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La kermesse democristiana

Congresso Dc: c’è anche la sfida dei “cuffariani” di Catania e Messina

venerdì 15 Settembre 2023

Anche i “dicci” della Sicilia Orientale si preparano al Congresso di sabato , con un occhio, così come sin dall’inizio ha voluto Totò Cuffaro, soprattutto alle nuove generazioni. La tappa di sabato è importante per avviare la fase organizzativa nei territori anche in vista delle competizioni elettorali del 2024. Per la Dc e nella Dc, stabile alleata nel centrodestra, si aprono molti spazi. A guardare con interesse al partito ri-creato da Cuffaro sono soprattutto i moderati e i rappresentanti di quell’area che, dalla fine della Dc in poi sono sempre rimasti con il cuore politico al centro e al massimo si sono spostati verso Forza Italia e mai più a “destra” del berlusconismo.

Dopo tre decenni di diaspora con gli ex dispersi tra i vari Cdu, Ccd, Popolari, Margherita, Udc, Alternativa Popolare/Ncd , il messaggio è rivolto sia ai nostalgici dello scudo crociato, a chi non si è mai ritrovato nelle formazioni politiche successive, e a chi invece, in quegli anni non era neanche nato e può rappresentare la nuova classe dirigente. Del resto la Dc di Cuffaro oggi offre quegli spazi che non ci sono nei partiti alleati ormai a rischio “sovraffollamento”.

Catania arriva all’appuntamento di sabato con una corposa presenza, in netta crescita ed un nutrito gruppo di consiglieri comunali, sindaci, amministratori che testimoniano la fase di costruzione del partito.

“Stiamo guardando molto ai giovani, lavoriamo molto bene sul territorio e stiamo diventando attrattivi per i movimenti civici, per chi opera nelle singole realtà territoriali” commenta l’assessore regionale Andrea Messina che sottolinea i risultati ottenuti alle urne sia alle amministrative che alle Regionali (e che hanno portato in giunta due assessori Dc).

Diversa la situazione a Messina, che pure è stata roccaforte della balena bianca negli anni d’oro e che adesso guarda al Congresso per avviare una fase di slancio che fin qui non è riuscita a decollare per una serie di motivi.

La crescita dei cuffariani e gli obiettivi del prossimo anno rendono attrattivo il partito agli occhi dei moderati e dei centristi che, soprattutto dopo l’arrivo di Schlein alla segreteria nazionale del Pd, preferiscono l’ago della bilancia verso il centrodestra.

Quindi i Dc messinesi puntano molto sulla fase congressuale. Del resto il presidente nazionale della Dc è un messinese, Renato Grassi e lo Stretto di Messina, storicamente, è stato fortino dei democristiani. Ed a proposito di giovani, c’è da tenere d’occhio l’imprenditore Federico Raineri che da solo, alle Regionali, ha preso la metà dei voti di preferenza della lista, e lavora tantissimo nel territorio della provincia. Come detto sono molti i moderati in campo, come l’ex assessore comunale ed ex consigliere comunale Salvatore Merlino (figlio dell’ex sindaco di Messina ed ex assessore regionale Giuseppe, Dc d’hoc),  giovane, determinato e che non ha dimenticato le sue radici politiche, nonché ex amministratori e consiglieri di città e provincia, rimasti al centro senza voler spostare l’asse. Si va da Rosalia Schirò a Pippo Previti (ex presidente del consiglio comunale di Messina), Giovanni Frazzica, Giovanni Princiotta, Diego Perrone, Livio Lucà Trombetta, Giuseppe Drago. Tutti scommettono sul rilancio di un partito nel quale non hanno mai smesso di credere e che è lontano dagli estremismi e dai populismi.

Le amministrative di giugno 2022 hanno visto la lista Dc insieme a Noi con l’Italia senza però andare oltre l’1,6% ed anche le Regionali (alle quali i cuffariani si sono presentati da soli) pur contribuendo al risultato finale non hanno dato l’esito sperato.

Si punta quindi a costruire la “casa” dei democristiani ben sapendo che a Messina gli ultimi 30 anni hanno però visto situazioni conflittuali tra gli eredi della balena bianca.

Messina è stata roccaforte democristiana con big quali il più volte ministro Nino Gullotti, Giuseppe Astone, Totò D’Alia, Giuseppe Merlino, Antonio Andò, ed una serie di figure di primo piano a livello nazionale, regionale  e locale (Giuseppe Campione, Nino Galipò, Vincenzo Leanza, Luciano Ordile, Salvatore Leonardi).

Dalla fine della Dc nel 1994 in poi c’è stata una frammentazione nei partiti di destinazione degli ex. L’ex ministro e Gianpiero D’Alia (figlio di Totò) è stato protagonista di queste stagioni. Con Totò Cuffaro non c’è mai stato feeling e infatti D’Alia fu tra i cosiddetti quarantenni ribelli (insieme a Drago) nei confronti di Cuffaro, ed anche successivamente, quando con Casini Gianpiero D’Alia arrivò ai vertici dell’Udc (diventando presidente) i rapporti con Cuffaro restarono tesi e le frecciate a distanza continuarono anche dopo la rottura definitiva tra D’Alia e Cesa. Insomma, il terreno a Messina non era fertile per far crescere il gruppo legato alla Democrazia Cristiana targata Cuffaro. Nel frattempo molti ex Dc si sono spostati in Forza Italia oppure tra autonomisti e moderati di Noi con l’Italia (come Roberto Corona, ultimo segretario provinciale della Dc).

Questo fino a ieri, perché da domani il panorama potrebbe mutare proprio in virtù degli obiettivi che Cuffaro ha dato al suo partito.

E’ in quest’ottica che non mancano gossip e indiscrezioni su avvicinamenti o ingressi in arrivo (o ritorno alla casa madre).  Tra le indiscrezioni c’è quella su Calogero Leanza, giovanissimo deputato regionale Pd figlio dell’ex presidente della Regione Vincenzo che la Dc l’ha “costruita”. Leanza, radicatissimo sul territorio smentisce nettamente: “Non è assolutamente vero e lo dimostro con i fatti tutti i giorni”. 

Un altro nome che si fa, più per suggestione che per presupposti reali, è quello di Luigi Genovese, che da deputato regionale uscente si è candidato con l’Mpa di Lombardo (nonostante il notevole risultato raggiunto in termini di voti è rimasto fuori a favore del leghista Pippo Laccoto, questione finita all’attenzione del Tar). Francantonio Genovese è stato Dc sin da ragazzino (figlio del senatore Luigi e nipote del ministro Nino Gullotti) ed ha seguito tutte le tappe degli ex scudocrociato fino alla fusione della Margherita con i Ds (quando divenne il primo segretario regionale del Pd). Anche in questo caso siamo sul piano dei rumors  senza nessun indizio.

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