Uno studio condotto da un team dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha permesso di definire in quanto tempo una fontana di lava forma una colonna eruttiva e per quanto tempo quest’ultima si disperde nell’atmosfera.
Lo studio, di Sonia Calvari, Gaetana Ganci e Alessandro Bonaccorso, è stato recentemente pubblicato sulla rivista ‘Remote Sensing’. I ricercatori hanno analizzato l’evento di fontana di lava che ha interessato l’Etna il 12 marzo 2021 evidenziando che il pennacchio di cenere si era formato entro mezz’ora dall’inizio dell’evento, aveva raggiunto i 12,6 km di quota ed era rimasto in atmosfera per circa due ore dopo la cessazione delle fontane.
“Abbiamo calcolato che durante questo evento eruttivo – spiega Calvari – è stato emesso un volume totale di 3 milioni di metri cubi di materiale. Dai dati satellitari abbiamo ottenuto la quantità di lava eruttata, pari a 2,4 milioni di metri cubi, mentre dall’analisi delle immagini delle telecamere abbiamo ottenuto 1,6 milioni eruttati sotto forma di materiale piroclastico. La differenza tra il valore totale ottenuto dal dilatometro e la somma dei due parziali ottenuti dall’analisi delle telecamere e dai dati satellitari, che corrisponde al 30% del materiale piroclastico, è dovuto al fatto che quest’ultimo è rifluito lungo il pendio per gravità ed è andato ad alimentare le colate laviche“.
“La ricerca – conclude – proseguirà con l’analisi di tutti gli eventi di fontane di lava che si sono verificati dal dicembre dello scorso anno e che tuttora si verificano al fine di cogliere delle variazioni nel tempo che possano far capire la possibile evoluzione del fenomeno e i processi che avvengono nel sistema di alimentazione del vulcano“