Prevenire è sempre meglio che curare, specie se si tratta di contrasto alla violenza. I recenti episodi di delinquenza notturna succedutisi a cadenza quasi regolare nella città di Palermo, hanno raggiunto il culmine con l’omicidio di via Pasquale Calvi del 21 dicembre.
Sin dalla fine dell’estate, nelle aule di Palazzo delle Aquile si discute della possibilità di adottare un regolamento contro la “malamovida”. Certamente, si tratterebbe di un provvedimento che contribuirebbe a osteggiare sul nascere alcune delle concause dell’ondata di violenza che ha investito il capoluogo siciliano.
Il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha dichiarato a tal proposito: “I fatti degli ultimi giorni impongono una rivisitazione del regolamento movida in Consiglio comunale con il prezioso contributo del nuovo comandante dei vigili urbani, del prefetto e delle forze dell’ordine, che, in spirito di apprezzata collaborazione istituzionale, hanno richiesto disponibilità a cooperare per quanto di competenza”
Ma questo non può e non deve essere l’unico strumento utile a tal fine.
Il Daspo urbano
Infatti, sono numerosi gli altri mezzi già disponibili e applicabili. Attraverso il decreto legislativo numero 14/2017 è stato introdotto nell’ordinamento giuridico nazionale il cosiddetto Daspo urbano, che condivide la stessa ratio legis dell’omonimo istituto penalistico utilizzato per il contrasto della violenza negli stadi.
La norma permette all’autorità giudiziaria competente per territorio di inibire l’accesso a determinati luoghi dell’area comunale a quelle persone che si siano rese partecipi di condotte che abbiano leso la sicurezza urbana.
Questo tipo di misure sono riconducibili a due differenti categorie.
La prima tipologia richiede una stretta collaborazione tra il Sindaco ed il Questore, ed è rivolta a quelle persone che con il loro comportamento abbiano impedito la piena fruizione o l’accessibilità di alcuni luoghi della città. In questo caso, infatti, il Sindaco è tenuto ad ordinare l’allontanamento da quei luoghi e ad irrogare una sanzione amministrativa, mentre il Questore, se lo ritiene opportuno, dovrà vietare il futuro accesso in essi.
La seconda categoria, invece, è stata profondamente modificata dal cosiddetto “decreto Willy” (numero 130/2020), adottato dal legislatore nazionale a seguito della tragica uccisione di Willy Monteiro Duarte a Colleferro (RM).
Attraverso questo decreto, infatti, è possibile inibire l’accesso ad alcuni esercizi pubblici o locali anche privati di intrattenimento a quei facinorosi che siano stati già denunciati (e non per forza condannati con sentenza definitiva) per episodi di violenza, spaccio, o in generale di “malamovida” in alcuni locali. In quest’ultima categoria di misure, invece, la scelta sull’adozione del provvedimento è totalmente a discrezione dell’autorità giudiziaria, non coinvolgendo in alcun modo l’amministrazione comunale.
Ancora una volta, quindi, è evidente come l’ordinamento giuridico disponga già di strumenti preventivi ed interdittivi per il contrasto a questa vera e propria piaga sociale.
Prevenzione psicologica
Il fenomeno della malamovida, spesso legato al consumo di alcool e di sostanze stupefacenti, è strettamente connesso ad un disagio relazionale dei giovani. Se, infatti, lo strumento del Daspo è utile nella prevenzione immediata di questo tipo di fenomeni, la cura psicologica risulta essere educativa nel lungo periodo.
L’alcool viene utilizzato da una parte dei giovani come anestetico delle difficoltà emotive, vissute in ambito familiare o amicale. Si beve per emulazione, per sfida o per “sentirsi grandi”, senza pensare all’annebbiamento cognitivo che ne deriva.
Un numero maggiore di programmi educativi nelle scuole o sul luogo di lavoro giocherebbe un ruolo fondamentale nel contrasto della malamovida e dell’abuso di alcool.
Il regolamento comunale
In un ipotetico quadro così congegnato, connotato da tempestività nell’adozione di misure personali preventive e da un sistema educativo efficiente, è possibile allora pensare alla sfera dei provvedimenti comunali.
L’amministrazione palermitana non può certo vantare la virtù della rapidità nell’emissione di provvedimenti di contrasto al fenomeno in questione. Tra litigi interni alla maggioranza ed emendamenti richiesti dall’opposizione, dopo quasi quattro mesi di discussioni e promesse, non si è addivenuti ad un risultato concreto.
Ad ogni modo, il contenuto essenziale del regolamento, consistente nel divieto o nella limitazione nella vendita di alcolici da parte dei locali, oppure nel “coprifuoco musicale” non sono certamente idonei ad azzerare gli episodi di delinquenza e violenza. Essi vanno sempre adottati in stretta ed inscindibile correlazione con gli altri mezzi che già esistono.