Tracce di polvere da sparo sono state trovate, grazie all’esame dello Stub, sul volante della Fiat Panda riconducibile all’indagato Giuseppe Barba, 66 anni, indiziato dell’omicidio dell’ex genero: l’ex presidente del consiglio comunale di Favara Salvatore Lupo.
L’autovettura era stata ripresa da alcune telecamere di videosorveglianza private, impianti collocati nelle immediate adiacenze del bar di via IV Novembre dove, nel pomeriggio del 15 agosto, è avvenuto il delitto, sia lungo una ipotetica ricostruzione del tragitto che quell’utilitaria avrebbe fatto.
“Dalle telecamere si vede una macchina che si avvicinava davanti l’esercizio commerciale, scende una figura non ben definita e all’improvviso scappavano un certo numero di persone quasi impaurite da qualcosa, e si può immaginare il rumore della pistola. Poi questa macchina è ripartita – ha ricostruito, durante la conferenza stampa svoltasi alla caserma ‘Biagio Pistone’ di Agrigento, il maggiore Marco La Rovere che comanda la compagnia di Agrigento – .Il riscontro principe, a livello tecnico, lo abbiamo avuto con lo stub (un tampone adesivo che cattura le particelle da polvere da sparo). Avevamo fatto questo accertamento già la sera stessa dell’omicidio e già dall’inizio avevamo inquadrato le vicissitudini in ambito familiare, sia di tipo personale che economico”.
La pista investigativa seguita dai carabinieri della tenenza di Favara e da quelli della compagnia di Agrigento risultava essere, dunque, già ben definita fin dalle ore immediatamente successive al delitto. Ma è stato necessario attendere i cosiddetti “elementi di prova”.
“Non ci sono stati testimoni, nonostante l’omicidio sia avvenuto nel tardo pomeriggio, all’interno di un esercizio commerciale del centro di Favara, e c’è stato il fuggi fuggi generale, nessuno ha testimoniato”. Lo ha detto il comandante provinciale dell’Arma di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo. Già stamani, subito dopo il fermo di Giuseppe Barba ritenuto l’assassino dell’ex genero Salvatore Lupo, il procuratore capo Luigi Patronaggio era tornato a ribadire che l’inchiesta s’è svolta in un clima di assoluta omertà.
Nelle ore, e nei giorni immediatamente successivi, è emerso infatti che nessuno aveva visto, né sentito nulla. “Di contro, va però anche evidenziato che le dinamiche familiari, che hanno motivato l’omicidio premeditato, ci sono state fornite da cittadini di Favara che hanno senza dubbio – ha concluso il colonnello Stingo – collaborato in maniera significante a individuare il quadro investigativo suffragato poi dall’emissione del fermo della Procura”.