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Il ricordo della politica

Strage di Capaci, 31 anni fa la mafia uccideva Giovanni Falcone

martedì 23 Maggio 2023

“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” . (Giovanni Falcone).

Il giudice fu ucciso per mafia il 23 maggio di 31 anni fa nel tratto dell’autostrada A29 da Punta Raisi a Palermo, alle 17.58, oltre quattrocento chili di tritolo fanno esplodere la Fiat Croma con a bordo il magistrato.
Oltre a Falcone nell’attentato muoiono la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro. Feriti gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista Giuseppe Costanza. Falcone, trasportato d’urgenza in ospedale, muore poco dopo le 19.
Lo scenario è devastante. La violenta esplosione causa una grande voragine sull’asfalto dell’autostrada che da Palermo porta all’aeroporto, quasi come il cratere di un vulcano. Una colonna di fumo nero e denso si alza nel cielo e si vede anche a distanza di molti chilometri. Ci sono detriti e macerie ovunque.

Meno di due mesi dopo, il 19 luglio del 1992, la scia di sangue raggiunge via d’Amelio, dove Cosa Nostra uccide anche Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Sergio Mattarella

“Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria”. Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica – aggiunge il capo dello Stato -. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia”.

“Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità. La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza – conclude Mattarella -. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa. L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire“.

“Trentuno anni fa ero una quindicenne, sconvolta dall’efferatezza di quella stagione di stragi mafiose. Scelsi di impegnarmi in politica perché lo vidi come lo strumento più utile per fare qualcosa, per non rimanere con le mani in mano. L’ultimo arresto quello di Matteo Messina Denaro è la testimonianza dell’impegno instancabile di tanti uomini e donne delle Istituzioni”. Così la premier Giorgia Meloni nel suo messaggio letto durante la cerimonia, in corso a Palermo, per l’anniversario della strage di Capaci, sottolineando come “il dolore provocato da quegli omicidi sia indelebile”.

“Il compito della politica è assicurare il sostegno totale da ogni punto di vista, culturale e materiale: dalle iniziative legislative alle dotazioni di risorse umane e strumentali per aiutare chi non si risparmia per liberarci dalla mafia. Il cammino davanti a tutti noi è ancora lungo e difficile, ma non ci spaventa anzi ci rafforza al cospetto dei familiari dei caduti ci inchiniamo con gratitudine”

“Nel 31° anniversario della strage di Capaci, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deposto questa mattina una corona d’alloro nel Parco intitolato ai Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel quartiere Montagnola a Roma”. Lo rende noto Palazzo Chigi, spiegando che “alla cerimonia erano presenti il Ministro della Giustizia Nordio, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il Sottosegretario all’Interno Prisco, il Presidente della Regione Lazio Rocca, il Prefetto di Roma Giannini e il Vicesindaco di Roma Scozzese”.

 

Ignazio La Russa

“Oggi ricorre il 31esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, ucciso per mano della mafia assieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Lui così come Paolo Borsellino e tanti altri magistrati e uomini delle Forze dell’ordine hanno perso la vita perché temuti da Cosa nostra. La loro professionalità, la loro determinazione e il loro coraggio non solo misero in ginocchio la mafia ma furono e sono tuttora, un esempio per tutti noi. L’Italia non li dimentica”. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.

 

 

Renato Schifani

“Si combatte contro la mafia sotto il profilo dell’egemonia della parola, dell’unità delle forze sociali, del volontariato, dei giovani, molto presenti oggi, che hanno impresso un cambiamento generazionale anche nella consapevolezza che la mafia è male, è delinquenza e va combattuta con la crescita delle coscienze. E ciò è avvenuto dopo le stragi”. Lo ha detto il presidente della Regione Renato Schifani appena giunto nei pressi dell’aula bunker dell’Ucciardone. “Lo Stato c’è, c’è anche la Regione – ha proseguito Schifani – la Regione farà la sua parte relativamente all’iniziativa molto bella del museo del ricordo e della memoria, facendo in modo che una legge sia approvata in Parlamento con l’unanimità e possa consentire l’attività e il funzionamento di questo museo. Noi faremo la nostra parte come governo, ma sono convinto che tutte le forze politiche aderiranno al mio appello”. “La mafia si combatte con l’unità, sarebbe un errore se le forze politiche si dividessero. L’ho sempre detto, sia quando ero in opposizione sia in maggioranza: mai fare regali alla mafia, la politica deve essere unita nel contrasto a Cosa Nostra senza se e senza ma”, ha osservato.

