E’ morto dopo dieci anni di coma. Era rimasto ferito in un incidente stradale Salvo Cavallaro, per gli amici “Budy“, l’estate del 2013, dopo lo scontro avvenuto con un’auto parcheggiata in seconda fila mentre stava percorrendo via Tasca Lanza a bordo di una Suzuki a Palermo.
Stava tornando nella sua casa di Monreale. Dopo quel giorno è iniziata la sua lotta contro la morte che si è fermata oggi. A febbraio Budy avrebbe compiuto 36 anni. Una delle sorelle si era iscritta e laureata nel corso di infermieristica per essere vicina al fratello.
Cavallaro era nato il 28 febbraio del 1987. Dopo gli studi come grafico professionale aveva iniziato a lavorare nell’impresa edile del padre. “Adesso sei libero di volare“, si legge in un post scritto sui social da Ornella, una delle due sorelle. “Mi ricordo ancora il tuo essere allegro e solare, sempre sorridente; che il tuo calore possa continuare a scaldare i cuori dei tuoi familiari e a vegliare sempre su di essi“, scrive un’amica. “L’amore è indistruttibile e travalica ogni confine“. E ancora: “Come dice tua sorella ora sei libero di volare…e continuare a sorridere ed ed essere tranquillo e sereno“.
“Mio fratello se n’è andato in pace. Parlarne per me è una grande sofferenza. Io e mia sorella ci siamo iscritte alla facoltà di infermieristica per aiutarlo seguendolo nelle cure di cui ha avuto bisogno nel tempo”, continua Ornella Cavallaro racconta i dieci anni trascorsi dopo l’incidente che coinvolse il fratello, Salvo, rimasto in coma fino ad oggi, giorno in cui è morto “Mio fratello aveva tanta energia e tanti progetti. Era innamorato della vita, dello sport. Le moto erano la sua passione, andava in mountain bike. Poi – dice ancora Ornella – aveva il sogno di creare qualcosa e insieme aprimmo un locale in centro. Avevamo inaugurato ‘Piano’, così si chiamava, poco più di un mese prima dell’incidente”.
Progetti andati in frantumi dopo la tragedia che ha condizionato la famiglia per i successivi dieci anni. Salvo, la notte dell’incidente, stava rientrando a casa a Monreale e stava percorrendo via Tasca Lanza a bordo di una Suzuki. Arrivato in prossimità di un bar non si era forse accorto delle auto in seconda e tripla fila. “Ce n’era una, quella contro cui ha impattato, che addirittura stava andando in retromarcia. Inutile la frenata, c’era anche l’asfalto bagnato – racconta Ornella – Da allora non si più ripreso. Per un lungo periodo lo abbiamo portato in un centro di riabilitazione a Ferrara. Poi abbiamo iniziato a seguirlo in casa, soprattutto mia madre. Io e mia sorella Chiara abbiamo deciso, dopo quanto accaduto, di iscriverci all’università e diventare infermiere, laureandoci. Così pensavamo anche di poterci occupare di nostro fratello. Da allora non si è mai più svegliato ed è rimasto in uno stato di coma vegetativo per tutti questi anni”.