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Giornata Mondiale contro la tratta di esseri umani

Rapporto “Save the Children”: i “Piccoli schiavi invisibili” di Ragusa

domenica 30 Luglio 2023

Il 30 luglio è la Giornata Internazionale contro la Tratta di esseri Umani, crimine che continua ad aumentare coinvolgendo uomini, donne e bambini vittime di gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. Le donne e le ragazze continuano ad essere le principali vittime dei trafficanti a livello globale. In Italia e nel mondo 1 vittima su 3 di tratta e sfruttamento lavorativo è minorenne.

Quest’anno, il tema della giornata delle Nazioni Unite è “Raggiungi ogni vittima della tratta, non lasciare indietro nessuno”.

Nel 2010, l’Assemblea Generale ha adottato un Piano Globale d’Azione per la lotta alla tratta di esseri umani e ha esortato i governi di tutti i paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga. Nel  2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato ha stabilito con la  risoluzione A/RES/68/192, il 30 luglio come Giornata Mondiale contro la tratta di esseri umani per sensibilizzare la comunità sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti.

A settembre 2015, i governi di tutto il mondo hanno aderito all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile accogliendo anche gli obiettivi e i target che riguardano la tratta. Questi obiettivi esprimono il bisogno di porre fine al traffico e alla violenza sui bambini, di mettere in atto misure contro la tratta di persone. Le misure mirano a eliminare qualsiasi forma di violenza e di sfruttamento di donne e bambini.

Un altro importante avvenimento è stato il Summit per i Rifugiati e i Migranti che portò alla rivoluzionaria Dichiarazione di New York. Delle 19 promesse della Dichiarazione sottoscritte dai Paesi, 3 sono volte ad azioni concrete contro la tratta di esseri umani.

Ogni paese del mondo è colpito dal traffico di esseri umani, sia come paese d’origine, di transito o di destinazione delle vittime.

António Guterres

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ieri in un discorso rivolto alla giornata mondiale ha indicato le priorità del presente e del futuro: “Occorre che governi, legislatori, mondo imprenditoriale e società civile uniscano le loro forze per investire in politiche  leggi e soluzioni basate sulla tecnologia che possano individuare e sostenere le vittime, identificare e punire i responsabili e garantire un accesso a internet sicuro e aperto per tutti.

Come parte del Vertice del Futuro del 2023, ho proposto un Patto digitale globale per aggregare il mondo intorno alla necessità di assicurare il buon governo dello spazio digitale. In questa importante Giornata, chiedo al mondo di dare a questo tema l’attenzione e l’azione che merita e di lavorare per porre fine alla piaga del traffico di esseri umani una volta per tutte.” 

L’ultimo rapporto dell’UNODC sulla tratta di esseri umani ha mostrato una diminuzione del numero delle vittime per la prima volta da quando hanno iniziato a raccogliere dati, tuttavia, questo non è un motivo per festeggiare come sembrerebbe a prima vista.

Il rapporto suggerisce che in realtà è motivo di preoccupazione perché la pandemia ha decimato le risorse dei paesi in modo che denunciare le vittime della tratta fosse una priorità inferiore e perché la pandemia ha spinto la tratta ulteriormente sottoterra. Poiché le scuole e le imprese sono state chiuse, i trafficanti sono passati a metodi più online/privati ​​e il crimine è diventato più difficile da rintracciare.

Mentre il mondo si riprende dalla devastazione della pandemia, le Nazioni Unite hanno scelto questo tema per incoraggiare tutti a non dimenticare o a non compiacersi dell’ingiustizia della tratta di esseri umani.

 

Rapporto “Stime globali della schiavitù moderna: lavoro forzato e matrimonio forzato” (2022)

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima a circa 21 milioni il numero di persone vittime di lavoro forzato e sfruttamento, il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), ha dichiarato che il 71% del totale delle vittime è costituito da donne e bambine.

