Dopo il lavoro di quantità fatto nei giorni scorsi all’Ars per accelerare sull’esame della Finanziaria, si aspetta con attenzione l’8 gennaio, data in cui Sala d’Ercole è chiamata a dare il voto finale. Questo è, infatti, il “timing” stabilito in conferenza dei capigruppo insieme al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Un risultato raggiunto grazie all’approvazione della gran parte degli articoli che la compongono e con la conferma dell’impostazione di fondo data dall’esecutivo regionale al disegno di legge di stabilità.
E’ chiaro che il coinvolgimento di tutte le forze politiche per scongiurare l’esercizio provvisorio è stato fondamentale e nell’attesa di capire i prossimi andamenti e comportamenti dei partiti da qui alla settimana prossima, ci sono esponenti della maggioranza che non nascondano la propria soddisfazione. E i primi ad essere soddisfatti sono i democristiani.
La Dc si è mostrata sin dall’inizio dei lavori nelle commissioni di merito pienamente disponibile nel trovare l’accordo con l’opposizione per tentare di mettere a punto il risultato nel più breve tempo possibile. L’intesa raggiunta con le forze politiche di minoranza ha permesso di approvare celermente le norme contenute nella Finanziaria regionale, lo stesso ritmo che la Democrazia cristiana auspica che sia replicato anche giorno 8 per l’approvazione degli ultimi quattro articoli, tra cui quello che riguarda le riserve ai comuni, giungendo così al voto finale alla manovra.
Un cronoprogramma, quello iniziato il 22 dicembre, che è stato rispettato fino al 28 dicembre. La sintesi messa a punto tra governo regionale e opposizioni è il frutto di un costante dialogo, più volte sollecitato dalla stessa Democrazia cristiana, che ha scavalcato quella rigidità che inizialmente caratterizzava il rapporto tra l’esecutivo – guidato da Renato Schifani – e le medesime opposizioni. Rigidità che non avrebbe dato buoni frutti. Ne è convinto il capogruppo della Dc all’Ars Carmelo Pace. “Non è saltato un solo comma, abbiamo anche evitato il voto segreto avanzato soltanto da Gianfranco Miccichè e che non è stato accolto, mancando il parere favorevole di almeno 7 deputati. Ma perché è stato rispettato l’accordo. La Dc si è impegnata fino alla fine per andare incontro alle esigenze che venivano espresse dai capigruppo di minoranza”.
Una forte fase di interlocuzione con le opposizioni è stata finalizzata a una convergenza di massima che preluda a un voto comune sul maxiemendamento. “Portare avanti la manovra, evitando l’esercizio provvisorio, è un obiettivo che non si raggiungeva da 20 anni. La mediazione con le opposizioni sta portando i suoi frutti, partecipando con delle iniziative territoriali nel maxiemendamento insieme alla maggioranza che la stampa definisce ‘marchette’, ma non è così. E’ giusto che l’opposizione partecipi – sottolinea Pace -, la responsabilità di governo è del centrodestra, tuttavia non si può fare una manovra che escluda tutti gli altri, perché la Sicilia è dei siciliani, fermo restando la distinzione dei ruoli. Il merito è anche del governo Schifani e soprattutto, ci tengo a ribadirlo, del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che ha lavorato affinché si giungesse all’accordo. Si è trattata di un’opera meritoria, perché aver trovato la condivisone delle altre forze di maggioranza ci ha consentito di portare a casa una legge di stabilità, il tutto a garanzia della manovra e rispettando le rappresentanze territoriali. Certo, rinunciare al 31 dicembre per approvare la Finanziaria vuol dire rinunciare ad una parte di somme, ma era un sacrificio necessario per andare avanti”, conclude il deputato all’Ars.
Sterilizzate dunque, senza grandi problemi, le fasi difficile che ci sono state e che hanno riguardato l’impostazione scaturita dall’assessorato all’economia. Il primato del dialogo, ribadiscono dalla Dc, ha prevalso, insieme al buon senso.