Carissimi
“Lo stato sono io”. Fa una certa impressione sentire nominare questa frase (sulla cui autenticità vi sono molti dubi) ma quando si è davanti a personaggi storici, la legenda si confonde con la realtà, ma se il personaggio si chiama “Re Sole” (Luigi XIV), ci può stare che il più longevo sovrano francese, il 13 aprile 1655, davanti ai parlamentari parigini, abbia pronunciato questa frase a mo’ di sfida o di promemoria pari a quella pronunciata dal Marchese del Grillo sul predellino della carrozza.
La storia si ripete sempre e gli uomini sono coerenti nei loro errori, figuratevi quando si “bevono il cervello” dopo le prime dosi di gloria, avendo assaggiato il potere. Quello è l’inizio della loro fine.
Ho incontrato tanta gente interessante in vita mia, e non capendo o ostinandomi a non voler capire nulla di politica, l’arte dell’ipocrisia e dei tradimenti nei rapporti umani, ho visto nascere e crescere star brillando con la stessa intensità e brevità della luce di un fiammifero.
Nessuno di costoro è riuscito a riempirmi l’anima, figuratevi le tasche, anzi come accade con costoro, ho sempre “pagato io al bar”, ma allora che fare, dichiarare il disprezzo per certa umanità e ritirarsi sull’Aventino a scrivere poesie?
No, non possiamo permettercelo, non tutti siamo i “Pablo Neruda” del “Postino” esiliati sulla cima di una montagna delle nostre isole minori a ricercare la nostra anima sotto un pergolato, in mezzo alla gente siamo destinati a viverci, quanto meno per la necessità basilare del dover campare.
A quel punto siamo condannati a incontrare di tutto, dalla persona splendida al “pezzo di merda” e con tutti dobbiamo convivere, figuratevi negli ambienti di lavoro dove spesso ci dimentichiamo di non essere alla presenza di una comitiva, ma di gruppi che nella maggior parte dei casi è stata la sorte a scegliere e non il nostro piacimento.
Puoi incontrare di tutto “a quota sul livello del mare”, qualunque genere di persona tutti, credetemi tutti, sono dei “grandi attori a loro insaputa”, pur di portare a casa il loro risultato.
Mi è capitato e non lo nascondo, di esser stato buggerato (o meglio, ho dato l’impressione di esserlo stato, per il principio su esposto di “vediamo dove vuole andare a finire”) da un signore in età, vestito modestamente, con indosso la mascherina “ffp2” che presomi alla sprovvista davanti alla farmacia mi ha detto. “Non si ricorda di me?” Costui non sapeva che a me i quiz a partire da quelli telefonici di chi non ti ha mai cercato e pretendono dalla voce che tu li riconosca, mi devastano gli apparati genitali, figuratevi se in un contesto del genere potesse funzionare la tecnica di far ricordare a noi qualcosa che potesse esser verosimile. Così dopo la tecnica di prassi che giungeva ad una ipotetica esperienza di lavoro insieme, siamo giunti a quella che era la sostanza del discorso, “la sfortuna”, “la perdita di un lavoro” ed il “pane da comprare per i bambini” che a giudicare dall’età potevano tranquillamente avere già più di quarant’anni. Ma il capolavoro è stato quando ha insistito che mi scrivessi il suo numero di telefonino, con un nome e un cognome da me richiesto, a questo punto con tatto, qualora avessi avuto successive possibilità di aiutarlo.
Bene il mio cinismo coltivato con tanti di quegli incontri di cui sopra, mi hanno portato ad entrare dento la recita facendo la mia parte ed ho voluto pagare poiché nel dubbio che fosse stato tutto vero non me lo sarei mai perdonato ed allora mi sono offerto di accompagnarlo al vicino panificio, ma costui ha preferito il supermercato di fronte con una richiesta ben precisa, io ho uscito tutte le monete che avevo nel portafoglio (sei euro) e lui mi precisato che ne sarebbero necessitate altri ottanta centesimi, per cui ho cercato bene e gli ho dato un altro euro, al che mi sono sentito ringraziare con la promessa che mi era debitore di sette euro.
Sapevo che non trattavasi di un racconto di Dickens né di un brano del vangelo, ma con il sorriso ho voluto crederci e penso di aver speso bene quei pochi euro che di certo non avrebbero cambiato la mia vita, ma avrebbero ricompensato una bella interpretazione o addirittura aiutato una situazione di necessità.
Ma perché tutto ciò? Perché c’è il male in agguato in questo mondo che si nasconde dietro gli inganni? Si, forse si, ma penso che vi sia di peggio, in questo modo confuso di approcciarci al mondo spesso vogliamo credere alle favole o a tutto ciò che ci raccontano e allora come mi posso meravigliare quando mi si giura di aver creduto che un signor geometra, distinto, cordiale sia stato seduto accanto a noi più di una volta in una sala d’aspetto di una clinica specialistica, senza che mi sia potuto venire in mente che proprio un geometra non era.
Pertanto quando qualcuno si vanta con voi di essere “cacocciola”, prudentemente calategli la testa, poiché non sapete mai con chi avete a che fare.
Un abbraccio, Epruno