 

Lorenzo Fontana

“In occasione del 31° anniversario della strage di Capaci, rivolgo il mio deferente omaggio alla memoria delle vittime della barbarie mafiosa e rinnovo la mia più sentita solidarietà e vicinanza alle loro famiglie e a quanti rimasero feriti. Esprimo una preghiera in ricordo di Giovanni Falcone, autentico servitore dello Stato, di sua moglie Francesca Morvillo, magistrato di grande valore umano e professionale, e degli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo”. Lo dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. “Quanto accadde il 23 maggio 1992 rappresenta una ferita indelebile nella storia del nostro Paese e nel cuore del popolo italiano. Commemorare questa dolorosa ricorrenza significa anche rafforzare l’impegno delle istituzioni nella lotta alla criminalità organizzata e promuovere in ogni sede la cultura della legalità, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni”, aggiunge.

Nello Musumeci
Nello Musumeci

 

“Dobbiamo lavorare per scongiurare che, dopo 31 anni, si affievolisca tra gli italiani la memoria della tragica fine di Giovanni Falcone, della consorte Francesca e del personale di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In questi decenni la Sicilia è cambiata, lentamente, maturando la consapevolezza che l’impegno antimafia riguarda tutti e che va predicato e praticato ogni giorno, senza retorica e senza ipocrisia. Rimane la speranza di conoscere finalmente tutta la verità su quella drammatica stagione -di sangue, di opacità, di omissioni- che ha segnato la storia della nostra Nazione”. Lo dichiara il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

 

Carlo Nordio

“Da 31 anni, questa è una giornata fondativa della nostra storia, memoria del peggior attacco dei clan alle istituzioni democratiche, ma allo stesso tempo simbolo del riscatto della Repubblica. La Repubblica italiana si è rialzata – più forte – dalla voragine di Capaci, che inghiottì le vite di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel cratere, in cui sembravano essere precipitate anche le nostre speranze, impresse invece la svolta decisiva nella lotta alla mafia”.

“Non possiamo non ricordare come le stragi di matrice terroristico-mafiosa, che esattamente 30 anni fa si susseguirono a Firenze in via dei Georgofili e a Milano, in via Palestro, sono “ancora in cerca di verità e giustizia”, come ha richiamato il Presidente della Repubblica. Non possono esserci pezzi mancanti, né zone d’ombra nella conoscenza di pagine così drammatiche e decisive della nostra storia”. Lo sostiene Carlo Nordio nel messaggio inviato alla Fondazione Falcone. Il testo contiene una promessa: “il Ministero della Giustizia, da parte sua, farà di tutto – secondo i compiti assegnati dalla Costituzione – per assicurare agli uffici giudiziari gli strumenti più adeguati e le tecnologie più aggiornate, perché assolvano al loro alto compito: continuare a fare luce sulle pagine buie del passato e combattere contro le mafie di oggi, più transnazionali e più imprenditoriali”.

“Per la giustizia, ‘superare ataviche criticità’ significa innanzitutto ridurre la durata dei processi, quindi i tempi delle risposte alle legittime richieste dei cittadini. Anche così combattiamo la mafia, migliorando la qualità del nostro servizio, la qualità di tutti i nostri servizi ai cittadini. Oggi, infatti, come trent’anni fa – quando le stragi fecero tremare le fondamenta della Repubblica – valgono le parole di Giovanni Falcone: ‘Non si può sconfiggere la mafia chiedendo l’eroismo d’inermi cittadini, ma mettendo in campo tutte le forze migliori delle istituzioni’. E questa – conclude Nordio – è la nostra priorità”.

 

“Non è casuale insediare la commissione parlamentare antimafia proprio nel giorno che segnò per sempre la nostra Repubblica: la strage di Capaci, dove morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. È il modo più giusto per ricordare oggi quelle vittime e battersi per scardinare la cultura della criminalità e del malaffare, che spesso trova terreno fertile dove lo Stato manca e, soprattutto, è mancato. È dovere di chi come noi ha l’onore e l’onere di rappresentare le Istituzioni, impegnarsi quotidianamente per garantire agli italiani un Paese più sicuro e libero da tutte le mafie, che mostri di essere al loro fianco quando vengono minacciati la loro esistenza e il loro lavoro. Chi sceglie di non arrendersi ai soprusi, chi decide con coraggio di denunciare, chi sceglie la legalità, non può essere lasciato solo. E questo è anche il modo migliore che abbiamo per onorare davvero la memoria di tutte le vittime che sono cadute per mano della mafia: lavorare affinché il loro sacrificio non sia stato vano”. Così, la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli.

