Giovedì 8 dicembre, alle 20,30, presso “Area Madera”, Palermo, l’officina teatrale creata da tre artisti visionari come Claudio Collovà, Miriam Palma e Alessandra Luberti, nata per dare un “luogo dell’essere” a un teatro non di cartellone, ma di sperimentazione, aperto alle collaborazioni con compagnie indipendenti, andrà in scena “Simurgh – il Volo: viaggio sentimentale in Persia”, con i musicisti Reza Mohsenipour e Hamid Mohsenipour, la danzatrice Grazia Cernuto e lo scrittore Alberto Samonà, che ci accompagnerà nella storia di “Simurgh”, il protagonista del poema “Il Verbo degli Uccelli”, Mantiq Al-Tayr, la più celebre opera del poeta persiano Farid Al-Din Attar.
Ma chi è Simurgh?
E’ un favoloso uccello della mitologia iranica, dalle meravigliose piume che, incarnando l’essenza dell’universo, vive sulle vette del misterioso monte Qaf. Nel poema si narra che tutti gli uccelli della Terra guidati da un’upupa, simbolo del Maestro e messaggero della realtà divina, un giorno decidano di riunirsi, senza successo, per eleggere un loro capo, ma delusi per non averlo trovato, prendano il volo alla ricerca del misterioso Simurgh. Rimasti in trenta, dopo aver attraversato sette valli incantate, giungendo finalmente al luogo dove abita il “re” da loro prescelto, si renderanno conto che tutto ciò che essi vedono non è altro che riflesso di se stessi in quanto il “Simurgh“, piccole meraviglie della lingua persiana, è sia il nome dell’uccello mitico, sia, nell’accezione di “si murgh“, quello di “trenta uccelli”.
Fin qui il poema, adesso, invece, qualche teoria da prendere come spunto di riflessione. Nel 1938 uno studio in lingua russa, tradotto in inglese solo nel 2005, di John C. Trever identifica questa creatura “inconosciuta” in un essere alato dal muso di cane e la coda di pavone. Il suo punto di rottura con la tradizione è che per lui il simurg, anzi il senmur/simurgh, sarebbe un animale, per conformazione, più simile al pipistrello e questa sua versione sarebbe avvalorata dal fatto che, nell’odierno Iran sud-orientale, vive una specie di megachirotteri frugivori, più comunemente noti come “volpi volanti”, che si presta bene a tale identificazione. Altri studiosi hanno parlato separatamente di senmurv (Charritat, 2001) e di simurgh (Leclerc, 2001) come se si trattasse non della stessa creatura, ma di due esseri fantastici distinti. C’è un unico sigillo sasanide, conservato al British Museum, che presenta l’immagine di una creatura alata composita con testa di cane e coda di pavone però, non essendo proveniente da scavi scientificamente controllati, ogni deduzione deve considerarsi puramente speculativa.
Questo meraviglioso poema è metafora del coraggioso “cammino” che intraprende colui che vuol mettersi alla ricerca di se stesso. Vogliamo chiudere con un passo che narra questo viaggio salvifico verso l’ignoto.
“Un viaggio così straordinario necessita uccelli dal cuore di leone, giacché lungo è il cammino e cosparso di abissi sconosciuti. Si procede nello stupore, continuamente cadendo e risorgendo. Scoprire una tracci di Lui costituisce un dono prezioso, giacché senza di lui la nostra vita si consuma vanamente”.
Il nostro augurio è quello di attraversare, proprio come l’usignolo, il pappagallo, il pavone, l’oca, la pernice, l’huma, il falco, l’airone, la civetta, il fringuello, la Valle della Ricerca, poi, man mano, quella dell’Amore, della Conoscenza, del Distacco, dell’Unificazione, dello Stupore, della Privazione e dell’Annientamento, affinché le ombre che ci abitano si dissolvano in un unico abbagliante Sole.