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L'accordo Lega-Mpa

Europee, quando il colpo di scena diventa la solita routine

sabato 7 Ottobre 2023
Raffaele Lombardo

E così, con buona pace dei retroscenisti accaniti, dei giornalisti che amano la zizzania e si lasciano alle spalle trattati interi di politica e di strategia,  di mondi possibili e di paci impossibili, tra Lombardo e la Lega, e tra l’Mpa e pezzi significativi del voto leghista di Catania non c’era nessun problema. O se c’è stato tutto è alle spalle.

L’annuncio dell’accordo elettorale tra Lega e Mpa, strappa al fotofinish la scena alla festa cuffariana di Ribera.

Ripicche amabili tra centristi in cerca d’autore.

 

Cinque anni fa, più o meno di questi tempi in un locale palermitano, tra un crostino e un trionfo di rosticceria mignon, una Giorgia Meloni in versione sbarazzina, allargò le braccia a Roberto Di Mauro e Antonio Scavone, negando con amabile cordialità la candidatura alle Europee di Carmelo Pullara, all’epoca autonomista, tra le fila di FdI nella corsa per Strasburgo e oggi cuffariano graduato nell’Agrigentino.

Erano altri tempi per entrambi i partiti.  Entrambi hanno avuto accelerazioni diverse, piccole e grandi svolte. Ognuno nel proprio ambito di riferimento.

La storia, a quanto pare non si è ripetuta in questa occasione. Stavolta Lombardo non si è fatto pregare e ha chiuso accordi diversi.

Alcuni mesi fa, in piena estate, il progetto “tutti dentro” di una super lista di Forza Italia, aveva incontrato, la garbata approvazione di Di Mauro, ma di sponda effettiva dei lombardiani dentro Fi, in fondo, non se n’è mai parlato più di tanto.

Il “tutti dentro” da un lato e il posto in lista in condominio con altri, rischiano di essere situazioni ad “hoc” più che vere e proprie formule di rito per il prossimo 9 giugno.

Il nome da carta coperta, che in tanti hanno associato alla Lega, più o meno in quota Mpa, potrebbe essere quello di Raffaele Stancanelli, europarlamentare uscente che con Sammartino, Di Mauro, Miccichè e Minardo, fu tra gli artefici della non ricandidatura di Nello Musumeci per un secondo mandato a Palazzo d’Orleans.

Ma, ecco che la coperta dei retroscenisti, torna a essere troppo corta: i leghisti sarebbero talmente in vena di sgarbi da mettere dentro un uscente meloniano in rotta con il suo partito?

Difficile dirlo, poco probabile, e comunque, rischioso.

Da qui alle prossime settimane, comunque, ne sapremo certamente di più.

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