La sua, tra le oltre 400 firme di docenti che hanno scritto al decano dell’Ateneo (QUI)sulla vicenda delle elezioni anticipate a Rettore (QUI), è una firma che pesa. E alla firma ha aggiunto un post su facebook questa mattina con un chiaro invito al professor Bonina a ritirare il decreto d’indizione delle elezioni. Pesa la sua firma e la sua posizione perché Antonio Saitta, Costituzionalista (noto a livello nazionale), avvocato, ex Prorettore dal 2013 al 2018 con l’ex Rettore Pietro Navarra, non lo si può definire parte del fronte dell’attuale Rettore Salvatore Cuzzocrea.
Ma in un clima sempre più torrido, in linea con le temperature di questi giorni, invita a smorzare i toni ed a seguire la via dell’equilibrio e del dialogo.
Nel frattempo i docenti continuano a firmare la lettera aperta destinata al decano (superata la soglia delle 400 si va verso le 500) ed anche il personale tecnico amministrativo sta predisponendo un analogo documento. Domani il Direttore Generale Francesco Bonanno risponderà alle contestazioni del Decano che ha diffidato i vertici dell’Università a pubblicare il provvedimento, con oltre 8 mesi d’anticipo, d’indizione delle elezioni anticipate a Rettore con prima votazione il 29 settembre.
Senza dubbio la reazione dei docenti e quella del personale tecnico amministrativo è un segnale di forza evidente anche sul piano numerico del fronte a sostegno del Rettore Cuzzocrea che contesta modalità, toni, contenuti, tempistica al professor Bonina nonchè l’assenza di qualsiasi forma di condivisione. Ed è un segnale anche in termini di peso dei numeri, di quello che sarà nei prossimi mesi.
Ecco il post del professor Antonio Saitta. Pesano le sue parole e non soltanto in merito ai suoi dubbi sotto il profilo giuridico del decreto.
Ho firmato con convinzione, insieme a numerosi altri Colleghi, la lettera indirizzata al Decano dei professori della nostra Università, Prof. Lillo Bonina, auspicando il ritiro del decreto di convocazione delle elezioni per il rinnovo della carica di Rettore con oltre otto mesi di anticipo rispetto alla conclusione del mandato dell’attuale vertice dell’Ateneo.
L’ho fatto non soltanto per i fortissimi dubbi di legittimità che il provvedimento suscita, ma perché ritengo che questa iniziativa abbia fatto deviare, sin dall’avvio, il confronto elettorale verso una deriva antidemocratica e, per ciò stesso, contraria agli interessi non contingenti dell’Università nella sua interezza.
Chi riveste la carica di Rettore deve fondare il proprio mandato non soltanto sulla cruda forza dei numeri o su abili manovre di palazzo, ma sulla consapevolezza dei problemi che l’Ateneo è chiamato ad affrontare, nella quotidianità e nella prospettiva dei prossimi decenni, costruendo il proprio programma a valle del confronto con tutte le componenti del corpo accademico. Assediato da decenni di politica favorevole alle grandi università del Centro-Nord, a quelle private e alle telematiche, il nostro Ateneo soffre delle ulteriori difficoltà causate dal crollo demografico e dalla nuova emigrazione, dalle ataviche e crescenti difficoltà dei territori di riferimento, destinate drammaticamente ad accrescersi se il progetto di regionalismo differenziato all’esame del Parlamento sarà declinato nel senso di acuire, anziché ridurre, i divari esistenti nel Paese.
La sfida che si rinnova per l’Ateneo di Messina impone unità e non divisioni, capacità di ascolto, di dialogo e visione strategica.
Perché tutto ciò possa maturare nella prossima campagna elettorale, le candidature devono sorgere non in pochi giorni – e quindi essere espressione di pur legittimi personalismi o di gruppi accademici precostituiti – ma dal confronto con gli studenti, il personale tecnico-amministrativo, il corpo docente.
I dodici Dipartimenti, luoghi di didattica e ricerca – e, quelli di area medica, di attività assistenziale erogata nel Policlinico, da rendere sempre più protagonista dei servizi sanitari di qualità in ambito interregionale – devono essere il luogo privilegiato del dibattito intorno alle future scelte strategiche dell’Ateneo e proprio da lì devono generarsi le proposte di futura governance. Il termine per la presentazione delle candidature fissato nei primi giorni di settembre impedisce, di fatto, che questo confronto possa avvenire.
Di tutto l’Università di Messina ha necessità, ma non di un duro scontro per la conquista di un prestigioso ruolo di governo, destinato a fallire se non fondato su un progetto realmente condiviso.
È per questo che mi auguro che il Prof. Bonina, al quale sono legato da lunghissimi anni di stima professionale e personale, rifletta su tutto ciò e ritiri il suo provvedimento evitando ulteriori polemiche e favorendo il più ampio e coinvolgente dibattito democratico.