Cateno De Luca lancia nuove frecciate a Matteo Renzi e Carlo Calenda e torna ad “agitare” le acque delle trattative politiche per la lunga corsa verso le Europee del 2024. Il leader di Sud chiama Nord fa sapere ai due leader del Terzo Polo di “non essere disposto a fare lo strumento di uno dei due per ammazzare l’altro”.
“Ci sono due amici che io ho definito come i “ladri di Pisa”, politicamente parlando, in modo simpatico – spiega De Luca -. Sto parlando di Renzi e Calenda, che ho incontrato più volte e che, come tutti sanno, sono i fondatori del Terzo Polo ma in realtà da tempo sono protagonisti di liti, scontri, se ne sono detti e continuano a dirsene di tutti i colori. Hanno iniziato percorsi autonomi e a mio avviso sono dei grandi esempi di soggetti politici che hanno “la sindrome di Napoleone”.
“Entrambi si ritengono dei leader di caratura, in grado di affrontare le Europee e superare lo sbarramento del 4%. E con loro due alla fine le discussioni si concentravano nel fare l’accordo singolo per “fottere” l’altro. Mi sono rifiutato di entrare in questo tritacarne e sono sempre più convinto che questi due sono condannati a stare insieme”.
“Neanche gli addetti ai lavori – continua De Luca – capiscono cosa significa questo “centro” con Renzi e Calenda che cercano, con un vano tentativo, di mettere insieme dei pezzi per fare un cartello elettorale. C’è l’esigenza, da parte loro, di cambiare maschera. Ma io ho detto e ripeto che non si può cambiare maschera ad ogni campagna elettorale. Avevo detto chiaramente a questi due che io ero pronto a fare un matrimonio di interessi, a tempo, soprattutto con l’obiettivo di poter lanciare la strategia del nuovo “Regno delle Due Sicilie”. Io sono un autonomista, ormai sempre più indipendentista e parto dal presupposto che il protagonismo dei territori può portare alla chiusura della logica romanocentrica. “Roma ladrona” si può archiviare se i territori diventano protagonisti delle dinamiche politiche nazionali. Abbiamo dato disponibilità a chiunque per allearci per sdoganare il nostro progetto. Ho detto che un accordo, se si fa è, a tempo e serve solo per superare lo sbarramento elettorale e per consentire a Sud chiama Nord di proseguire il suo percorso, senza altre “formule magiche” che non ci interessano”.
De Luca “avverte” i due leader del Terzo Polo: “L’accordo non si fa tra singole persone ma tra identità politiche e l’identità che al momento contraddistingue Renzi e Calenda si chiama Terzo Polo, non si chiama nè Renzi né Calenda. Non mi metto a fare lo strumento di uno per “ammazzare” l’altro. Non sono interessato alle faide e alle logiche di palazzo. Noi viviamo sul territorio e diamo un servizio alle comunità che ci onorano di indicarci come guida. Oppure si entra nell’ottica di uno smottamento all’interno dei partiti tradizionali, che si traduce con la creazione di movimenti territoriali autonomisti in una rete di liste civiche che rappresentano dei territori ben precisi. Ed è la seconda opzione a cui stiamo lavorando. Quindi, chiariamoci, noi non ci svendiamo perché dobbiamo eleggere qualche parlamentare europeo, esistiamo lo stesso e non ce ne facciamo nulla se questo significa rischiare di bruciare il nostro percorso”.