“La strage di via d’Amelio, che seguiva di appena 57 giorni quella di Capaci, significava un attacco allo Stato, un attacco alla democrazia. Il magistrato soprattutto quando impegnato, così come lo erano stati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, è espressione dello Stato di diritto, della Giustizia. Attaccare la giurisdizione significa voler indebolire la democrazia e quindi attaccare lo Stato come un vero e proprio atto di guerra” così il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ai microfoni di Uno mattina Rai.
“Con quella strage nasceva credo in ciascuno di noi una reazione forte, un impegno da moltiplicare proprio per conseguire al più presto i migliori obiettivi che consentissero di indebolire le mafie, la camorra e tutte le altre organizzazioni mafiose. Mi ricordo che in quel giorno ero a casa, leggendo i verbali di collaboratori di giustizia, da poco era entrata in vigore la legge che aveva istituito il nuovo circuito giudiziario antimafia secondo le volontà di Giovanni Falcone, che istituiva la direzione distrettuale antimafia e la direzione nazionale antimafia, con il compito di approfondire il contrasto alle mafie e quindi e portare avanti le indagini in questo campo. Borsellino era un magistrato di estremo rigore morale, di eccezionale professionalità e specializzazione nelle investigazioni sulle mafie; portatore, con Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, della cultura del coordinamento e della condivisione delle conoscenze nelle indagini; protagonista di frequenti incontri con i giovani studenti ai quali divulgava i valori dello Stato di diritto e la cultura della legalità: un uomo straordinario.“, ha concluso De Raho.