Nessuna risposta è arrivata ancora dal governo Schifani, dopo le manifestazioni di luglio sotto l’Assessorato alla Funzione pubblica, per la questione, ancora irrisolta, della riclassificazione del personale della Regione Siciliana. Con l’annesso problema degli adeguamenti economici contrattuali rimasti al palo.
“C’è una disattenzione che si protrae da tempo, prima da parte del governo Musumeci e adesso da parte del governo Schifani. È come se non ci fosse l’intenzione di gestire le politiche del personale. Stiamo parlando del rinnovo contrattuale di cui hanno usufruito tutti i dipendenti pubblici d’Italia tranne i dipendenti della Regione Siciliana”. Così commenta Giuseppe Badagliacca, il segretario regionale Siad-Csa-Cisal.
Alquanto grave, sottolinea il sindacalista, è che “Il governo Schifani ha dimenticato di apporre le somme per il 2023. Insomma, un tempo il contratto dei regionali era il migliore. L’assessore Messina aveva rassicurato tutti i sindacati sulla messa a disposizione dei soldi per il rinnovo. Non chiediamo cose impossibili o fuori dalle norme. Chiediamo cose legittime. Già la mancata nomina dei vertici dell’Aran, incaricati di negoziare il contratto, manifesta la disattenzione del governo regionale. Non si capisce cosa si deve fare del personale: se continuare a sottopagarli o provvedere, finalmente, a riclassificarlo.
Badagliacca spiega che in Sicilia c’è una stragrande maggioranza di persone che svolge mansioni superiori rispetto alla fascia in cui è collocato, generando una promiscuità di funzioni che non sono equiparate al trattamento economico ricevuto. Il personale regionale è distinto in quattro categorie.
La Fascia A è quella più bassa dove sono collocati i portieri, i custodi, glia addetti alle pulizie e così via. La Fascia B è costituita dai collaboratori che caricano le pratiche sotto forma digitale e dagli addetti alla prima accoglienza. La Fascia C è costituita dagli istruttori, cioè coloro che istruiscono le pratiche. Infine, la Fascia D , quella dei funzionari che verificano la correttezza della pratica per sottoporla alla firma del dirigente. Compito delicato il cui risultato passa anche al vaglio della Corte dei Conti.
Non tarderanno, alla fine dell’estate, le rivendicazioni da parte dei sindacati per ottenere un nuovo sistema classificatorio di tutto il personale già in servizio.