“Il Ponte non unirà due coste ma due cosche”, così don Ciotti (riprendendo una frase di Nicky Vendola, ha scatenato nuove polemiche sull’opera e innescato la risposta del ministro Salvini. “Il Ponte è la più grande operazione antimafia perché la mafia si combatte con il lavoro”. Don Ciotti ha poi specificato che la frase rientrava in un discorso più ampio legato al fatto che i giovani della Calabria vanno via e la polemica è continuata.
Sulla querelle interviene la Rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno che è in prima linea per il sì all’opera attraverso il presidente, Fernando Rizzo, avvocato che con un post su facebook ricorda che don Ciotti è un uomo di chiesa, un sacerdote e “Il vescovo di Roma fu definito sin dall’origine Pontefice, cioè dal latino pontĭs – fĭcis, costruttore di “pontis «ponte» e facĕre «fare” vale a dire colui che curava la costruzione del ponte (sul Tevere). E il ponte è considerato da sempre il simbolo della pace, come lo è la pianta dell’ulivo nella tradizione ebraica, perché unisce i popoli, li abbraccia, consente loro la mobilità, la comunicazione, lo scambio, la libertà. Nelle guerre il nemico tenta sempre di distruggere i ponti per impedire il passaggio (cioè la Pasqua). Non per nulla i Papi, compreso l’attuale, ricordano ai fedeli di costruire “ponti per la pace” che uniscano i popoli anzicchè dividerli”.
Rizzo rileva come con le dichiarazioni rilasciate don Ciotti rinneghi “il valore simbolico del pontificis, pontefice su cui la storia dell’ecclesia come comunità si fonda, ma soprattutto esprime disprezzo verso 7 milioni di cittadini siciliani e calabresi tacciati di essere tutti, ma proprio tutti mafiosi e delinquenti, privi di speranza (virtù teologale). La furia iconoclasta di don Ciotti supera quella del Dio biblico: Abramo chiese a Dio di salvare Sodoma se ci fossero stati dieci giusti e Dio promise la salvezza di Sodoma. Ma i giusti erano solo 3 Lot e le sue figlie. Dio distrusse Sodoma e salvò gli unici giusti. Don Ciotti con questa reiterata “battuta” infelice, dimostra che si può portare una tonaca per ragioni non ideali ma ideologiche, sostituendo alla pietà di Dio, l’idea partitica degli uomini”