La Sicilia è chiamata a fronteggiare emergenze economiche e sociali che da tempo attanagliano il territorio e i cittadini. Anci Sicilia pone l’attenzione su alcune vertenze auspicando quanto prima opportune soluzioni. Ed è Enzo Bianco, coordinatore degli organi statutari dell’Anci, a mettere in evidenza una fitta agenda di tematiche e di riforme da affrontare, avviando un dialogo costruttivo con il Governo della Capitale, nell’ottica di un proficuo rapporto di leale collaborazione istituzionale.
Innanzitutto deve esserci la disponibilità a risolvere “Il momento molto duro e delicato per i comuni di tutta Italia. Naturalmente in Sicilia abbiamo qualche ragione di preoccupazione in più”, spiega Bianco. “Ai comuni era stata assegnata una quota particolarmente rilevante del Pnrr, prevedendo una serie di investimenti con una sollecitazione da parte dell’Unione europea e del governo nazionale di attuarli rapidamente, perché dovevamo rispettare i tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Anzi, qualcuno aveva già iniziato ad additare i comuni perché ritenuti responsabili di ritardi e di non riuscire a spendere tutti i soldi assegnati. In realtà, in un secondo momento, hanno dovuto riconoscere che i comuni, indipendentemente dal colore politico, erano stati abbastanza rapidi nel procedere con i progetti per un ammontare complessivo di circa 13 miliardi”.
Fondi che riguardano l’attuazione di tre programmi: “rigenerazione urbana, programmi integrati e piccole e medie opere che fanno riferimento al ministero competente”. In molti casi i comuni hanno già fatto i progetti e bandito le gare. “È accaduto che il 27 luglio Anci apprende che la cabina di regia del Pnrr ha preso la decisione di riprogrammare integralmente le misure e avrebbe deciso – e uso il condizionale perché non c’è ancora una comunicazione ufficiale – di escludere una parte significativa delle opere per i comuni. Parliamo di opere importanti per le nostre città e con la gara pubblica già fatta in alcuni casi, o comunque in procinto di essere espletata. Il presidente Decaro e tutti noi dell’ Anci, siamo in attesa di sapere come possiamo spendere questi soldi o se questi soldi sono stati ritirati per essere destinati ad altri, mettendoci nelle condizioni di inaccettabili difficoltà, perché se abbiamo bandito la gara, e poi non ci sono le risorse, che succede?”.
Un problema che si ripercuote anche sui bilanci degli enti locali, già in forte deficit. “Indipendentemente dal colore politico, in questo momento Anci, sia a livello nazionale che regionale, sta cercando di dialogare con il governo. Abbiamo chiesto un incontro urgente al ministro Piantedosi che di solito è persona attenta e puntuale. Vogliamo sapere se il governo manterrà gli impegni assunti ufficialmente e che i comuni hanno assunto, a loro volta, in modo ufficiale. Il rischio è per i bilanci dei comuni, molti quasi sempre in rosso, poi si aggiungono le altre difficoltà derivanti dal personale ridotto, a causa di tagli effettuati negli anni passati. In questo momento tra i sindaci c’è molta amarezza, frustrazione e anche di rabbia”.
Se ne parla poco, ma il cambiamento climatico è già in atto da diverso tempo. “Gli effetti stanno creando ai comuni difficoltà senza precedenti. Andiamo dalla inondazione con grandina a Milano alle forti temperature che hanno colpito, come sappiamo, la Sicilia a causa delle condizioni di caldo estremo, raggiungendo livelli impensabili. Per esempio Catania, e altre città dell’Isola, sono rimaste senza luce e spesso senza acqua per il surriscaldamento – così dicono – dei cavi dei sotterranei. Vuol dire che bisogna ripensare alla rete dell’energia elettrica. Perché con queste temperature così elevate, quello che era stato immaginato o realizzato non basta più. Ciò comporta maggiori investimenti a fronte delle emergenze che ne derivano per le città”.
“Si aggiunge un altro fatto gravissimo: lo stop al reddito di cittadinanza con un messaggio dell’Inps. Ci sono famiglie che vivono in condizioni di estrema difficoltà. Avevano un minimo di reddito che consentiva loro di poter sostenere le spese di prima necessità, andare al supermercato e fare la spesa. Adesso si rivolgono ai servizi sociali dei comuni, i quali non hanno risorse destinate a questo scopo. Anche questa è una emergenza che stiamo affrontando e vogliamo capire, dal confronto con il governo, cosa succederà. È pacifico e scontato che le famiglie protestano”.
La gestione associata di alcuni servizi è da tempo al centro delle riflessioni di Anci. Tuttavia, in Sicilia di procede a rilento. La ragione è che “Purtroppo abbiamo a che fare con una burocrazia regionale – e non mi riferisco soltanto a quella siciliana – che spesso fa rimpiangere quella nazionale. Abbiamo difficoltà ad ottenere tutte le autorizzazioni necessarie perché siamo mandati da un assessorato all’altro, da un ente ad un altro ancora, e non riusciamo a chiudere la partita. Mi permetto di chiedere al presidente Schifani, a nome dei sindaci siciliani e come coordinatore nazionale degli organi statutari dell’Anci, di dare una mano agli enti locali della Regione, stabilendo una procedura di semplificazione effettiva, dandoci un interlocutore unico per i progetti importanti. Se poi c’è bisogno del parere dell’assessorato dell’ambiente piuttosto che quello dell’assessorato dei beni culturali, ci pensino loro a mettere tutto in ordine”.