Musumeci, quello degli inceneritori, si conferma sempre di più nemico giurato dell’ambiente. Attendiamo il voto finale dell’aula, nella speranza che i deputati più avveduti capiscano il pericolo insito in questa norma”, afferma il deputato pentastellato Trizzino, responsabile delle politiche ambientali del M5S Sicilia.
Critico anche Barbagallo: “Passa la norma sul condono edilizio all’Assemblea regionale siciliana e l’opposizione protesta. “Oggi – afferma il deputato Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, in merito al dibattito sul ddl edilizia – si e’ consumata la pagina peggiore di questa legislatura. Nonostante gli appelli dell’opposizione, il governo Musumeci, in particolare l’assessore Cordaro con il centrodestra e tutte le sue stampelle, e’ riuscito ad approvare il condono previsto all’articolo 20 del testo. Una vergogna assoluta”
Parliamo dell’applicabilità del “terzo condono Berlusconi” nelle zone soggette a vincolo di inedificabilità relativa, cioè il regime di sanabilità di opere insistenti su aree sottoposte a vincolo, ove è tuttavia possibile l’edificazione, anche a sanatoria, previo ottenimento del parere favorevole dell’Autorità preposta alla tutela del vincolo, e la “sanatoria giurisprudenziale”.
L’assessore Cordaro spiega che con questa legge, qualora passasse, si darebbe il diritto alle autorità preposte al controllo del rispetto del vincolo, e quindi alla Soprintendenza, al Genio Civile, al Corpo Forestale, a seconda dei casi, di accertare se un eventuale manufatto costruito in una zona in cui vi è vincolo di inedificabilità relativa, se effettivamente può essere sanato. Solo in quel caso ci sarà il nulla osta favorevole delle autorità preposte al controllo. Se l’autorità specifica non dà il suo benestare si stabilisce una decisione tale per cui quel bene non soltanto non potrà essere sanato, ma dovrà essere abbattuto. Una questione di certezza del diritto.
Ma la strada è ancora tutta in salita, attendendo novità martedì prossimo.