Quella che sta giocando in Sicilia il centrodestra, ormai concentrato sulle regionali e comunali del 2022, somiglia sempre più a una partita a scacchi. Solo che al tavolo non ci sono due giocatori, sono tanti e tutti ben agguerriti. E così a ogni mossa di un giocatore ne segue un’altra, e un’altra ancora. Con lo scenario che cambia di continuo, anche perché al voto manca più di un anno.
“Non chiedetemi della candidatura per la Regione perché non so cosa rispondere”, afferma Gianfranco Micciché. E allora, suggerisce un deputato dell’Ars di lungo corso, “lasciamo perdere gli scacchi, meglio il puzzle”.
Dopo la bordata di Matteo Salvini che un giorno sì e l’altro pure non fa mistero di puntare a mettere uno dei suoi al vertice di Palazzo d’Orleans e la dura reazione di Nello Musumeci (‘la Lega esca dal governo, a questo punto), da radio-Palazzo arrivavano segnali di ‘decisionismo’ da parte del governatore: qualcuno ha azzardato addirittura che fosse pronto ad azzerare la giunta lasciando così il cero nelle mani dei ‘traditori’ che agiscono nell’ombra dell’Assemblea o nella migliore delle ipotesi a ‘licenziare’ l’assessore leghista Alberto Samonà per le ‘colpe’ del Capitano.
Intanto a sparigliare le carte i pensa l’Udc, con un colpo di mercato coi fiocchi: Roberto Lagalla. A ‘benedire’ la new entry è sceso in Sicilia Lorenzo Cesa, che ne ha approfittato per incontrare, assieme ai dirigenti dell’Udc, proprio Nello Musumeci, al quale ha confermato “la lealtà del partito”. “E stato un incontro proficuo”, dice Cesa. Che dà un’altra notizia: “Musumeci incontrerà tutti i partiti per concordare le cose da fare da qui alla fine della legislatura”.
A breve, forse già domani, il governatore dovrebbe confrontarsi con la delegazione della Lega, con in testa il segretario Nino Minardo. Poi toccherà agli altri partiti della coalizione. “E’ necessario che Musumeci faccia dei chiarimenti su alcune situazioni – suggerisce Gianfranco Miccichè – Io gli voglio veramente bene: seppure abbiamo avuto qualche scontro iniziale, quattro anni fa ho accettato la sua candidatura con entusiasmo. In questa regione il rapporto tra governatore e Ars è obbligatorio, molto di più che tra premier e Parlamento nazionale – afferma il leader di Forza Italia – Il rapporto deve essere molto forte: credo che ci sia stata tanta gente che abbia giocato molto a mettere zizzania e ha sbagliato. Sono stati stupidi, hanno fatto solo il danno della Sicilia”.
Se l’incertezza complica lo scenario regionale, a Palermo, dove si voterà la prossima primavera, l’ingresso di Lagalla nell’Udc dirada alcune le nubi. Ancora una volta è Micciché a mettere da parte il politically correct. “Certamente dobbiamo sostituire Leoluca Orlando, un sindaco che comunque ha lasciato il segno: oggi non sta facendo bene per la città ma non si può negare che ha segnato la storia – ragione Micciché con al fianco Cesa e Lagalla – Per cui non è facile affidare la sostituzione di Orlando a una persona qualsiasi”. E Lagalla non è uno qualunque. “Se è candidato o no, non lo so, ne dobbiamo discutere con la coalizione – afferma il capo degli azzurri in Sicilia – E’ certamente uno dei possibili candidati a sindaco di Palermo: da parte di Forza Italia, e credo anche dell’Udc, non ci sarà mai un atteggiamento di pretesa. Se dovesse essere Lagalla lo voteremo col massimo impegno”.