Secondo l’indagine del Global Estimates of Modern Slavery Report (2022), un rapporto prodotto attraverso la collaborazione tra Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Walk Free e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni emerge che su 50 milioni, 27.6 milioni sono ai lavori forzati e 22 milioni in matrimoni forzati. Più di 12 milioni di persone sono bambini; oltre la metà sono donne.

I lavoratori migranti hanno tre volte più probabilità di trovarsi in condizioni di lavoro forzato rispetto ai non migranti. La schiavitù moderna genera profitti fenomenali mantenendo vivo un modello economico che vende gli esseri umani come prodotti.

L’ILO (International Labour Organization) ha calcolato che il lavoro forzato genera guadagni annuali di 150 miliardi di dollari, di cui 99 miliardi provenienti dallo sfruttamento sessuale e 51 miliardi derivanti dallo sfruttamento economico forzato, compreso il lavoro domestico, nell’agricoltura e in altre attività economiche.

Coadiuvate dalla tecnologia che rende più facile riciclare i proventi di reato, entrate impressionanti si muovono quasi senza vincoli, all’interno del mercato globale.

Non cessa il traffico di esseri umani. Picchiati e malnutriti vivono intrappolati in un sistema di lavoro chiamato “viaggia ora, paga dopo” che richiede di lavorare per ripagare il debito contratto per emigrare. Secondo i dati dell’IOM (International Organization for Migration) in questo momento storico le persone stanno migrando più che mai: fuggono da conflitti come quelli in Afghanistan, Siria, Somalia e Iraq. Migranti, richiedenti asilo e rifugiati subiscono discriminazioni, compreso l’accesso limitato ai servizi e alla protezione, aumentando il rischio di diventare vittima di tratta. Come sempre, le più vulnerabili sono ragazze e donne.

 Lo UNODC, in qualità di custode della United Nations Convention against Transnational Organized Crime (UNTOC) e dei relativi protocolli, assiste gli Stati nei loro sforzi per attuare il Protocol to Prevent, Suppress and Punish Trafficking in Persons (Protocollo sulla tratta di persone).

Nell’ultimo decennio, lo United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute (UNICRI) è stato fortemente coinvolto nella realizzazione di vari progetti di ricerca applicata e di assistenza tecnica nel campo della lotta al traffico di persone e allo sfruttamento dei bambini. 

 

Diversi programmi sono stati realizzati nella Repubblica Ceca, in Costa Rica, Germania, Italia, Nigeria, Polonia, Tailandia, Filippine e Ucraina. Inoltre, l’UNICRI lavora dal 2002 sulla questione del traffico di persone nelle aree delle operazioni di sostegno alla pace.

I DATI MONDIALI

La maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo restano invisibili: quelle identificate nel periodo 2017-2020 a livello globale non hanno superato i 190.000 casi

Chi ha sofferto di più per mano dei trafficanti, secondo gli ultimi dati, sono state le donne (42%) e i minori (35%), mentre le principali forme di sfruttamento sono state di tipo lavorativo o sessuale, in proporzioni praticamente identiche, rispettivamente 38,8% e 38,7%

 

 

 

Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11% tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece, è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti in corso, che costringono milioni di persone a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilità e povertà estrema, soprattutto nel caso di donne, bambine e bambini. Si tratta di persone potenzialmente esposte al rischio di tratta e sfruttamento. 

 

A livello geografico, la maggior parte delle persone divenute vittime di tratta per conseguenza delle guerre si è spostato dall‘Africa Sub-Sahariana (73%) e dal Medio Oriente (11%), le due aree più colpite dai conflitti.

 

Fonte: Global Report on Trafficking in Persons 2022. United Nations publication

Portale dei dataset UNODCD: http://portale dati UNODC

I DATI EUROPEI E ITALIANI

Anche in Europa, sottolineano le fonti istituzionali, si stima un numero elevato di vittime non registrate, mentre i casi emersi nel periodo 2019-2020 sono stati 14.311, per il 23% riguardanti i minori. 

