Il rosmarino, il cardo mariano, l’asparago selvatico, il sesamo, l’iperico e il “pomodoro da serbo”: specie erbacee di interesse agrario che, sabato 20 maggio scorso, sono state protagoniste del convegno organizzato dall’Università degli studi di Palermo a Borgo Callea, la frazione di Cammarata in provincia di Agrigento.
L’evento si è svolto durante la festa della “Beata Vergine Immacolata”, durante cui il sindaco di Cammarata, Giuseppe Mangiapane, ha lanciato la prima edizione della sagra “Guastedda a faccia di vecchia” con l’intento di valorizzare le tipicità del territorio.
Il convegno dal titolo “Biodiversità delle specie erbacee di interesse agrario” diretto dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, dell’Università degli Studi di Palermo è stato coordinato dal professore Giuseppe Di Miceli, responsabile scientifico del progetto integrato COSA (Conservazione e caratterizzazione di Accessioni Siciliane di Specie Agrarie erbacee, Misura 10) e del progetto COMA (Allestimento di campi Collezione e Moltiplicazione di Accessioni di specie agrarie siciliane, Misura 4).
Gli obiettivi dei progetti COSA e COMA hanno riguardato, infatti, la raccolta di specie erbacee e arbustive, nei parchi naturali e nei territori della Sicilia denominati “Aree Natura 2000”: dalla descrizione morfo-strutturale alla conservazione delle risorse genetiche siciliane in un “campo catalogo”, oppure nella banca del Dipartimento SAAF o attraverso tecniche di laboratorio come nel caso del pomodoro.
Nerina Di Nunzio, docente in Food and Beverage Industry all’UNINT presso la facoltà di Economia, ha invece raccontato la straordinaria biodiversità di cui gode la Sicilia.
Fra i docenti del dipartimento di Agraria, ha preso parte ai lavori anche Alessandra Carrubba che ha evidenziato la presenza, all’interno dell’area siciliana, di popolazioni di piante che svolgono un duplice ruolo per l’uomo, sia a scopo alimentare che terapeutico: il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.); il cardo mariano (Silybum marianum Gaertn.), appartenente alla famiglia delle Asteraceae dai cui semi (acheni) viene estratta la silimarina cui sono riconosciuti effetti terapeutici; l’iperico (Hypericum perforatum L.) da sempre impiegata come erba medicinale per la guarigione delle ferite.
L’intervento della borsista di ricerca Lucia Dinolfo ha, poi, focalizzato l’attenzione sull’asparago selvatico (Asparagus acutifolius L., e Asparagus albus L.), specie presente sulla tavola dei siciliani durante il periodo invernale, accostando tale prodotto ai menù tipici e all’utilizzo dei sottoprodotti nella filiera farmaceutica assicurando il prodotto in maniera costante e uniforme.
Il sesamo (Sesamum indicum L.) è stato raccontato, invece, dal dottorando Roberto Marceddu che ha affrontato una delle colture più antiche da olio e utilizzata dall’uomo.
Il docente Mauro Sarno ha, infine, esposto la ricerca sulla caratterizzazione di dieci popolazioni siciliane di “pomodoro da serbo”, (Solanum lycopersium) specie di lunga tradizione alimentare siciliana che veniva coltivato in “siccagno” posto a essiccare al sole, riuscendo a preservare le proprie caratteristiche organolettiche.
Al termine dei lavori si è svolta una degustazione con prodotti tipici locali: pane con grani locali, salsiccia, agnello e la protagonista della giornata “guastedda a facci di vecchia”.
Lo studio non sarebbe possibile senza il contributo della Misura 10. – Sottomisura 10.2. – Operazione 10.2.a del PSR Sicilia 2014-2022 Programma di Sviluppo Rurale