Sono 16 le condanne e 9 le assoluzioni al processo, che si svolge con rito ordinario al tribunale di Palermo, scaturito dall’operazione Game over, che mise in risalto un connubio tra mafia e imprenditoria per il controllo soprattutto delle attività collegate ai centri scommesse.
Molto meno pesanti le condanne rispetto alle richieste che erano state avanzate dalla Procura, che superavano i 130 anni.
Il giudice Massimo Corleo ha inflitto 59 anni e 6 mesi complessivi di pene, la più alta per Benedetto “Ninì” Bacchi, imprenditore di 49 anni di Partinico, a cui sono stati inflitti 18 anni: è ritenuto la mente dell’organizzazione che da Partinico si è estesa a Palermo e oltre. Bacchi, secondo l’accusa, aveva in gestione un marchio di centri scommesse e con l’aiuto della mafia avrebbe fatto affari espandendo i suoi interessi. L’imprenditore, attraverso i suoi legali Antonio Ingroia e Antonio Maltese, ha continua a professarsi innocente sostenendo al contrario di essere stato vittima della mafia, taglieggiato e minacciato. La tesi difensiva s’imposta sul fatto che le intercettazioni sarebbero state mal interpretate dalla Procura.
Queste le altre pene inflitte: Francesco Lo Iacono (41 anni) a 4 anni; Maurizio Primavera, Fabio Lo Iacono e Francesco Paolo Pace a 3 anni e 4 mesi ciascuno; Salvatore Ingrasciotta a 3 anni; Antonio Pantisano Trusciglio a 2 anni e 9 mesi; Maicol Di Trapani, Antonio Grigoli e Alessandro Rosario Lizzoli a 2 anni e 8 mesi ciascuno; Diomiro Alessi, Domenico Bacchi, Vito Alessio Di Trapani e Giuseppe Italo Pecoraro a 2 anni ciascuno; Francesco Lo Iacono (45 anni) a un anno e mezzo; infine Francesco Regina a un anno. Sono stati assolti Fabrizio Noto, Agostino Chifari, Maurizio Cossentino, Salvatore Galioto, Francesco Porzio, Vincenzo Lo Curcio, Davide Schembri, Antonio Zicchitella e Giuseppe Grigoli.