Ancora un importante riconoscimento a Giuseppe Antoci. Dopo il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace si è svolta oggi a Roma, presso la sala Promoteca del Campidoglio, la storica cerimonia di consegna del Premio Nazionale Bandiera Verde Agricoltura 2021, il premio Cia Agricoltori Italiani ai campioni dell’agricoltura.
Un’iniziativa che rinnova, ogni anno, il riconoscimento al ruolo dell’agricoltura e al valore degli imprenditori agricoli, protagonisti in campo e promotori del patrimonio enogastronomico, paesaggistico e ambientale del Paese.
Con il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino, erano presenti le istituzioni locali e nazionali, le aziende agricole, le organizzazioni e gli enti virtuosi premiati nelle 16 categorie, da Agri-young ad Agri-welfare fino ad Agri-innovation.
Tra i riconoscimenti consegnati dalla Cia quest’anno, quello al regista Daniele De Michele, alias “Donpasta” per il film documentario “I Villani” cui è andato il premio sezione Agri-cinema; mentre il Gambero Rosso è l’Agripress-international 2021. Anche il Centro di formazione Professionale Alberghiero di Amatrice è stato assegnatario del premio Agri-school. Tra i premiati speciali “The Circle” azienda di giovanissimi che si distingue da anni per l’innovazione in agricoltura puntando sull’acquaponica e poi il Premio AgriCultura a Giuseppe Antoci ex Presidente del Parco dei Nebrodi, autore del Protocollo Antoci, oggi Legge dello Stato, che ha colpito la mafia dei Pascoli liberando gli agricoltori dalle vessazioni e intimidazioni mafiose legate al percepimento fraudolento dei Fondi Europei per l’Agricoltura. Per questo Antoci è stato vittima di un attentato mafioso dal quale si è salvato grazie all’auto blindata e agli uomini della scorta delle Polizia di Stato che, dopo un conflitto a fuoco, hanno messo in fuga gli attentatori.
“Questo riconoscimento mi riempie di gioia e di orgoglio – dichiara Giuseppe Antoci nel ritirare il premio in Campidoglio. Il premio Bandiera Verde 2021 mi fa sentire forte la vicinanza degli Agricoltori Italiani. E’ proprio per difendere loro che tutto è iniziato, è proprio per tutelare un gruppo di agricoltori che abbiamo affrontato questa battaglia, capendo e scoprendo poi, a poco a poco, che interi territori venivano tenuti sotto scacco dalla criminalità organizzata e dalle mafie, costringendo le brave persone, che con sacrificio ed onestà svolgevano la loro attività agricola, a subire in silenzio la pressione mafiosa che puntava ad accaparrarsi i Fondi Europei per l’Agricoltura” – continua Antoci.
“Oggi in Campidoglio, nel ricevere il premio, mi sono passati per la mente tanti momenti belli ma anche dolorosi. Certe ferite, è vero, non si rimarginano mai, oggi quelle ferite però hanno ricevuto una cura, una medicina, la cura dell’amore e dell’affetto. Di ciò sono grato alla Cia Agricoltori Italiani. Aver rischiato di morire, aver perso la libertà mia e della mia famiglia, avere una vita blindata fatta di preoccupazioni e paure, oggi, in Campidoglio, ha avuto significato e conferma” – ancora Antoci.
“Un giorno, in un centro dell’entroterra siciliano, dove ero andato a visitare i Presepi viventi e mentre passavo per le varie botteghe, mi sono trovato davanti ad un locale dove stavano facendo il formaggio fuso. Un uomo – continua Antoci – alto e magro, intorno ai 70 anni, mi diede un pezzo di formaggio e mi disse: “Grazie Presidente per quello che fa”. Io risposi che non facevo nulla di straordinario ma solamente il mio dovere e lui mi rispose: “Lei pensa, Presidente! Erano 7 anni che non riuscivo a venire a questa manifestazione, 7 anni che non andavo a un funerale, a un matrimonio, a una festa del patrono. Ero costretto, a volte, a dormire in auto perché loro volevano i miei terreni e mi preoccupavo che mi rubassero e danneggiassero tutto per costringermi a darglieli. Avevo tanta paura… Ecco Presidente, oggi io sono qui con lei perché adesso sono loro che hanno paura”.
“A quest’uomo che dedico questo premio – ancora Antoci – a lui e a tutti quegli agricoltori che hanno combattuto senza cedere e ai quali oggi, ricevendo questo prestigioso riconoscimento, dico che vale la pena di aver lottato per loro accettandone con serenità le conseguenze” – conclude Antoci.