In Italia, le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, in più di 1 caso su 3 (35%) si è trattato di minori, con una prevalenza di bambine e ragazze (168 casi) rispetto a bambini e ragazzi (96)

Le sole vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59% donne e poco meno del 2% (1,6%) i minori.

 

 

 

 

 

Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%), seguita da Pakistan (8,5%), Marocco (6,8%), Brasile (4,5%) e Costa d’Avorio (3,3%) e altri paesi, mentre tra le forme di sfruttamento prevale quello di tipo sessuale (38%), seguito dallo sfruttamento lavorativo (27,3%).

Nel 2022, 2.517 persone sono state valutate come possibili vittime di tratta e sfruttamento dai 21 Progetti Antitratta operativi sul territorio nazionale. Di queste, 1.611 sono persone di sesso femminile (il 64%), 830 di sesso maschile (il 33%) e 76 persone transessuali (3%). Tra tutte le persone valutate almeno 101 sono ragazzi e ragazze di minore età.

Fonte: Commissione Europea. 2022. Relazione Della Commissione Al Parlamento Europeo. Relazione sui progressi compiuti nella lotta alla tratta di esseri umani (quarta relazione).  -Eurostat 2023

Fonte: Sistema Informatizzato per la raccolta di informazioni sulla tratta (SIRIT)

 

 

Italia – Il Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025.

Il 19 ottobre 2022 il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’allora Presidente Mario Draghi, del Ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha deliberato l’adozione del Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani relativo al periodo 2022-2025, in attuazione della direttiva UE 2011/36 che stabilisce le norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni nell’ambito della tratta di esseri umani e disposizioni comuni per gli Stati membri della UE.

Il Piano definisce le strategie pluriennali e le azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione, all’emersione e all’integrazione sociale delle vittime ed è fondato sulle quattro direttrici che a livello internazionale guidano la lotta alla tratta degli esseri umani: prevenzione, persecuzione del crimine, protezione e cooperazione.

Nel mese di febbraio 2023, durante il terzo ciclo di valutazione della messa in atto da parte dell’Italia della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani, una delegazione del GRETA (Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani) ha partecipato in Italia ad una serie di incontri bilaterali. Oltre che con le istituzioni italiane coinvolte nella lotta contro la tratta, la delegazione si è anche confrontata con gli enti Anti-tratta che accolgono e supportano le vittime e con enti del terzo settore e associazioni che operano nell’ambito dell’immigrazione. La delegazione ha voluto approfondire le possibilità di accesso alla giustizia per le vittime di tratta e i ricorsi effettivi presentati. La pubblicazione del rapporto
finale del GRETA è prevista per gli inizi del 2024.

Fontehttps://osservatoriointerventitratta.it/piano-nazionale-dazione-2022-2025/

Piano anti-tratta 2022-2025: https://osservatoriointerventitratta.it/wp-content/uploads/2022/12/Piano-anti-tratta-2022-2025.pdf

 

Rapporto di Save the Children “Piccoli Schiavi Invisibili”

In occasione della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani, è stato pubblicata il 26 luglio la XIII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” che quest’anno denuncia le condizioni drammatiche di vita in cui si trovano i minori e le loro famiglie vittime dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in due tra le aree italiane a maggior rischio: la provincia di Latina e la Fascia Trasformata di Ragusa, territori raccontati dalla giornalista Valentina Petrini, co-curatrice del rapporto.

Il focus del rapporto è dedicato quest’anno a quei bambini, bambine e adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime, sin dalla nascita, di un sistema di violazione dei loro diritti basilari e “normalizzato”, esponendoli anche al rischio di divenire loro stessi vittime dello sfruttamento ed esposti ad abusi.

 

 

 

Secondo una stima del 2021 VI Rapporto su agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della CGIL, gli occupati irregolari nel settore dell’agricoltura in Italia erano circa 230 mila, con una massiccia presenza di stranieri non residenti e un numero consistente di donne coinvolte (55 mila)

“Lo sfruttamento del lavoro, l’economia sommersa sono chiari, espliciti segnali di un sistema produttivo malato e illegale che, in molti casi, si avvantaggia anche delle risorse del crimine organizzato. Oggi più che mai, è assolutamente necessario tenere alta l’attenzione su questi temi. Il nostro impegno va decisamente in questa direzione.” Così ha dichiarato Giovanni Mininni, Segretario Generale FLAI CGIL, alla presentazione del rapporto.