 

Matteo Piantedosi

“Dall’insegnamento di personalità come Falcone abbiamo imparato negli anni a seguire i percorsi economici criminali che interessano la mafia, e riuscire a preservare i punti legali delle istituzioni o infiltrazioni nelle istituzioni. Credo sia un fenomeno che può preoccupare, ma bisogna rassicurare i cittadini perché il nostro Paese manifesta la capacità di contrastare anche questo modo più insidioso di agire della mafia”. “Ci incoraggia proseguire verso il futuro anche nel segno del grande messaggio del grande insegnamento che ci hanno dato uomini importanti dello Stato come Falcone, Borsellino. La mafia è cambiata, con Matteo Messina Denaro la pagina del libro si è chiusa, ma si è anche girata”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Palermo per la commemorazione delle vittime della strage di Capaci.

 

“Non dobbiamo mai dimenticare la strage di Capaci e il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie e dei valorosi uomini della scorta. La cultura è fondamentale per sconfiggere le mafie. Bisogna lavorare sulle giovani generazioni per infondere in loro il valore civile e morale della legalità. Giovanni Falcone è sempre nel mio cuore”. Lo afferma in una nota il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

 

 

“La promozione della cultura della legalità è uno degli obiettivi fondamentali del nostro sistema scolastico, nel quadro più ampio dell’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole. Per questo il nostro Ministero sta lavorando al potenziamento dell’educazione civica e ad altre iniziative per consolidare la cultura del rispetto e del dialogo, che è alla base della nostra democrazia. È con questo spirito che oggi ricordiamo e onoriamo le figure dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme con tutte le altre vittime delle mafie. A loro va il nostro impegno costante a costruire un’Italia migliore, capace di dare piena attuazione ai valori imperituri della nostra Costituzione”. “Ringrazio personalmente tutti gli studenti e i docenti che oggi, nell’Aula Bunker e nelle strade della città di Palermo, partecipano in prima persona a questo ricordo e a questo impegno, in rappresentanza dell’intera comunità educativa nazionale”,  Lo afferma in una nota il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

 

Elly Schlein

“Dopo 31 anni resta intatto il ricordo e si rafforza l’esempio di coraggio, integrità e tensione morale che costarono la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Non dimenticare quell’eredità oggi significa soprattutto agire tutte e tutti ogni giorno, ovunque, per combattere le mafie e difendere la nostra democrazia. Significa non sottovalutare mai l’infiltrazione mafiosa nell’economia ed elevare e rafforzare i presidi di legalità, giustizia sociale e trasparenza. Significa fare una battaglia culturale per estirpare l’omertà e contrastare la corruzione”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein, in occasione del 31° anniversario della strade di Capaci.

 

Antonello Cracolici

 

“La mafia ha scelto di inabissarsi, sperando di far dimenticare alla società civile ciò che è stato, ma la nostra terra ha un calendario drammatico, scandito giorno per giorno dai nomi delle vittime di cosa nostra. Per questo la memoria, che è l’unica vera arma per mobilitare la coscienza civile, non può essere confinata a un giorno soltanto. Negli anni la scuola ha fatto un lavoro straordinario, tenendo alta la vigilanza contro la mafia, ma non può essere l’unico luogo dove se ne parla: oggi chi ha 30 anni non c’era allora e non può ricordare la tensione emotiva dei giorni successivi alle stragi. Lavorare sulla memoria è fondamentale, perché quel tempo può tornare”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici.

 

Roberto Lagalla

“Il valore incrollabile della memoria ci richiama, oggi, nel trentunesimo Anniversario della strage di Capaci, alla responsabilità che lo Stato è chiamato ad assumere nei confronti delle giovani generazioni, che dalle istituzioni si attendono condotte capaci di farsi testimonianza di un collegiale impegno a tutela dei diritti e delle libertà individuali, della dignità della persona, del rifiuto al ricatto mafioso. Con questa convinzione, la Città Metropolitana di Palermo, con il supporto della Regione Siciliana, ha aderito al progetto della Fondazione Falcone per la realizzazione del “Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie”, dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, presso la sede metropolitana di Palazzo Jung. Uno spazio immaginato insieme alla professoressa Maria Falcone che non sarà di sola memoria, quanto piuttosto un luogo di riflessione, di condivisione, per un nuovo patto generazionale, a sostegno della legalità. Con questa iniziativa, intimamente saldata all’impegno dell’ente locale nell’assicurare trasparenza amministrativa e gestionale, intendiamo contribuire ad un nuovo ed ulteriore avanzamento della cultura dell’antimafia in questa città. Come sindaco, per l’amministrazione che rappresento, sento di avere un dovere preciso verso i cittadini e i giovani: il buon governo, nonostante le molteplici difficoltà che ogni giorno occorre affrontare e superare. Una Città ben governata è una Città dove i diritti civili e sociali vengono garantiti senza alcuna intermediazione abusiva ed è questo il miglior antidoto contro la subcultura mafiosa”.  Così dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, in occasione della celebrazione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci.

