Territori abbandonati, strade che farebbero sorridere chiunque a metà tra imbarazzo e delusione. Posti in cui “la trazzera” realizzata con i soldi delle indennità a cui alcuni anni fa i” grillini” decisero di rinunciare, è ancora una scomoda, ma unica, forma di viabilità.
Le Madonie terra di nessuno non sono poi molto diverse dalle impervie e tortuose dell’entroterra di Enna e Caltanissetta in cui interi gruppi di paesi vengono raggiunti in mezzo a mille peripezie.
Tutti si lamentano, in pochi agiscono, specialmente gli attori politici e istituzionali.
Un coro negativo che quasi amplifica il malessere sfoltisce al ribasso un contorno opaco di un quadro irrisolto di viabilità stradale secondaria che in molti casi arriva al punto di isolare intere comunità. Non importa se per pochi momenti, un giorno o intere settimane. È sempre un riflesso inaccettabile per la terra dello spopolamento e della migrazione, in cui rimanere diventa quasi un azzardo.
Un discorso, purtroppo, sempre attuale che vale per i territori, tra Caltavuturo, San Mauro e Valledolmo o le Petralie, ma potrebbe valere per ognuno degli altri, sia quelli interni, delle province più colpite dalla mancanza di una sostanziale revisione e manutenzione delle vie di collegamento, nell’interno della Sicilia, o nel Siracusano. Anas si occupa ancora della manutenzione ordinaria delle strade statali e del rifacimento del manto stradale, contribuendo a limitare l’effetto di sfilacciamento dei collegamenti che salta agli occhi salendo su per le Madonie.
E si arriva poi al punto dolente; le ex Province “super inutili”, gli enti messi all’indice, gli stipendifici che renziani e grillini hanno fatto a gara per abolire, pensando, a torto o a ragione, di risolvere ogni cosa, erano i soggetti che avevano il compito e anche i soldi, poi persi per strada, di collegare enti locali e la Regione.
Il governo del territorio di cui si sono riempiti la bocca i politici prima e dopo la legge del 1986 che aveva istituito gli enti di raccordo è fatto di strada da sistemare e di scuole da mettere a posto, non solo di sagre e di contributi a pioggia o posti di sottogoverno da assegnare. In inverno quando nevica non si capisce a chi tocca spalare la neve come denunciò alcuni fa il sindaco di Geraci Siculo Luigi Iuppa.
Tutta colpa della Regione? Non è proprio così; ma se l’ente regionale rimane l’unico centro di smistamento, spesso congestionato, di ogni questione, il rischio di trasformarsi in un binario morto dove si accatastano poche soluzioni e molti problemi è concreto.