“Il virus dell’immunodeficienza umana Hiv, dagli anni ’80 a oggi, ha causato 40,1 milioni di vittime nel mondo e sono 38 milioni le persone che convivono con l’AIDS (ultimo stadio della malattia).”
A dirlo è Francesco Vitale, Professore Ordinario Igiene e Medicina Preventiva Unipa, in merito alla Giornata mondiale contro l’AIDS che si celebra ogni primo dicembre.
“L’HIV è una delle più grandi pandemie in assoluto, iniziata il 10 dicembre del 1981 – prosegue -. Rispetto agli anni ’90 e 2000, come nuove diagnosi ogni anno abbiamo una differenza di – 48% e sono diminuite anche le morti annuali del 62%. Questo significa che le terapie e quello che si è fatto per l’AIDS, dalla cura delle persone, alla ricerca e alla lotta fatta anche con le normative, ha prodotto un miglioramento enorme, tanto che oggi esso si configura in una sindrome cronica”.
“Non è quindi più una condanna a morte grazie alle terapie antiretrovirali che sono diventate sempre più raffinate, anche se non vi è una cura definitiva”.
L’Oms, approfittando della ricorrenza, però, ha lanciato, a tal proposito, un campanello d’allarme evidenziando che “negli ultimi anni i progressi verso gli obiettivi di eradicazione si sono bloccati, le risorse si sono ridotte e di conseguenza milioni di vite sono ancora a rischio“.
La trasmissione e i rischi di oggi
L’HIV è il virus che causa l’AIDS. Attacca il sistema immunitario distruggendo le cellule T CD4 positive (CD4+), ossia i globuli bianchi essenziali per combattere le infezioni.
Il virus si introduce in queste cellule, si riproduce, le distrugge e quindi si diffonde in altre cellule.
L’HIV si trasmette con:
trasmissione orizzontale: rapporti sessuali, trasfusioni di sangue contaminato e aghi ipodermici;
trasmissione verticale: tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno.
Vitale ha sottolineato che: “Dal punto di vista epidemiologico, contrarre l’HIV è cambiato molto dagli anni ’80/’90. Il rischio maggiore prima era tramite tossicodipendenza per via venosa con scambio di siringhe nei giovani e tramite trasfusione di sangue. Ora più con rapporti sessuali non protetti, sia per uomini che per donne”.
Infatti: “L’HIV è una delle principali infezioni sessualmente trasmesse, in particolare eterosessuale. Essendo una via d’infezione molto comune nella popolazione. Oggi il problema vero è che la percezione nella popolazione generale sui i rapporti sessuali “promiscui”, quindi con più partner, possono essere a rischio di far venire l’HIV è poco percepita e quindi magari non viene intercettata presto la diagnosi. Invece in ambito medico ci sono oggi rigidi protocolli di controllo e tutti i prodotti sono monouso e sterili e vengono eliminati”.