Marco Intravaia

“Oggi è il giorno dedicato al ricordo di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Oggi è il 31esimo anniversario della terribile strage di Capaci in cui questi servitori dello Stato persero la vita; oltre un trentennio che non è trascorso invano, perché grazie al loro sacrificio, e a quello di tanti altri caduti per mano mafiosa, la Sicilia ha cambiato pagina e lo Stato ha messo a segno colpi durissimi contro la criminalità organizzata, ultimo in ordine di tempo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Non è ancora il tempo di abbassare la guardia come ci racconta la cronaca ogni giorno, Cosa Nostra non si è rassegnata e tenta sempre di rialzare la testa. Ognuno di noi può contribuire a dare un senso a quelle morti: rispettando le regole e restando nel solco della legalità, esponenti delle istituzioni e società civile, tutti uniti dal desiderio che la nostra terra un giorno sia veramente libera dal giogo mafioso. Oggi pomeriggio, sarò presso l’albero Falcone in mezzo a migliaia di palermitani, tantissimi non ancora nati all’epoca delle stragi, che con la loro presenza testimoniano il significato della frase diventata poi famosa, scritta su un lenzuolo il giorno dei funerali: “Non li avete uccisi, perché le loro idee continueranno a camminare sulle nostre gambe”. E quelle idee si muovono di generazione in generazione e crescono nei più giovani, facendo respirare un’aria nuova alla città di Palermo e a tutta la Sicilia” così il deputato regionale di FdI e componente della Commissione Regionale Antimafia, Marco Intravaia.

Marianna Caronia

“A trentun’anni dall’eccidio di Capaci è sempre viva la figura di Giovanni Falcone. Da magistrato scrupoloso qual era, Falcone con la sua attività d’indagine riuscì a far condannare, finanche in Cassazione, i boss di cosa nostra”. Lo afferma Marianna Caronia, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana che oggi partecipa in rappresentanza del segretario nazionale Matteo Salvini alla commemmorazione ufficiale in corso al carcere dell’Ucciardone a Palermo.

“Del giudice Falcone – continua Caronia – ricordo anche lo spirito riformatore che contrassegnò la sua attività al servizio del ministero della Giustizia: fu infatti l’ispiratore delle misure adottate nel 1991 sulla carcerazione cautelare aggravata, sull’ausilio dei collaboratori di giustizia e sulla istituzione della Procura nazionale antimafia. Sono convinta – aggiunge Caronia – che un uomo vive ancora se continua a darci una guida nella nostra opera quotidiana: Giovanni Falcone ci ha insegnato che la pratica della legalità e della trasparenza non deve essere un’arida osservanza delle leggi, ma un fatto culturale che deve appartenerci per essere liberi e progredire”.

 

Dolores Bevilacqua

Le istituzioni hanno il dovere di ricordare il sacrificio degli uomini e delle donne dello Stato che hanno perso la vita, ma devono essere coerenti con l’eredità consegnata alla nostra società da eventi drammatici come la strage di Capaci. Per questo il 23 maggio è utile ribadire l’importanza delle leggi volute dal Parlamento per contrastare la mafia nel solco di un metodo tracciato da Giovanni Falcone, senza tentennamenti, scongiurando depenalizzazioni di reati gravi, il depotenziamento di strumenti fondamentali per la magistratura come le intercettazioni o riforme gradite alla mafia sull’ergastolo ostativo“.

Lo afferma la senatrice palermitana del Movimento 5 Stelle, Dolores Bevilacqua, nel giorno della commemorazione delle vittime della strage di Capaci.

