Sarà che siamo nella settimana di Ferragosto, sarà che molti sono già in ferie, ma sta di fatto che in questi giorni tanti palermitani si sono trovati davanti a un sportello chiuso, senza la possibilità di rinnovare la carta d’identità.
Chi sperava di evitare le lunghe file alle postazioni decentrate, approfittando proprio del periodo estivo di minore affluenza, è stato beffato. Doppia beffa se, prima di uscire di casa, non ha potuto controllare gli avvisi online del Comune di Palermo.
“Motivi tecnici, organizzativi” o “problemi interni” non meglio specificati nei cartelli affissi o nei post sulle pagine social dell’Amministrazione.
Intanto, attraverso il portale nazionale dei servizi online per il rinnovo delle carte d’identità, accessibile anche dal sito del Comune di Palermo (QUI), il primo appuntamento disponibile è fra quattro settimane, ma se si vuole scegliere la postazione più vicina si può arrivare anche a oltre un mese di attesa.
“C’è carenza di personale”, ribadisce Gaetano Agliozzo, segretario regionale Cgil Sicilia Funzione pubblica. “Da sempre pressiamo gli enti pubblici affinché vengano rinforzati gli uffici dell’anagrafe, che rappresentano un presidio importante per dare al cittadino servizi efficienti. L’organico del Comune di Palermo si è assottigliato negli ultimi anni. Nel 2020 erano circa seimila unità. Ad oggi, tra pensionamenti e mancate nuove assunzioni, siamo sotto i cinquemila. Non abbastanza per una popolazione di 600 mila abitanti”, dice, sottolineando che allo stesso tempo andrebbero “potenziati i servizi online. Manca il personale con una adeguata formazione tecnica, per non parlare della grande quantità di precari e di contratti part-time”.
Negli ultimi mesi, il Comune si è impegnato a portare a 30 ore settimanali una parte degli storici precari: “La maggior parte di loro – fa notare Marina Pagano, delegata del sindacato di base Usb Funzioni locali – fa parte delle categorie A e B, il cui aumento del monte ore è stato di cinque, vale a dire una al giorno. Il ché non cambia di molto la situazione. Tra l’altro – precisa – a fine anno i dipendenti comunali scenderanno a 4500 unità. Già 5 mila sono pochi per una città come Palermo. È un falso mito quello del ‘sovrappopolamento’ di dipendenti pubblici al Sud”.
Il paragone è con Milano, che ha il doppio degli abitanti di Palermo e che è sotto organico pur avendo oltre 14 mila unità: “Noi dovremmo avere 7500 dipendenti. Siamo meno di 5 mila, di cui 2 mila part time. Quindi, capite bene che non possono esserci servizi efficienti al cittadino con una carenza simile. Non si può fare neanche una turnazione per le ferie senza la chiusura di uno sportello”.
Altro problema che si trova a fronteggiare l’amministrazione è la formazione del personale per gestire i servizi online: “Il Comune continua a non fare partire una massiccia campagna di formazione – afferma Pagano – nonostante ci siano enormi risorse da parte dei ministeri. Dipendenti con venti o trent’anni di esperienza di fronte all’evoluzione tecnologica si trovano indietro. Basterebbe un corso per aggiornarsi alle nuove procedure” .
C’è da dire che da un anno a questa parte i tempi di attesa si sono più che dimezzati: “Da cinque mesi siamo passati a un mese. In altre città come Roma o Milano sono molti di più”, fa notare l’assessore con delega al personale, Dario Falzone, che aggiunge: “Arretrato non ce n’è. Si lavora con l’ordinario. Nei primi sei mesi del 2023, grazie al sistema misto di prenotazioni, con turno fisico e prenotazione online, siamo riusciti a fare circa 6000 carte d’identità in più”.
Per stessa ammissione dell’assessore, “il personale disponibile per le attività delle circoscrizioni è in alcuni casi insufficiente. Così come tra l’altro si può verificare anche in altri settori. Ciò si aggrava in alcuni casi dove in particolari giornate si accavallano malattie non preventivabili o permessi legati alla legge 104 fruita da alcuni dipendenti che non è possibile sostituire”.
E allora che si fa?
Mentre Falzone anticipa che “stiamo aumentando anche il numero degli ufficiali di anagrafe” e che scene come quelle di questa settimana non dovrebbero ripetersi nel periodo natalizio perché “non hanno lo stesso impatto delle ferie estive. Il problema in quel caso è più gestibile”, Agliozzo tira in ballo la Regione e l’Anci: “Per far fronte al veto del Governo nazionale, secondo cui i Comuni non possono assumere o integrare le ore del personale part time, sarà il governo regionale a dover affrontare il problema. Abbiamo chiesto all’Anci di farsi carico insieme a noi nei confronti del Governo nazionale, perché si sblocchino le risorse necessarie alle assunzioni e, quindi, a garantire i servizi al cittadino, rendendoli finalmente efficienti”.