 

I diritti negati dei figli dello sfruttamento lavorativo a Ragusa

Il fenomeno si concentra dove c’è più lavoro, come nel caso di alcuni distretti strategici per l’agroalimentare italiano, proprio come nella provincia di Ragusa, dove ci sono terreni che consentono la coltivazione intensiva, e che richiedono una forte presenza di manodopera anche per la raccolta e l’imballaggio dei prodotti agricoli, e risiede uno dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, l’Ortomercato di Vittoria (RG). 

Mercato Ortofrutticolo Vittoria

La dimensione dello sfruttamento lavorativo in questi territori riguarda un numero significativo di nuclei familiari, anche mono-genitoriali e spesso di origine straniera, con più figli.  Famiglie che vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni dagli altri, senza piazze o spazi comuni in cui giocare, senza centri sportivi o aggregativi, in condizioni abitative spesso malsane o al limite, degradate e affollate, con 2 o 3 famiglie a dividersi 55 metri quadrati. 

Nella Fascia Trasformata di Ragusa, 80 km di costa, 5.200 aziende agricole che impiegano ufficialmente 28.274 lavoratori di cui poco più di 15.000 italiani e 12.653 di origine straniera, romena e tunisina in particolare, l’esclusione sociale si radica dalla nascita. 

 

 

La fascia trasformata si estende da Gela fino a Pachino e interessa tre province. “Trasformata” si riferisce al fatto che è stata riconvertita da un tratto di costa sabbiosa a lavorazione in serra, a partire dalla fine degli anni ‘70. Le aziende sono di medie dimensioni (40-50 lavoratori). Quasi tutte vendono i loro prodotti al mercato ortofrutticolo di Vittoria, il secondo più grande nel Sud Italia. La produzione agricola della fascia trasformata è un’industria trainante per il PIL italiano: 6.148.932 euro è il valore della produzione a prezzi correnti per il 2022 di agricoltura, silvicoltura e pesca in Sicilia.

 

Poi ci sono gli irregolari: nessuno sa precisamente quanti siano. Anche gli irregolari sbarcano il lunario lavorando in campagna, più sfruttati degli sfruttati perché senza permesso di soggiorno. 

Ad esempio, nella zona tra Acate e Ispica, quando entrambi i genitori lavorano, l’assenza di asili e scuole dell’infanzia di prossimità, unita alla mancanza dei mezzi per raggiungere quelle del paese più vicino, costringono i piccoli a subire espedienti estremi, come restare da soli chiusi in casa o seguire al lavoro mamma e papà, dove capita anche di rimanere chiusi in macchina per ore, in attesa che i genitori terminino di lavorare. Se ci sono fratelli più grandi, sono loro a badare ai più piccoli, in una spirale di isolamento e marginalità estrema che colpisce gli uni e gli altri, e che nei casi più gravi può condurre all’abbandono scolastico già a partire dai 12/13 anni, per effetto anche dell’assenza degli scuolabus comunali, attivi solo per la scuola primaria e secondaria di I grado.

In alcuni casi, poi, il filo rosso del percorso scolastico si sfilaccia o si spezza a causa di un coinvolgimento diretto dei minori nello sfruttamento lavorativo, già a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo, o di un impegno che può iniziare già a 10 anni per “dare una mano” nel periodo di raccolta. 

 

Il nuovo progetto “Liberi dall’Invisibilità” nella Fascia Trasformata di Ragusa

Con lo scopo di realizzare un intervento pilota per promuovere opportunità di crescita e garantire a bambini, bambine e adolescenti l’accesso ai loro diritti fondamentali nei contesti legati allo sfruttamento del lavoro agricolo, nel 2022 Save the Children ha scelto la Fascia Trasformata di Ragusa per avviare il progetto “Liberi dall’Invisibilità”, nei territori di Vittoria e di Marina di Acate, grazie alla collaborazione con altri enti del territorio e alla partnership con l’Associazione I Tetti Colorati e la Caritas Diocesana di Ragusa.