 

Michele Catanzaro

“Abbiamo il dovere di trasformare ogni 23 maggio in un giorno di ricordo e memoria soprattutto per tutti quei giovani che nel 1992 non erano ancora nati, e che hanno conunque imparato a conoscere il lavoro ed il sacrificio del giudice Giovanni Falcone e degli altri che persero la vita nella strage di Capaci: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro”. Lo dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars.

“È proprio il valore della memoria collettiva, che tutti noi abbiamo il dovere di difendereaggiunge Catanzaroche permette di far radicare nella nostra società le idee e l’impegno di Giovanni Falcone per una terra finalmente libera dalla mafia”.

 

Giuseppe Antoci

“Nessun passo indietro nella lotta alla mafia, commemorazioni servano al ricordo e alla riconoscenza ma commemorare quei valorosi uomini dello Stato vuol dire curarne la memoria attraverso la difesa di quelle norme che hanno fatto dell’Italia il Paese con la migliore normativa antimafia d’Europa e del mondo” così Giuseppe Antoci  – Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi, scampato ad un attentato mafioso nel 2016 grazie all’intervento armato degli uomini di scorta della Polizia di Stato – al suo arrivo, questa mattina, all’Aula Bunker di Palermo.

“A 31 anni dalla strage di Capaci non è stato ancora possibile fare piena luce sulle verità ancora coperte che stanno dietro a quell’attentato. Se ne occupano i magistrati e diverse inchieste giornalistiche, che provano a svelare fatti che altri invece cercano pervicacemente di occultare. Ci sono tante domande rimaste senza risposta, pochi esempi fra i tanti: chi ha manomesso i files nel computer di Falcone al Ministero della Giustizia? Chi ha preso l’agenda rossa di Borsellino? Perché si impedì alla magistratura di venire in possesso dei documenti custoditi nella casa di Riina? Bisogna fare luce su quei settori dello Stato e dell’establishment che prima delegittimarono Falcone e Borsellino e poi, in collaborazione con i corleonesi, ebbero un ruolo di primo piano nella realizzazione degli attentati del ’92-94 e nel depistaggio delle indagini. Pezzi infedeli della Repubblica che prima ostacolarono Borsellino mentre indagava sui mandanti occulti della strage di Capaci, e poi depistarono le indagini su via D’Amelio. La stessa Dia scrisse che dietro gli esecutori mafiosi c’erano menti che avevano dimestichezza con le dinamiche del terrorismo e con i meccanismi della comunicazione di massa”. Lo affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e la coordinatrice del comitato Giustizia del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti.
“Oggi è la posa della prima pietra del museo che verrà realizzato in questo antico palazzo, nel rione dove mio fratello è nato”. Lo ha detto Maria Falcone nel corso della cerimonia che si è svolta a Palazzo Jung, dove verrà realizzato un Museo della Legalità dedicato a tutte le vittime della mafia, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del presidente della Regione Renato Schifani, del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e del sindaco Roberto Lagalla. “Mi commuove guardare oltre la siepe – ha aggiunto la sorella del magistrato – e vedere che lì dietro c’era la palestra dove Giovanni andava a fare ginnastica. Era il mio quartiere a due passi c’era la nostra casa in via Castrofilippo n. 1”.
“È importante dire al mondo – ha poi osservato Maria Falcone – che le stragi del ’93 facevano parte di una strategia di grande profilo per la mafia che cercava di colpire l’Italia in quello che era il suo patrimonio artistico. Quelle stragi rappresentano un’escalation di una mafia che voleva mettere in ginocchio il nostro Paese, ma non ci sono riusciti. E se noi dopo 30 anni continuiamo a parlare di uomini come Giovanni, Paolo, Francesca, tutti i ragazzi della scorta, tutti quei morti che furono chiamati “La mattanza siciliana”, li piangiamo con conforto perché dietro di noi ci sono i giovani che saranno in grado di cambiare questo Paese”.
“Vogliamo creare un museo che non parli solo di morte, sangue e dolore, ma che faccia capire. Un po’ come gli eroi del nostro risorgimento italiano che rappresentavano lo spirito, la forza, l’animo di volere un’Italia indipendente. Ora devono essere i giovani a salvare la nostra costituzione portando avanti i suoi principi, così che la Sicilia diventi una terra diversa. Non sarà solo memoria di dolore, ma voglia di cambiamento. E dobbiamo far sì che i nostri giovani venendo a Palermo, creando sedi anche a Roma e Bolzano, abbiano la possibilità di confrontarsi con giovani di altre città. Per fare l’Italia unita ha conclusobisogna far dialogare i giovani”.

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