I carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Palermo hanno eseguito 20 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere, 2 di obblighi di dimora e 11 di obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di boss, gregari, estortori e favoreggiatori. L’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, colpisce il mandamento mafioso di Porta Nuova. Ipotizzati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti, ricettazione, favoreggiamento e porto abusivo di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Fondamentali le intercettazioni che hanno aggirato le misure messe in atto dagli indagati per sottrarsi alle “attenzioni” degli inquirenti e hanno consentito di acquisire elementi che confermano la piena operatività di uno dei più ricchi e attivi mandamenti mafiosi della città. In particolare l’indagine ha consentito di individuare sette boss delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro che avrebbero svolto, continuativamente, attività di supporto del clan e dei suoi capi arrestati nei mesi scorsi e scoperto i responsabili di un’estorsione a un imprenditore nel settore delle scommesse sportive.
Per la prima volta in una indagine di mafia gli inquirenti hanno contestato ai familiari di alcuni boss detenuti, che incassavano i soldi che il clan faceva avere loro per il mantenimento della famiglia e del capomafia in carcere, il reato di ricettazione. I parenti dei padrini avrebbero ricevuto, nel tempo, grosse somme di denaro che i mafiosi in libertà, secondo una antica regola di Cosa nostra, avrebbero destinato al sostentamento dei detenuti e dei loro familiari. Ottenuto il sequestro preventivo delle somme.
Il mandamento mafioso di Porta Nuova, attraverso un’organizzazione criminale direttamente ad esso collegata, curava un fiorente traffico di cocaina, eroina, hashish, marijuana e crack. Le sostanze stupefacenti venivano commercializzate in varie piazze di spaccio, gestite direttamente da affiliati a Cosa nostra. L’inchiesta conferma il ritrovato interesse dei boss per l’antico e redditizio business della droga. Al centro del commercio di stupefacenti c’erano Giuseppe e Salvatore Incontrera, padre e figlio.
GLI INDAGATI
Massimo Mulè, 51 anni, Ivano Parrino, 44 anni, Alessandro Adamo, 31 anni, Antonino Pisano, 37 anni, Davide Di Fiore, 28 anni, Simone Abbate 54 anni, e Alessandro Cutrona, 39 anni. Per loro è stato disposto il carcere. L’obbligo di dimora nel comune di residenza e presentazione alla pg sono stati decisi per Salvatore Maddalena 61 anni, e Giovanni Maddalena, 58 anni. L’obbligo di presentazione alla pg è stato notificato a Vincenzo Selvaggio, 32 anni Giuseppe Campisi, 26 anni, Giuseppe Civiletti, 43 anni, Salvatore D’Atria, 43 anni, Giuseppe Castelli 51 anni, Angela Boscaino, 34 anni, Salvatore Castello, 41 anni, Rita Massa, 43 anni, Antonino Di Giovanni, 32 anni, Maria Mercedes Di Giovanni, 40 anni, Francesca Paola Lo Presti 26 anni. Il gip Filippo Serio ha disposto il sequestro preventivo di 1500 euro nei confronti di Salvatore Castello e 200 euro e Rita Massa.
I COMMENTI DELLA POLITICA
“Complimenti ai carabinieri del nucleo Investigativo del reparto operativo di Palermo e alla Dda, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, per avere messo a segno un’altra brillante operazione che assicura i criminali alla giustizia. Grazie alle continue e incessanti operazioni condotte, non verranno fatti sconti per nessuno. I cittadini hanno diritto di vivere in una terra libera e lo Stato ha il dovere di garantirlo. Il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Notizie come questa rappresentano il modo migliore per onorare la memoria di Paolo Borsellino a pochi giorni dalla fiaccolata del 19 luglio”. Così Raoul Russo (FdI) componente della Commissione nazionale antimafia.