Un progetto dedicato a ragazze e ragazzi dai 6 ai 17 anni, e ai giovani fino 21 anni di età, con attività rivolte al benessere psico-fisico e alle opportunità di crescita, come ad esempio laboratori di street art, fotoreportage, teatro, alla prevenzione dell’abbandono scolastico e al sostegno allo studio, insieme al supporto nell’iscrizione e gestione del percorso scolastico.

 

 

 

 

Realizzato anche il Centro Famiglie Orizzonti a Colori, dedicato a famiglie con bambine e bambini tra 0 e 6 anni, che fornirà supporto legale e amministrativo per le pratiche di iscrizione anagrafica, oltre a servizi di orientamento sanitario e consulenza pediatrica, attività già svolte temporaneamente nell’ultimo anno grazie ad una Unità Mobile specifica. Il progetto Liberi dall’Invisibilità, che ha anche attivato alcune unità mobili con operatori dedicati all’osservazione delle varie forme di sfruttamento, ed è dotato di alcuni pulmini da trasporto dedicati, per consentire la massima fruibilità delle attività da parte di tutte le bambine e i bambini presenti sul territorio, ha già coinvolto, nel suo complesso, più di 500 minori e 400 adulti.  

 

IL REPORT SUL LAVORO MINORILE 

Il racconto di Ragusa è una storia che si intreccia con i dati allarmanti sul lavoro minorile diffusi recentemente da Save the Children nel report Non è un gioco” – Indagine sul lavoro minorile in Italia.

Si stima che tra i 14-15enni che lavorano, il 27,8% (circa 58.000 minorenni) abbia svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico.

Tra i minorenni intervistati che hanno dichiarato di aver avuto esperienze lavorative, il 9,1% è impiegato in attività in campagna.

 

 

 

“Abbiamo voluto dar voce a bambini, bambine e adolescenti che vivono ogni giorno in un vero e proprio cono d’ombra, subendo gravissime violazioni nel loro accesso alla salute e all’educazione. Questo Rapporto ci dice che i lavoratori e le lavoratrici sfruttate in campo agricolo, oltre ad essere vittime dirette di questa condizione, sono anche genitori, madri e padri di bambini “invisibili” che crescono nel nostro Paese privi di diritti essenziali. Questa dimensione così grave dello sfruttamento troppo spesso, sino ad oggi, è stata ignorata. È fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.

“Per questo motivo, chiediamo al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, da definire con le parti sociali e il Terzo Settore, alla luce delle esperienze e delle buone pratiche sperimentate sul campo”.

Lo studio “Girls on the Move in North Africa”

Le esperienze delle ragazze e delle donne che migrano attraverso e verso il Nord Africa dirette verso l’Italia e la Spagna. Nello studio “Girls on the move in north Africa” GIRLS ON THE MOVE presentato il 31 maggio di quest’anno sempre da Save The Children in collaborazione con l’impresa sociale Samuel Hall, vi è la denuncia delle barriere di genere che vivono le donne africane in fuga verso il Mediterraneo.

Una ragazza migrante su tre intervistata in Nord Africa subisce o è testimone di abusi sessuali o altre forme di violenza di genere, mentre scappano dai loro Paesi d’origine per cercare un futuro migliore in altri luoghi.

 

 

 

 

Questo studio affronta una lacuna informativa critica: è il primo a fornire una comprensione olistica e specifica per genere delle esperienze delle ragazze che migrano attraverso e verso il Nord Africa.

Le politiche e i programmi esistenti devono essere adattati, lavorando con le dirette interessate per sviluppare approcci mirati e inclusivi di genere, per assicurarsi che il sostegno che ricevono soddisfi effettivamente le loro esigenze.

 

 

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