Un pezzo, forse anche bello grande, di dimissioni da ct della Nazionale di calcio, nella testa di Roberto Mancini, cominciò a frullare nella sua testa, verosimilmente, nella notte stregata di Palermo del 24 marzo del 2022, quella in cui Trajkovski, ex rosanero e attaccante della Macedonia ci ricordò che la “Corea” era stata niente a confronto, sbattendoci in faccia la porta del Mondiale del Qatar.
Un Barbera ammutolito e irreale replicava all’infinito nel Paese un senso si sgomento in cui Mancini era diventato, all’improvviso, vittima e carnefice.
Tutti gli abitanti della panca azzurra da Bearzot a Lippi e Mancini con loro hanno scoperto dolorosamente il senso della sconfitta, la frustrazione di non potersi ripetere. A lui è toccato anche il destino di non poter difendere il trofeo conquistato agli Europei.
Qualsiasi cosa andremo a scoprire già da domani sul futuro di allenatore di Roberto Mancini riteniamo gli vada tributato un doveroso appaluso di gratitudine. Il popolo di Palermo lo seppe fare accompagnandolo nei metri che lo separarono in quella notte infausta dal barbaro rito delle interviste televisive. Che l’Italia pigli esempio dalla nostra città.