Protestano le 42 famiglie che dieci anni fa hanno occupato una palazzina confiscata alla mafia in via Riccardo da Lentini, nel quartiere Uditore a Palermo. Al loro fianco, per chiedere lo stop dello sgombero dell’agenzia dei beni confiscati il Comitato di lotta per la casa 12 luglio, AS.I.A. U.S.B (Associazione Inquilini e Abitanti-USB, associazione per il diritto alla casa) e Antudo (Animus Tuus Dominus-Portale di informazione sulle lotte per la liberazione dei territori siciliani), che in una nota congiunta dichiarano: “La soluzione all’emergenza abitativa passa per uno stop immediato a sgomberi e sfratti, sanatorie e spostamenti da casa a casa, evitando soluzioni tampone provvisorie”.
Dentro lo stabile sono presenti più di 80 bambini che insieme alle loro famiglie restano sospesi. A nessuno di loro, infatti, è stata proposta ancora alcuna alternativa.
“Nel 2012 le case sono state occupate – racconta Barbara, intervistata dal IlSicilia.it in rappresentanza dei residenti dello stabile –. “Ognuno di noi con grande spirito di sacrificio in questi anni ha aggiustato e reso decorosi gli appartamenti per le nostre famiglie e per i bambini – continua -.“Dopo dieci anni di silenzio assoluto e, nonostante le interlocuzioni all’agenzia Emergenza case, la situazione è rimasta nel dimenticatoio. Nell’ultimo periodo, però, è improvvisamente cambiata”.
Ad ottobre 2021 per la procedura del censimento annuale, la polizia ha chiesto ulteriori dati mai richiesti nei precedenti anni: ” Ci hanno chiesto documenti, telefono, numero di componenti del nucleo familiare per ogni abitazione. Una modalità che ci è sembrata strana, ma su cui non abbiamo fatto molto caso, perché la ritenevamo normale”.
Poi il 4 luglio 2022 “ogni famiglia riceve convocazione alla questura – continua Barbara – per la consegna dell’ordinanza di sgombero, con data ultima entro centoventi giorni, ricevendo comunicazione che gli immobili dovevano essere liberati poiché erano stati assegnati alla Prefettura”.
Il 12 luglio, il successivo incontro di una delegazione di residenti con il prefetto e i contatti con l’Agenzia per la Casa del comune di Palermo si sono rivelati infruttuosi e non hanno sortito soluzione, “perché alle nostre condizioni è difficile e praticamente impossibile. Con il carovita e il caroaffitti attuale, non si trova modo senza le varie garanzie richieste dagli affittuari”, spiega ancora Barbara.
Nel frattempo le 42 famiglie in questi dieci anni hanno investito nella ristrutturazione degli immobili, per rendere confortevoli queste abitazioni. Molti degli 80 bambini sono nati in queste case e hanno vissuto la loro infanzia e adolescenza frequentando le scuole del quartiere.
Per questo le madri temono che possano “avere dei traumi se fossero strappati così all’improvviso alla loro quotidianità”.
I residenti hanno parlato stamane con l’assessore comunale con delega all’ Emergenza abitativa ed educativa Antonella Tirrito che, dopo aver effettuato un sopralluogo sul posto, ha ascoltato attentamente le loro richieste e preoccupazioni e preso l’impegno, intanto, di rinviare lo sgombero per avviare lunedì, insieme con il comitato di lotta per la Casa 12 luglio, un tavolo di confronto con gli enti preposti per trovare una soluzione alternativa: “Ho incontrato le famiglie – spiega Tirrito – e ho cercato di prendere tempo con l’agenzia dei beni confiscati per non fare avvenire lo sgombero subito. L’idea è quella di predisporre immediatamente un tavolo tecnico che possa prevedere dei progetti personalizzati, famiglia per famiglia, caso per caso. Dobbiamo capire come procedere per queste 42 famiglie. Ce ne sono alcune che hanno una occupazione pregressa di 10 anni, altre più recente. Per il momento, però, siamo riusciti a fermare nell’immediato lo sgombero e rinviarlo in attesa dell’incontro che faremo lunedì”.
“Noi siamo persone umili che hanno fiducia nella Costituzione e nelle istituzioni che si stanno occupando della situazione. Ma se ci obbligheranno a dormire nelle macchine con bambini e donne in stato di gravidanza non lo accettiamo. Siamo 42 famiglie e tutte e 42 non ci spostiamo da qui se non abbiamo un tetto sicuro per noi e i nostri bambini”, ci tiene a sottolineare Barbara a nome di tutti i residenti.