L’incontro previsto domani a Palazzo d’Orleans tra il governatore siciliano, i capigruppo e i presidenti di commissione, riproporrà lo stesso schema pre-Finanziaria. Della serie “dimmi cosa mi dai e ti dirò chi sei”. Non a caso gli oracoli in queste ore sono diventati sempre più sibillini: “Il quadro si sta evolvendo, ne vedrete delle belle”.
Tragedie e tragediatori non sempre si trovano dalla stessa parte politica. Qualche volta sì, altre molto meno. Spesso, infatti, l’incrocio fatale è l’unico equilibrio possibile per alimentare il motore inceppato di un raggruppamento politico. E così quando scappa dalla bocca di un esponente della Lega all’Ars l’avviso ai naviganti, che, a dirla tutta, riassume lo stato d’animo di molti esponenti della maggioranza che supporta l’azione di governo di Renato Schifani, si capisce che la versione “Sorrisi e Canzoni” è il bollettino più probabile che bisogna attendersi. Se le diranno, se le canteranno e poi andranno avanti. Sta a vedere come.
Tra un mugugno e un altro, i partiti sono pronti a far presente che, stringi stringi, non è che la sessione di Bilancio abbia mantenuto poi le promesse che i big delle coalizioni si erano rivolti tra loro al momento dell’accordo, allargato in buona parte, anche alle opposizioni, da cui, alla fine è scaturito il voto finale alla manovra.
Il malcontento c’è ed è presente in molti gruppi, tra più di un esponente e rende fluida la situazione. Trae origine dal fatto che alcune norme sono saltate per effetto dell’impugnativa e più d’un deputato in queste settimane ha fatto notare, più o meno egoisticamente, questo dipende da come si guardano le cose, che senza quelle ( e senza la dotazione finanziaria) tutto va rimesso in discussione.
Non manca, e anche su questo c’è poco da stupirsi, chi porterà al tavolo la lamentela neanche tanto velata che “gli assessori che sono in giunta vivono in un mondo a parte”. Un’accusa smussabile nei contorni e in definitiva che fa parte della grammatica delle compensazioni e dei compromessi da attivare, ma che rimane un “alert” significativo e costituisce la spina dorsale dell’assist su cui anche Schifani non mancherà di costruire l’ossatura del primo rimpasto di fine estate.
Nel centrodestra l’anima buona e operosa dei difensori d’ufficio propende alla tesi del rodaggio necessario. Il governo ha pochi mesi di vita, la legislatura pure, i dirigenti generali lavorano nei dipartimenti da ancora meno. Insomma “Stanno tutti bene” come recitava uno dei film di Giuseppe Tornatore. In realtà stavano tutti malissimo.
Un noviziato lungo e complicato? Incide, oppure no, il fatto che una buona parte di deputati sono di prima nomina e che i partiti di opposizione ancora rimpiangono i punti deboli del governo Musumeci piuttosto che preferire di trovare i nuovi del governo Schifani?
Nei prossimi giorni ne sapremo di più, ma quel che appare certo è che l’agenda da dettare da parte di Palazzo d’Orleans non sarà fatta solo di riforme e di punti alti e nobili, ma anche di tanta gavetta del compromesso che tutti vogliono cominciare a sperimentare. Da subito.